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Oggi parliamo con… Cecile Bertod

Da Gialloecucina

Leggiamo oggi come si racconta Cecile Bertod, autrice tre gli altri di “Il gangster dei miei sogni” e “L’assistente ideale” nell’intervista rilasciata ad Alessandro Noseda.

 

Buongiorno Cecile e grazie per l’invito nella tua cucina! Cosa prepariamo?

Oggi prepareremo i miei famosissimi pasticcini al cocco!

Beh, mentre cuciniamo, ti faccio qualche domanda, o.k.? Mi racconti chi sei e perché leggi e scrivi?

In realtà sono una restauratrice. Trascorro la mia vita girovagando per l’Italia armata di pennelli e scalpelli. Ho trent’anni e la mia base operativa, almeno in questo periodo, è in Molise. Perché leggo? Perché non riesco a farne a meno. E’ una passione iniziata a cinque anni che non mi ha mai abbandonata. Chiesi persino mi si insegnasse a leggere ancor prima di arrivare alle elementari, perché non sopportavo di dover attendere che qualcuno lo facesse per me. Scrivo, invece, perché ci sono persone che la vita la vivono e altri, come me, che la sognano. Di sogni ne ho tantissimi e, per non perderli, li porto su carta. Sono i miei ricordi migliori.

 

Perché hai accettato di accordare un’intervista a Giallo e Cucina? È un Blog che segui?

In realtà no, non lo seguivo. Ho conosciuto uno degli autori del progetto in un altro blog e, dopo aver chiacchierato un po’, è stato così gentile da chiedermi se volessi parlare del mio lavoro sul sito. Sono stata davvero felice di poter partecipare, quindi eccomi qui!

I tuoi romanzi, come nasce l’idea?

Nei modi più svariati. Alcuni vedendo una foto, un film, sentendo una canzone. Altri mi è capitato di sognarli. Non nascondo che a volte sono stati anche creati a tavolino. Avevo esigenze particolari, così mi sono seduta e mi sono messa a pensare, ad inventare ciò di cui avevo bisogno.

Dove scrivi? Hai un luogo prediletto?

In realtà no, ma ho la necessità di essere da sola e di non sentire alcun rumore che possa distrarmi, il che a casa mia è abbastanza difficile.

Carta e penna o direttamente al p.c.?

Carta e penna sarebbe improponibile, mi sarebbe sempre piaciuto usare la macchina da scrivere, ma poi dovrei comunque copiare tutto su computer e non ne vale davvero la pena. Ormai è tutto digitalizzato e non c’è nulla di più veloce di una tastiera. Riesci a scrivere anche interi capitoli in poco tempo e non devi preoccuparti di refusi o di eventuali cambiamenti della trama dell’ultimo minuto. Poco romantico, ma sicuramente pratico.

Preferisci il silenzio o ami musica di sottofondo? Parlaci del tuo lavoro. Quanto rubi alla realtà e quanto è frutto della tua fervida fantasia? Come delinei i personaggi? Segui una scaletta o ti fai guidare dalla storia? Quali sono state le maggiori difficoltà nella stesura del romanzo?

La musica tendo ad evitarla, perché mi condiziona mentre scrivo. Un sottofondo triste rende irrimediabilmente drammatico ciò di cui parlo e via dicendo. All’inizio mi lasciavo guidare dall’impulso. Aprivo il pc ed iniziavo a scrivere quello che mi suggeriva l’istinto in quel momento, però così impiegavo anni per finire un racconto. Questo mi ha spinta a passare ad una scaletta, ma la uso solo come traccia, Molto spesso accade che le idee migliori mi vengano scrivendo.
Di norma prendo ben poco dalla realtà. Per me la scrittura deve essere pura evasione. Ho una fantasia sfrenata e spesso incontenibile. Le idee non mi mancano, poi magari pecco nella realizzazione. Dicono che il primo libro di un autore sia, che sia dichiarato o meno, un’autobiografia perché è più semplice parlare di sé quando si è all’inizio. Il mio primo romanzo, invece, è stato un racconto d’avventura in ambientazione fantasy. Una sorta di calderone zeppo di fate, draghi, stregoni e via dicendo. Forse il problema è che non mi piace parlare di me.

E del rapporto con Editor ed Editore cosa puoi dirci?

