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Ma in realtà "Ogni Maledetto Natale" non ha intenzione di essere né un nuovo "Boris" e né un nuovo concorrente del cinepanettone: nonostante se fossimo obbligati a scegliere per forza uno dei due gruppi, saremmo costretti a collocarlo sicuramente nel secondo. Questa stramba commedia natalizia infatti è assai lontana dai forni di quell'industria schematica e stancante di cui non si riesce più a fare a meno; il che non vuol dire che sia migliore, ma che perlomeno faccia parte di un esperimento invitante, pieno di alti e bassi, a cui ci si affeziona e si finisce per voler bene per tantissimi motivi.
Il sospetto che tuttavia l'intero progetto dovesse esser destinato alla televisione, probabilmente a una mini-serie sperimentale, dove ad ogni puntata era possibile rintracciare - insieme agli stessi attori trasformati da capo a piedi - come la festa del Natale fosse terribile e disturbante, a prescindere dal ceto familiare o da qualsiasi altra condizione, è assai consistente e percorribile. E sorge, più che altro, a causa di quello scollamento percettibile che la pellicola subisce una volta abbandonata la sua prima metà ed entrata nella seconda, dove al posto della famiglia modesta, boscaiola e fuori controllo di Alessandra Mastronardi subentra quella ricca, imprenditrice e spezzettata di Alessandro Cattelan (inaspettatamente bravissimo).
Che il bisogno maggioritario - se non unico - per Ciarrapico, Torre e Vendruscolo fosse allora non quello di affrontare chissà quale argomento, ma semplicemente di ricominciare a giocare coi mostri e riportare in vita la stessa comicità grottesca della loro creatura migliore, è cosa evidente nonché comprensibile. Così come lo è anche la scelta di riprendere gran parte del cast già collaudato e affiatato, per ovviare più facilmente a eventuali problemi in fase di componimento e di gestione della storia. Ciò che guasta un po' i piani e, per forza di cose, fa deragliare uno schema apparentemente vincente, è però il non avere avuto estrema accortezza nel trattamento della love story centrale dedicata ai due protagonisti, la quale oltre ad essere acceleratore e guida della trama doveva fungere soprattutto da nodo inestricabile, attorno a cui far ruotare, senza mai allontanarsi, follia e comicità distruttiva: due armi di distruzione di massa a cui, purtroppo, si permette di prendere il sopravvento, minando contemporaneamente sia ritmo che forza totale della pellicola.
Inutile negare perciò quanto dia fastidio l'amaro in bocca lasciato da un esperimento a cui sarebbe bastato un minimo di attenzione in più per fare in modo di potersi ritenere pienamente riuscito e, di conseguenza, memorabile. Ma di "Ogni Maledetto Natale" invece a rimanere solo dei fulmini, rotture incredibili e scene da antologia, che nella loro disomogeneità tuttavia riescono ad essere senza dubbio più rimarchevoli e dissacranti di moltissime altre commedie similari e magari omogenee.
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