Magazine Diario personale
Quando ci arriviamo di solito il sole sta tramontando. E la prima cosa che mi viene in mente è quanto sia più limpido il cielo da quelle parti. Come se ci fosse più aria nell'aria.
C'è il Monviso così a punta che spicca, buio sotto, illuminato in alto. La riconoscerei tra mille quella montagna, così più montagna di tutte quelle intorno a lei.
Di solito mi godo lo spettacolo sapendo che ha un prezzo. Per assistervi vuol dire che staremo dai miei. L'ho già raccontato, spesso sono più felice di partire che ti arrivare. Ma torno sempre, un pò perchè devo, un pò perchè voglio.
Ultimamente non so cosa darei per averli qui con me. I miei intendo.
Le cose vanno così così, Urletta urla, io ho la lacrima facile e l'altro fa il ribelle.
Per quanto io sappia che ce la sto mettendo tutta, che le mamme perfette non esistono, che è normale - porta pazienza - passerà e bla bla bla quando lei urla e io non riesco a calmarla tutto dentro scricchiola un po'.
Eppure Lei è così. Tanto splendida con quegli occhioni spalancati quanto isterica.
Potremmo dire dolcemente complicata per fare la citazione.
Lei piange, o meglio lo ribadisco, urla con le lacrime a volte per ore. Fondamentalmente è stanca ma non riesce a lasciarsi andare. E non direi che sono coliche o altro, lei è semplicemente agitata. E lo dico con cognizione di causa, la osservo tanto, io credo in Tracy Hogg.
Oggi il cielo era azzurro. Ma azzurro azzurro. Come si vede raramente da queste parti.
Di quell'azzurro che mi ricorda Roma, quella Roma che ho vissuto voracemente, incasinata e bella, quasi sempre incorniciata da un cielo così.
Oggi sono nostalgica. Poco da fare.
Sono uscita come sempre troppo tardi rispetto ai miei piani e non ho fatto tutto quello che c'era da fare. Perchè io e Lei non abbiamo orari. Non abbiamo routine. Lei il libro di Tracy Hogg non ha voluto leggerlo.
E spesso si incazza. Non c'è termine migliore. E le mie braccia non le bastano.
E io un pò mi sento inutile.
O sbagliata.
Dipende.
Riposata sono riposata.
Lei di giorno urla e non dorme. Di notte sviene, sfinita. E pure io.
Beh allora, direte voi.
E' che di giorno c'è anche lui. Non proprio tutto il giorno - benedetta scuola - ma abbastanza.
Sembrava stesse reggendo bene il colpo ma cominciano i primi segnali di cedimento. E sono tosti.
Perchè non si ritrova solo una sorellina, ma una sorellina che urla ininterrottamente. E una mamma che non sempre riesce a calmarla.
E' inevitabile che gli manco.
Lui manca da morire a me.
Lui, grande, quando c'è c'è. Specie per Lui, piccolo.
Però basta, non ho altri aiuti.
La suocera al piano di sopra non è invadente, è invisibile.
Mai una volta che mi abbia tenuto la iena per lasciarmi fare una doccia in pace. O che mi abbia preparato la cena per nutrirmi.
Fa la nonna giusto mezz'ora il martedì e il giovedì. Quarantacinque minuti per la precisione. Tempo di andare a prendere l'altro all'allenamento, lavarlo, vestirlo e tornare a casa. Passo da Urletta ad uno spogliatoio di bambini esagitati, madri impazzite, fango e vapore. [Sì ha iniziato calcio. No io non ero d'accordo. Sì rimpiango uno spogliatoio così.]
Ho dovuto chiederglielo.
Io non so chiedere aiuto. Come se dovessi dimostrare forse più a me che agli altri che ce la posso fare, che sono autonoma. E se non chiedo io da queste parti nessuno si offre spontaneamente. E forse è anche per questo che non chiedo. Eh sì, sono pure orgogliosa oltre che pirla.
E dire che la sente urlare un bel pò. Siamo proprio sotto di lei.
Va beh sono partita dal Monviso semplicemente perchè so che se mia madre fosse qui sarebbe diverso. Perchè a lei so chiedere, perchè lei si offre, perchè lei riconosce le difficoltà e so che ci sarebbe, anche se alla fine non siamo mai state tanto in sintonia.Mia madre sa dimostrare di volerci bene, meglio di quanto io lo dimostri a lei.
Ovviamente sarebbe più semplice se lei vivesse qui. Se avesse una casa sua e una vita sua, non ospite fissa in paese straniero come succede quando viene a trovarci.
Oggi va così. Malinconia e nostalgia. E quando mi sento un pò sola penso al Monviso.
Alla sua punta e a quella luce che sembra far finire il mondo lì, contro quel mare di montagne.
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