Magazine Società
La nostra anomalia
di Norma Rangeri, direttrice de il manifesto
Se i giornali non fossero merce di un monopolio travestito da mercato, ma strumenti di servizio pubblico, probabilmente 50 centesimi, il prezzo speciale di questo manifesto, potrebbe essere replicato ogni giorno, perché l’informazione sarebbe finalmente il prodotto di imprese libere e no-profit. Nel suo piccolo, con la forma della cooperativa di giornalisti e l’utopia di essere comunisti padroni di noi stessi, per quarant’anni abbiamo dimostrato che è possibile un’esperienza alternativa, controcorrente. Ed è questa la sostanza vera della nostra lunga esperienza, la felice anomalia: la libertà di esprimersi senza vincoli di partito o di gruppi industriali è sempre stata la nostra bussola. Il 28 aprile di due anni fa eravamo in edicola al prezzo di oggi e le vendite moltiplicarono per quattro, con un boom di crescita al sud. Vogliamo festeggiare anche questa quarantesima e tempestosa boa con il maggior numero di lettori proponendo un giornale rinnovato. Raddoppia lo spazio del dibattito. Opinioni, rubriche e lettere sono la nostra community di lettori e collaboratori, una comunità attiva, presente nella società e nella sinistra, mai stanca di suggerimenti, critiche e riflessioni su quel che unisce, ma anche su ciò che divide, in tempi così burrascosi. È questo il nostro editore collettivo, la nostra banca etica. Discutere con il lettore-editore è tanto più necessario quando questioni di fondo come la guerra sono considerate la normalità del mondo. Per parlarne insieme vi interpelleremo, vi solleciteremo sui temi brucianti della sinistra, le vostre risposte saranno il cuore delle nuove pagine di community. Oggi cominciamo con l’ossimoro della guerra umanitaria. Naturalmente un giornale deve conoscere a fondo la realtà che racconta. L’inchiesta sociale, da sempre nel nostro codice genetico, sarà un elemento di rinnovato impegno quotidiano. Aiutati dai circoli del manifesto, antenne sparse nel paese, radicate nei territori, fonte di informazione e di proposta. Se questa sera si festeggerà il giornale in Italia e all’estero (da Marghera a Berlino) il merito va ai circoli che ne sono sostenitori e animatori. Convinti come siamo che la crisi della sinistra prima che politica sia crisi culturale, abbiamo ampliato lo spazio delle pagine che affrontano quotidianamente il territorio strategico dell’approfondimento grazie a una larga rete di collaboratori che da sempre si impegnano a indagare l’universo del pensiero critico nel grande mercato dell’immateriale. Commento, approfondimento, proposta: strumenti per tentare di cambiare la sinistra. Se quel che è accaduto ieri ce lo dice la televisione, spiegarne il perché invece è compito nostro. Quarant’anni fa Luigi Pintor, nell’editoriale del primo giorno, rifletteva sulla domanda degli scettici: perché fate un giornale? Sottinteso: e non un partito o una rivista? E replicava che la risposta sarebbe venuta «solo dalla vita stessa di queste quattro pagine». Oggi possiamo dire che la risposta c’è stata, anche se la domanda resta in campo ogni giorno.
Editoriale del 28 aprile 2011.
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