Intervista/racconto quella proposta oggi da Alessandro Noseda a Roberto Centazzo. Per ulteriori informazioni sull’Autore, visitate il suo sito internet: http://robertocentazzo.altervista.org/biografia.html
Buona lettura!
Roberto Centazzo, è ormai definito da tutti il “poliziotto scrittore”. Si laurea in giurisprudenza e successivamente consegue l’abilitazione all’insegnamento, ma decide sin da subito, che non avrebbe mai il fatto né l’avvocato né l’insegnante. Vuole fare lo scrittore. Di polizieschi. Dopo una lunga ed estenuante gavetta, durata una ventina d’anni, tra i bassifondi dell’editoria in cui ottiene alcuni riconoscimenti letterari si convince sempre più che il giudizio importante sia quello dei lettori.
Nel 2010 dopo varie sperimentazioni partorisce il personaggio di Lorenzo Toccalossi, Procuratore della Repubblica di Savona dando origine a quella che diventerà una fortunata serie: Giudice Toccalossi, indagine all’ombra della Torretta (2010), Toccalossi e il fascicolo del ’44 (2011), Toccalossi e il Boss Cardellino(2012.)
Nel 2013 il passaggio a un grande gruppo editoriale il Gruppo GEMS con il romanzo Signor Giudice, basta un pareggio, pubblicato da TEA e infine, nuovamente per Frilli, Toccalossi cerca casa (2013).
Quando scrivo un libro, dice di sé, so perfettamente quale saranno la prima e l’ultima riga, tutto quello che sta nel mezzo, la trama, i personaggi, lo invento di giorno in giorno, senza mai seguire uno schema. Sono assolutamente certo che così il libro appaia più fresco, più vivace, (il lettore si accorge se l’autore lo sta in qualche modo ingannando, seminando qua e là indizi fasulli). Io mi diverto molto a utilizzare alcuni schemi classici del giallo (in Toccalossi e il boss Cardellino, lo schema del poliziesco anni ’70, in Toccalossi cerca casa, lo schema del giallo classico con tutti i protagonisti riuniti nella stessa abitazione), riempiendo però le pagine di elementi nuovi (il giallo è solo un pretesto per raccontare) e aborrendo i clichè di cui la narrativa gialla è infarcita. Il protagonista, Lorenzo Toccalossi, è un magistrato attratto dai casi umani, ormai noto per la sua disponibilità nei confronti dei derelitti, dei più deboli. Per riassumere in breve il suo modo di agire, di fronte al caso di un pensionato a cui hanno rubato la pensione e a quello dell’arrivo di una nave carica di droga, si occupa sì di quest’ultima, per dovere d’ufficio, riuscendo anche ad arrestare i colpevoli, ma il cuore, l’entusiasmo e tutte le energie le spende per trovare il mariuolo che ha scippato il pensionato. Una ricetta, per concludere? Capita a fagiolo, relativamente a ciò che dicevo prima sui clichè. Ormai è diventata una moda inserire ricette di cucina all’interno dei romanzi (non solo gialli). Quando il protagonista si siede al ristorante, ecco che l’autore ha un ottimo pretesto per riempire senza fatica un bel paio di pagine, enunciano dettagliatamente quello che il suo personaggio mangia e come si prepara quel piatto. Nei romanzi di Toccalossi tutto questo non accade. Toccalossi è un solitario, o meglio, un uomo (non per sua scelta) solo, si accontenta di pasti frugali o di una pizza riscaldata. Anzi, colgo l’occasione per anticipare che questo argomento (le ricette di cucina all’interno di una trama gialla e l’ironia su tale stereotipo) sarà uno dei temi del mio prossimo romanzo, già pronto, in uscita a settembre dal titolo Toccalossi e l’impicciona.
Comunque la ricetta ve la do: frittelle di baccalà. Pastella composta da acqua, uovo e farina, si immerge il baccalà a pezzi nella pastella e si frigge in olio bollente. Un pizzico di sale e …. Buon appetito.