Gli Editor a mio avviso in Italia non esistono. Non so bene il perché, ma si limitano a correggere le bozze da refusi ed errori di impaginazione, dimenticando che dovrebbero essere il tramite tra lo scrittore ed i gusti dei lettori. Per quanto possiamo essere affezionati al nostro prodotto, se questo in qualche modo non soddisfa le esigenze del pubblico di riferimento non venderà mai. Io non tollererei mai che qualcuno stravolgesse il mio lavoro, perché a quel punto non sarebbe più mio e allora sulla copertina vorrei il suo di nome, non certo il mio. Può capitare però che ci siano problemi nella gestione dei capitoli e sarebbe davvero importante avere un parere professionale su cosa si potrebbe fare per renderli più scorrevoli, più avvincenti. Fino ad ora, ahimè, non ho incontrato nulla del genere. Per l’editoria in generale, invece, è anche peggio. In Italia puoi essere chiunque, ma senza contatti non pubblichi. Si lamentano delle vendite senza fare un po’ d’analisi di coscienza, chiedendosi il perché. La risposta spesso è nella poca promozione, ma soprattutto nella scelta di titoli che, in realtà, non sono poi così validi. Se sei un esordiente, allora, ancor peggio. Il più delle volte vogliono che sia tu a pagare tutto e non è vero che si tratta solo di case editrici senza scrupoli, perché a me hanno chiesto di pagare anche case editrici serie, addirittura famose. Nessuno vuole investire e, se lo fanno, contano di vendere i tuoi libri a familiari e parenti, così se sei già autopubblicato non ti chiameranno mai perché sanno che questi hanno già una copia del tuo libro sul cassetto. Una realtà davvero triste, perché io ho letto dei libri fantastici tra gli autopubblicati. Ho letto a volte libri migliori di quelli comprati in libreria.

Hai altri progetti in cantiere?

Conquistare il mondo!
Sì, comunque, ho molti progetti. Sono alle prese con un Urban Fantasy e ho nel cassetto un giallo in ambientazione ottocentesca, che spero di ultimare entro al massimo sei mesi. Per ora ho circa sei capitoli del primo e quattro del secondo, ma non posso prevedere… Potrei aver finito domani, oppure essere ancora qui tra due anni. Non sono mai stata costante.

Descriviti come lettrice? Quali libri compri? Hai un genere preferito o spazi a seconda del momento, dello stato d’animo?

I miei generi preferiti sono il rosa, lo storico, il fantasy ed il giallo. Amo Camilleri, Baricco, Calvino e vado in fibrillazione se vedo una copertina di Guareschi. Posso dire però di non avere grandi limiti. Scelgo quello di cui ho bisogno emotivamente in quel momento. Passo tranquillamente da Zafon a mattoni tipo “I fratelli Karamazov” e non è da escludersi vedermi girovagare tra gli scaffali di libri per ragazzi o, addirittura, per bambini. Tutto purché non siano thriller. Non li tollero.

E se devi regalare un libro come scegli?

Facile! Scelgo quelli che vorrei ricevere io. E’ un modo come un altro per sostenere i miei autori preferiti. Ad essere sinceri, però, non regalo mai libri. Ti guardano sempre con la faccia triste quando li ricevono. E’ l’era della tecnologia, noi lettori siamo in via d’estinzione.
Un consiglio ad un esordiente che ha la sua storia nel cassetto e non ha trovato ancora nessun editore interessato a pubblicarla?
Consiglio vivamente di autopubblicarsi. Da un lato è un modo come un altro per farsi conoscere, dall’altro hai la possibilità di ricevere pareri spassionati di chi ha letto il tuo lavoro. Finalmente puoi capire se quello è un obiettivo da perseguire. Inoltre, se ti limiti agli ebook, non costa assolutamente nulla scegliendo le piattaforme giuste ed ottieni spesso una buona visibilità.

Ami la carta o apprezzi anche gli eBook?

Gli ebook sono libri che riesco a leggere in pochissimo, mentre le versioni cartacee mi tolgono un sacco di tempo. Un fenomeno che non ho mai compreso. Il problema è che io “devo” assolutamente avere la versione cartacea. Ogni volta che ho letto l’ebook poi sono dovuta correre in libreria per comprare il libro, così finivo per spendere il doppio di quanto avessi preventivato ed ho iniziato a lasciar perdere. Non è una questione di lettura, ma di possesso. Vado in fibrillazione. Guardo la mia libreria e penso “Ecco, non c’è. L’ho letto ma non c’è!” ed è come se mi avessero tolto un rene.

