Lo scorso mese, abbiamo pubblicato sul blog la recensione del suo libro curata da Alessandro che vi invito a leggere se vi siete persi (oltre che a leggere il libro!).
Andiamo a conoscere chi si “cela” dietro le pagiene di Le anime volano via. Come al solito ringrazio l’Autore per essersi prestato. A voi tutti, buona lettura!
Intervista a Marco Bovo a cura di Alessandro Noseda
Benvenuto a Giallo&Cucina. Un caffé? Un aperitivo?
… sono un logorroico… e sono le 11 e 30, quindi: aperitivo, panino e caffé!
Come di consueto, ti preghiamo di presentarti al pubblico. Chi è e perché scrive Marco Bovo?
… credo, e di questo mi hanno convinto anche le persone che frequento, di essere un creativo. Gli amici addirittura, per sfottermi, mi chiamano l’inventore. Alcuni anni fa ho progettato un sistema rivoluzionario per pescare i siluri… ennesima ambizione di brevetto, e per l’ennesima volta non se n’è fatto nulla. Quando mi sono messo a dipingere ho creato le “Nature Vive”… nel mio sito www.bovo.it si possono anche vedere… assieme ai siluri che ho pescato. A parte le passioni passeggere (come la pesca) quella della lettura è una costante della mia vita. Ho cominciato a scrivere molto presto, scrivere i racconti e fare i temi, a scuola, era l’unica cosa che mi gratificava… anche in termini numerici; in italiano non ho mai preso meno di sette, mentre quando si trattava di fare i conti era un disastro!
Quando e come ha avuto origine la tua passione per la scrittura? E per la cucina?
In prima e seconda elementare ho avuto una maestra dolcissima, si chiamava Marta Bernardi, mi diceva due cose: che scrivevo benissimo e che avevo due mani bellissime. Sembrerà da pazzi ,ma adoravo stare ore e ore a fare le vocali e le consonanti a matita nei quaderni… quei quaderni li ho ancora. Poi ho cambiato scuola e la maestra degli ultimi tre anni si chiamava Minozzi Rita: una “bestia” che fumava due pacchetti di Multifilter al giorno, anche in classe. Urlava come una pazza con quella vociona roca da tabagista. Ci terrorizzava e strappava i nostri quaderni in classe e poi li faceva volare dalla finestra. Però anche lei diceva che avevo una bella calligrafia e una grande capacità descrittiva. Così sono diventato un grafomane, ancora adesso mi tengo a debita distanza dai “supporti elettronici” e ho sempre in tasca un piccolo bloc-notes e una matita. La passione per la cucina me l’ha instillata mia moglie Valeria, lei davanti ai fornelli è una vera artista. Io le gironzolo intorno mentre lei prepara, grattugio il formaggio, preparo la tavola, stappo il vino, mescolo il risotto… tanto per far vedere che faccio qualcosa anch’io! Poi mi siedo e mangio… e apprezzo ovviamente. I suoi piatti che preferisco sono: la pasta col broccolo, il coniglio, il risotto coi funghi e le torte salate… ne fa di speciali.
“Le anime volano via”. Com’è nata l’idea?
Mah, quando lo dico la gente non ci crede. Non avevo assolutamente l’intenzione di scrivere un romanzo, tutto è cominciato casualmente, per dare una valenza positiva a un’immagine terribile su cui mi sono imbattuto navigando in Internet. Volevo cambiare lo sfondo del desktop (si dice così?) al PC al lavoro (non ditelo ai miei superiori ma da casa non posso navigare… col cellulare poi, non scatta nemmeno le foto!) e su Google ho digitato “foto straordinarie”. Pensavo al solito tramonto, o alla foresta amazzonica e mi è apparsa la fotografia con cui Kevin Carter (un fotografo sudafricano a cui ho dedicato il libro) ha vinto il Premio Pulitzer nel 1993. Poi ho letto la storia di quest’uomo (morto suicida alcuni mesi dopo a 33 anni, proprio per colpa di quel suo scatto) e sono partito… il cervello non si fermava più, giorno e notte! Comunque il fotografo con Le anime volano via non c’entra… la sua foto sì.
La storia si svolge per la maggior parte a Cortina. Quale il tuo legame con questa città? Ne hai una conoscenza diretta o hai dovuto documentarti diversamente per rendere tanto credibile l’ambientazione?
Cortina è fantastica, forse mi sembra ancora più bella di quello che è perché non ci sono mai stato per divertirmi ma per lavorare. Negli anni ’80 vendevo la biancheria per la casa della Gabel e ci passavo un giorno al mese. Il mio cliente era la Cooperativa di Cortina… che personaggi giravano tra quegli scaffali, mentre io, poco più che un ragazzino, entravo con le valigie enormi dei campionari per vendere lenzuola, trapunte e asciugamani. Una volta ho conosciuto Marcella Bella, che ridere quella volta, voleva vedere proprio il pezzo di “straccio” che usciva da sotto alla mia cartella di campionario appoggiata sul bancone… mi sono girato e mi sono trovato davanti alla capigliatura italiana più scura e imponente del secolo. Non sono riuscito a trattenermi ed è scoppiata a ridere anche lei! Da piccolo a Cortina ci sono stato un paio di volte perché una coppia di amici dei miei genitori avevano una casetta a San Vito di Cadore, a pochi chilometri.
Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate nella stesura della romanzo?
Direi che le uniche difficoltà sono state mettere insieme tutta una serie di dettagli tecnici per far sì che l’Ispettore Giansanti potesse verosimilmente e gradatamente arrivare a risolvere il caso. Io sono un pignolo e ho letto troppi gialli nei quali le indagini sono poco credibili. Assurde! Le anime volano via (tra le tante) è anche un giallo (dico tra le tante perché è anche un romanzo d’amore, un noir sociale e di denuncia… insomma è stato “catalogato” in forme diverse) e io voluto lasciare di stucco i lettori anche per via della credibilità della soluzione del mistero, anche disseminando lungo il percorso informazioni. Mi sono stancato dei racconti polizieschi nei quali alla fine ti fanno vedere che l’assassino da bambino aveva subito uno choc e per questo si è messo a uccidere… l’aspetto investigativo di questo libro è assolutamente sconcertante, non banale. Direi che l’originalità del movente e il fatto che pian piano il lettore venga messo nella condizione di capire sono disarmanti. Però che fatica far collimare anche dettagli all’apparenza meno significativi! Alla fine tutto torna e ti lascia lì, di sasso, a pensare a particolari letti a metà libro. La cosa che mi ha gratificato di più fra le sensazioni riportatemi dai lettori è proprio che, dopo che hai finito di leggerlo, questo libro, continui a pensarci per giorni e giorni… e dopo un po’ ti viene voglia di rileggerlo.
A chi e perché consiglieresti la lettura del tuo libro?
A tutti, assolutamente a tutti. Lo dico perché ho ricevuto apprezzamenti da persone di tutte le età e da lettori appassionati ai generi più diversi.
Cosa puoi raccontarci a proposito della tua esperienza editoriale?
Beh, la mia esperienza editoriale è assolutamente fantastica. Il Sig. Leone (titolare di Leone Editore S.r.l.) mi ha praticamente inseguito perché (le sue testuali parole di allora) “rapito da questa storia”. La riprova deriva dal fatto che, per pubblicarlo, non mi ha chiesto un euro. E’ un grande personaggio che ha fondato una casa editrice in un paese con pochi lettori e in un momento di crisi nera. Spero che ce la faccia… e spero che noi (cioè i pochi lettori italiani) riusciamo a capire che queste piccole eroiche case editrici a rischio chiusura vanno aiutate acquistando le loro pubblicazioni.
Che tipo di lettore sei? Ci sono degli autori ai quali ti ispiri o che rappresentano per te un modello di riferimento?
Che tipo di lettore sono? Quel tipo che ritiene che, ogni tanto, un romanzo della Mondadori si possa anche evitare!
Hai altri progetti letterari in cantiere?
… ribadisco, sono un pignolo, un perfezionista, e quindi sono molto esigente con me stesso. Se poi ci mettiamo che la mia cara Mamma diceva che sono la persona più sensibile del mondo… Ci ho messo cinque anni a scrivere Le anime volano via e adesso, a cinque anni dall’uscita, ho terminato da poco la stesura del secondo. Non sono di sicuro uno scritture iper-produttivo… ma non mi interessa, m’importa solo di essere convinto di aver scritto una bella storia e di averla scritta bene… l’unica cosa che conta è di avere la certezza che, quando una persona, dopo avermi stretto la mano, rientra a casa da una mia presentazione con una copia del libro, si sia “aggiudicata” qualche ora di lettura altamente gratificante, emozionante. E io adesso sono certo che sia così… perlomeno con Le anime volano via. Del secondo romanzo, che uscirà nel 2014, credo di poter anticipare il titolo (… se così non fosse il Sig. Leone mi perdonerà): Com’era dolce l’inferno.
A tua scelta: lasciaci con una citazione o con una ricetta!
Allora, una citazione (questa l’ho scritta io, per la mia cara Mamma Antonietta, scomparsa tre mesi fa… e lasciandomi qui… distrutto):
“… più grande dell’immenso dolore per averti perduta è solo la gioia d’averti avuta”.
Poi una citazione vera e propria (e cioè d’altri):
“… ma i ricordi non passano mai, stanno con noi, sono molto più forti di noi, più vivi”
(Amedeo Minghi – “I ricordi del cuore”)
… e una ricetta, uno dei pochi piatti che mi riesce benino, rivisitato perché non sarebbe esattamente così:
Pasta con le noci.
Ingredienti: Penne, noci, aglio, olio di oliva, sale, pomodorini ciliegini, rosmarino, olio piccante.
Far rosolare l’aglio nell’olio d’oliva con un pizzico di sale e il rosmarino e, alla fine, mettere alcuni pomodorini tagliati a spicchi. Mentre si cucina la pasta, frantumare le noci e riscaldarle nella padella coi pomodorini solo alcuni istanti. Aggiungere il tutto alla pasta con un goccio di olio piccante o una “grattata” di peperoncino piccante e (in questo caso) un filo di extravergine. Ingredienti a seconda del numero dei “partecipanti” e, mi raccomando, niente formaggio grana. Stappare invece un merlot dei colli euganei o un morellino di scansano.
Attenzione: verrebbe da divorarli, ma la prima digestione avviene in bocca, quindi, masticare un po’!