Da piccola sono stata unabambina buona. Tranquilla. Di quelle che non danno problemi. Vivace ma anchesilenziosa. Mi piaceva andare a scuola. Imparare. Studiare. Amavo disegnare etrascorrevo la maggior parte del tempo a giocare con la mia fantasia.
Per uno strano senso di autocommiserazione, spesso immaginavo di essere una principessa sfortunata, inbalia di un destino avverso. Amavo ballare. Adoravo la musica. Quando non eroimpegnata a fare il maschiaccio, a giocare a calcio, ad arrampicarmi dove potevo,ogni tanto per compiacere le mie amiche giocavo a mamma e figlia. Nellamia fantasia mi chiamavo Jessy ed avevo 15 anni. Allora pensavoche 15 anni fosse l’età giusta per impersonare una donna adulta ma pur sempregiovane. Una donna indipendente, audace, una che a quellaetà, a mio avviso, poteva anche avere dei figli!
Quando compii 15 anni miresi conto di non essere diventata come immaginavo, una donna libera edintraprendente. Ero ancora una bambina che però non giocava più con le bambole.Lottavo per la mia indipendenza e con quella che ritenevo un’insulsa età.Combattevo contro i brufoli. Contro i miei sensi di colpa e di inferiorità.Quando ridevo coprivo la bocca con le mani per nascondere l’apparecchio aidenti. Mi nascondevo in larghi maglioni di lana. Mi chiudevo nella miasolitudine di adolescente e piangevo. Uh quanto piangevo! I miei diari segretiin alcuni passi facevano trapelare una tristezza sconcertante. Qualche volta scrivevo poesieche parlavano della morte. Prima di addormentarmi immaginavo spesso di esseresdraiata in un letto d’ospedale per una grave malattia con tutti gli amici ed iparenti intorno a me a piangere perché potessi guarire presto.
Finite le scuole superiorimi segnai all’università ed incominciai a lavorare. Più o meno in quello stessoperiodo iniziò la mia prima grande trasformazione. Io che facevo sempre tuttoquello che mi veniva chiesto. Io che riflettevo perfettamente la figura diWoody Hallen nel film Zelig. Io che avevo bisogno di sentirmi amata,accettata. Io che dovevo assolutamente piacere sempre a tutti. Iosubdolamente incominciai a ribellarmi. Ad imporre finalmente la miapersonalità. Io ero io. Ma ero irrequieta. Scontenta. Affamata di vita edi nuove esperienze. Volevo vedere, toccare, fare, scoprire. E' stato questo ilperiodo più importante della mia vita. Quello in cui ho incominciato a mettermidavvero in discussione. A vangare nel passato. A farmi domande difficili edolorose. E' stato questo il periodo delle crisi di panico. Il periodo dellaspensieratezza di ragazzina e quello della pesantezza dell'essere. Ma ne sonouscita vittoriosa. A testa alta. Ho ucciso i fantasmi del passato. Chiusoalcuni capitoli della mia vita. Iniziato a scrivere quello della mia nuovaesistenza. Non più vittima ma autrice del mio destino!
Poi è arrivato Giacomo.Una relazione stabile, importante. Poi è arrivato un bambino. Poi... eccomiqua!
Oggi compio 32 anni. E seriesco già a scrivere una breve biografia della mia vita significherà purequalcosa! E non intendo necessariamente dire che sto invecchiando! :-)
Oggi... Tanti auguri a me!