All’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Mi) è stato impiantato un cuore artificiale che può essere monitorato a distanza e in tempo reale.
Mediante una consolle, il VAD (ventricular assist device), questo dispositivo trasmette via Internet i dati sul funzionamento della pompa che integra le funzioni del cuore malato e le condizioni del paziente, ma sarà presto disponibile una nuova interfaccia dotata di SIM che trasmetterà i dati in continuo.
Se consideriamo le condizioni precarie in cui lavorano in nostri scienziati a causa della scarsa disponibilità di risorse, c’è da chiedersi quali progressi sarebbero possibili se la ricerca fosse supportata con adeguati investimenti.
Non voglio rimarcare ancora una volta la stupidità della nostra classe politica (i fatti parlano da soli, e poi non è il mio mestiere), ma provare a immaginare come potrebbe evolvere l’interazione uomo-macchina-sistemi informativi, quando sarà il turno della neuroingegneria a sorprenderci con nuovi device (dispositivi) in grado d’interfacciare le funzioni cerebrali. Nel “lontano” 2001 ho scritto un romanzo ( Lo scultore di anime) su questo tema e, nella scheda di presentazione del libro, ho avvertito la necessità di aggiungere questa nota:
“Della prima lettura, ricordo ancora la sensazione di aver scritto una storia di fantascienza. Oggi, trascorsi appena dieci anni e dopo quello che ho letto sulle ultime sperimentazioni di microchip destinati “a esseri umani”, devo ricredermi.”
Non so se esista una “Legge di Moore” per quanto riguarda l’evoluzione scientifica ma temo che non sia lontano il giorno in cui rischieremo di diventare solo “software che cammina”.