Ti piace presentare i tuoi libri al pubblico? Una domanda che non ti hanno mai fatto (e a cui avresti voluto rispondere) ed una che t’ha messo in difficoltà?

No, assolutamente no. Io sono un orso bruno asociale ed emotivamente stitico che pretende di essere lasciato nel suo angolino a covare vendetta contro Pamela Anderson. Non ci riesco. Non so mai che dire, mi vergogno, soprattutto mi sento in colpa perché è come se stessi passando per quella con manie di protagonismo che crede realmente di essere definibile una scrittrice con la “s” maiuscola, mentre io mi ritengo al massimo una simpatizzante con un pizzico di fortuna. Domande che mi hanno fatto che mi hanno messa in difficoltà? Mmm… No, non è facile mettermi in difficoltà, perché tutto sommato sono cosciente dei limiti dei miei lavori quindi non mi dà fastidio parlarne. Una volta mi hanno chiesto perché non avessi inserito una scena di sesso descritta nei minimi particolari in un mio libro, preferendo invece una sorta di “dissolvenza strategica”. Ecco, forse quella mi ha davvero messa in difficoltà, perché per natura avrei risposto in maniera molto schietta che non mi piace scrivere cose tipo “E lui cacciò fuori il peperone e lei iniziò ad ululare alla luna”, ma mi sembrava di cattivo gusto. Domande che non mi hanno mai fatto e a cui avrei voluto rispondere non possono esistere. Nessuno vuole farmele, io preferisco che non me le facciano e siamo entrambi felici. Lo so, non è scenico, ma è la realtà.

Oltre alla scrittura, alla lettura e alla cucina, come ami impegnare il tuo tempo?

Suono il piano, litigo con mia nonna, diciamo che litigo in generale ogni volta che trovo occasione. A volte faccio video, oppure mi iscrivo ad un corso inutile come l’uncinetto o la pittura su vetro. Attualmente frequento un corso d’inglese per il commercio, non so bene il perché. A volte non capisco di che parlino neanche in italiano, ma mi diverto lo stesso.

Come consuetudine di Giallo e Cucina, ti chiediamo di chiudere con una ricetta ed una citazione! E grazie ancora dell’invito a pranzo!

Pasticcini al cocco:

Ingredienti:
170 gr di scaglie di cocco ( o farina di cocco, qual dir si voglia)
40 gr di farina
2 uova
200 gr di zucchero

Procedimento
Sbattere uova e zucchero con lo sbattitore elettrico fino a quando il composto non diventa chiaro e spumoso. Lo zucchero si deve essere completamente sciolto. A questo punto inserire tutti gli ingredienti che restano e mischiare, aiutandosi con un cucchiaio o con le mani. Quando è tutto ben amalgamato prendere gli stampini in carta da forno e disporli su una teglia a due a due. Mi raccomando, la misura deve essere piccola, altrimenti non lievitano bene i pasticcini. Inoltre, prima di disporli sulla teglia, allargateli bene con le dita.
Cosa resta ancora da fare? Pochissimo! Prendete un po’ dell’impasto e fate una pallina. Lavoratela con le mani bagnate altrimenti vi si attacca il cocco alle mani e si sfalda. Mettete la pallina nel forno e ripetete fino a quando non finite il composto. Le palline devono riempire e superare appena l’altezza dello stampino da forno. Finito, infornate a 160° per circa 3 quarti d’ora. Mi raccomando, state attenti agli ultimi minuti, sono quelli fondamentali. La superficie deve essere croccante e dorata, l’interno morbido. Basta un secondo di più e si seccano, ma se dovesse accadere non disperate, provate a tenerli , da subito, in una busta chiusa. Di solito il vapore basta a farli tornare più morbidi.
Citazione : I trent’anni sono quella triste età in cui sei troppo giovane per abbandonare i tanga a favore dei mutandoni della nonna, ma troppo vecchia perché ti stiano ancora bene.

Da… ehm.. da me! Si può citare se stessi?



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