Magazine Diario personale

Oggi vi racconto una storia…

Da Acomealice @Acomealice

Oggi vi racconto una storia…

Come ho già avuto più volte modo di ribadire, non ho avuto un’ infanzia particolarmente felice…Ho avuto un infanzia un pò così. Ero la classica figlia sfigata, di buona famiglia con i genitori separati che litigavano in continuazione e all’apparenza mantenevano i rapporti per me. Lavoravano sempre, da quando ho memoria, li ho sempre visti uscire presto la mattina e tornare tardi la sera, la mia infanzia è stata una sorta di remake del film Lady Hawk, lei falco di giorno e lui lupo di notte ( faceva il taxista notturno ) e per fortuna non si incontravano quasi mai. Quando succedeva litigavano o se ne dicevano di tutti i colori, che è lo stesso, però continuavano a vivere insieme, per me. Per non farmi soffrire di un’eventuale separazione…   Ero la più sfigata della classe e nessuno mi filava, perchè ero la più alta ( quelle bambine alte e magre e abbastanza bruttine che nelle foto infilano sempre dietro con i maschi, avete presente ? ) avevo un frangione che partiva dal centro della testa e che mia madre mi aveva fatto generosamente tagliare in abbondanza ma così in abbondanza che dietro mi rimanevano tre capelli. Davvero li chiamavo per nome ! L’ho ringraziata fino a quindici per quel taglio meraviglioso… 

Ero l’unica che andava a scuola con il colletto del grembiule inamidato e ricamato con le mie iniziali, ero sfigata perchè abitavo in un bel quartiere di Cologno Monzese, mentre tutti i miei compagni vivevano nelle case popolari. Ero così sfigata che la sera mi arrampicavo sullo sgabello in bagno, dove c’era una finestrella alta, lunga e stretta e con il binocolo di mio padre spiavo le case popolari, sognando di abitare lì e poter giocare insieme a loro, in quei cortili. Sono cresciuta praticamente da sola con una nonna anziana, un gatto e uno sgabello travestito da cicciobello ma questa è un’altra storia.

Facciamo un bel tuffo in avanti nel tempo e dimenticatevi la bambina alta e sfigata, poi sono diventata una vent’enne, sempre alta ma di bell’aspetto, la classica che ” se la tira una cifra ”  ! Dopo la morte di mia nonna e di mio padre, la mamma ed io rimanemmo sole. Lei lavorava ed io studiavo all’Università. I tempi erano cambiati, nel frattempo ci eravamo trasferiti in Piemonte e le cose non erano più così dorate come a Milano. Qui mia madre faceva tre lavori per mantenermi gli studi ed io contribuivo con piccoli lavoretti saltuari, con il risultato di non guadagnare abbastanza e non avere il tempo materiale di studiare. Così in maniera quasi naturale, quello che fino a qualche tempo prima era stato solo un divertimento, concorsi di bellezza locali, sfilate per il centro commerciale del paese, ecc… Si trasformò in un lavoro vero e proprio. Venivo pagata per fare ciò che mi piaceva, indossavo abiti bellissimi, sfilavo e posavo come modella, partecipavo ad eventi meravigliosi e giravo l’Italia in lungo e in largo con il risultato che guadagnavo molto di più e avevo più tempo per studiare.
Avevo trovato il compromesso ideale per studiare, contribuire al bilancio familiare divertirtendomi e guadagnando. Era molto lontana da me l’idea di mettere su famiglia, di sposarmi e ancor meno quella di diventare madre. Inseguivo i miei sogni come una bambina rincorre una farfalla o un aquilone, avevo un lavoro che mi piaceva, e per il quale riuscivo a guadagnare abbastanza da mantenere me e mia madre, che di conseguenza aveva lasciato due dei suoi lavori e conduceva una vita lavorativa normale, era meno stressata e più felice e nei week end mi seguiva in giro per l’Italia. Ero in quella fase della vita in cui finalmente mi divertivo veramente : macchina, tempo libero, shopping, Università, amici. E non ero più sfigata. Evvai !
Con il tempo però il mio lavoro divenne sempre più impegnativo, avevo accettato anche un posto fisso in uno Showroom a Torino. L’Atelier mi impegnava diverse ore al giorno, due volte alla settimana e il fine settimana partivo e raggiungevo la costa adriatica perchè lavoravo per un agenzia della zona. Viaggiavo sempre : treno, auto, aereo…Era diventato tutto troppo impegnativo, non ero più a casa e non riuscivo a frequentare l’Università ne tanto meno dare gli esami che essa mi richiedeva. Mi mancavano mia madre, gli amici e la libertà di decidere del mio tempo libero, ormai praticamente inesistente. Nel frattempo mi arrivò, sempre così, per caso una telefonata, in cui i proprietari di una nota catena di locali delle nostre parti, mi proponevano di entrare a far parte del loro staff e lavorare fissa per loro, come Driver dal venerdì alla domenica, pagandomi davvero molto bene con un contratto che prevedeva orari esclusivamente serali. Questo mi avrebbe permesso di allentare un pò il ritmo, stare maggiormente a casa e riprendere a studiare seriamente.

Poco dopo il mio arrivo, incontrai Federico che lavorava lì già da diverso tempo. E’ stato il classico colpo di fulmine. Alto, moro abbronzato, bellissimo…Non avevo mai visto un ragazzo così e me ne innamorai all’istante. E’stata dura ammetterlo a me stessa c’è voluto del tempo, più di un anno, perchè la mia testa di impegnarsi seriamente non ne voleva proprio sapere… Sapevo che se ascoltavo il mio cuore, nel profondo di me stessa, lui era quello giusto per me, soltanto che era arrivato nel momento sbagliato. Ero ancora troppo giovane e soprattutto volevo divertirmi ancora un pò !
Si è presentato con un gran sorriso, sicuro di se dopo la soffiata di una barista che le aveva riferito che avevo un debole per lui : ” Piacere sono Federico, studio giurisprudenza e ho una Berger ” ” Piacere, sono Lara, studio Scienze Ambientali e non me ne intendo molto di automobili ! ” ” Automobile, ma va io ho una Punto scassata ! ” mi ha risposto lui un pò sorpreso, come se tutto il mondo divesse conoscere una Berger ”

“No, no, la Berger non è una macchina è una malattia, me l’hanno diagnosticata all’età di 13 anni ! ” ” Ah ! ” la mia risposta era vaga non capivo il motivo per cui mi dicesse queste cose al primo appuntamento , era come se mi mettesse in guardia.” E’ una malattia quindi. E tu hai qualche sintomo, me lo dici perchè è contagiosa ? ” Si è messo a ridere nel suo modo che ancora oggi mi incanta ” Ma no figurati è una malattia autoimmune ( per chi non lo sapesse, provocata dallo stesso sistema immunitario dell’organismo ospite ) una nefrite, che mi distrugge i reni lentamente e quando ci sarà riuscita finirò in dialisi ! ” Lo disse con una leggerezza ed una rassegnazione che mi stupì “” E chi se ne frega ! ” Risposi ” Io sono una montata cronica, cammino sempre tre metri sopra al cielo ( non me ne voglia il buon Moccia ) e ne ho viste di tutti i colori, mia nonna e mia mamma sono sempre state malate, da quando sono piccina ricordo che hanno sempre avuto qualcosa e mio padre è mancato per un Ictus, sai cosa mi fa a me la tua Berger ? ” Ridemmo insieme ed eravamo già innamorati, un mese dopo convivevamo, due mesi dopo ancora ci sposavamo in gran segreto in Comune, ricordo ancora la faccia sconvolta di mia madre e dei miei allora praticamente sconosciuti suoceri alla notizia, lo seppero il giorno prima ! Un mese dopo il nostro matrimonio rimasi incinta di Leonardo e mio marito ricevette una proposta di lavoro veramente fantastica per un noto Artista. Una di quelle offerte che ti arrivano solo quando hai un gran cu** ! Pensa te ! Della mia prima gravidanza ho ricordi meravigliosi, Federico sempre in viaggio per l’Italia e anche all’estero seguendo i concerti ed io sempre insieme al lui o quasi. Parigi, Roma, Venezia…
Poi ho cominciato a stancarmi, il pancione diventava sempre più invadente ed io avevo bisogno di maggior riposo, così incominciai ad occuparmi di un’attività che mio suocero aveva avviato da poco e piano piano ne presi la gestione : una casa d’epoca in collina, finemente ristrutturata che ospitava al suo interno un piccolo e delizioso Hotel. Il 28 Novembre nacque Leonardo ed io incominciai a restare in casa sola con il bambino, mia madre nel frattempo si trasferì in Romagna, Federico ero sempre via per lavoro come i miei suoceri che lavoravano anch’essi diverse ore al giorno. Fù in queste interminabili giornate che scoprì la bloggosfera e aprì il mio primo blog. Venti mesi dopo Leonardo ero di nuovo incinta di Beatrice, questa bambina portava un pò di rosa nelle mie lunghe giornate tinte di azzurro con il mio maschietto…Tutto il mio tempo lo dedicavo al mio bambino, all’attività ma anche alla preparazione dei corredini e della casa all’arrivo della bambina. Insomma una mamma serena e felice, innamorata di suo marito e dedita alla casa e alla famiglia…Era quello che avevo sempre sognato. Mi sentivo come quella strafiga della pubblicità del Mulino Bianco, con i suoi due bei bambini nel campo di grano e il marito strafigo pure lui che gli abbraccia da dietro…E il mulino che gira…
Pultroppo come in tutte le più belle favole il lupo cattivo scovò anche noi, ci scovò, quasi ci avesse fiutato perchè profumavamo di buono ( eravamo quelli del Mulino Bianco no ? Sapevamo di biscotti… ) Ma questa era una bestia davvero feroce e senza lasciarci nemmeno il tempo di ringraziare, si portò via la funzionalità renale di Federico nel giro di pochissimi mesi e quindi mentre nasceva Beatrice lui si ammalava gravemente e poco dopo finiva in dialisi come aveva predetto nemmeno tre anni prima…Sono stati tempi molto duri, anni bui, in cui ho creduto persino che morisse, che la malattia me lo portasse via. Ho avuto così tanta paura di perderlo che ho pianto tutte le lacrime che avevo nel cuore. E’ stata una lenta agonia, la sua determinata rassegnazione alla malattia si è trasformata in una involontario rifiuto alla dialisi e quindi invece di stare meglio, peggiorava ad ogni seduta. Entrato in lista trapianto, l’attesa rischiava di schiacciarlo ancor prima di aver ricevuto il rene….Ma questa è una storia che vi ho già raccontato.

Oggi siamo qui. Questo conta. Questo basta…Andiamo avanti e viviamo  !


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