
Ma in realtà "Ogni Maledetto Natale" non ha intenzione di essere né un nuovo "Boris" e né un nuovo concorrente del cinepanettone: nonostante se fossimo obbligati a scegliere per forza uno dei due gruppi, saremmo costretti a collocarlo sicuramente nel secondo. Questa stramba commedia natalizia infatti è assai lontana dai forni di quell'industria schematica e stancante di cui non si riesce più a fare a meno; il che non vuol dire che sia migliore, ma che perlomeno faccia parte di un esperimento invitante, pieno di alti e bassi, a cui ci si affeziona e si finisce per voler bene per tantissimi motivi.
Il sospetto che tuttavia l'intero progetto dovesse esser destinato alla televisione, probabilmente a una mini-serie sperimentale, dove ad ogni puntata era possibile rintracciare - insieme agli stessi attori trasformati da capo a piedi - come la festa del Natale fosse terribile e disturbante, a prescindere dal ceto familiare o da qualsiasi altra condizione, è assai consistente e percorribile. E sorge, più che altro, a causa di quello scollamento percettibile che la pellicola subisce una volta abbandonata la sua prima metà ed entrata nella seconda, dove al posto della famiglia modesta, boscaiola e fuori controllo di Alessandra Mastronardi subentra quella ricca, imprenditrice e spezzettata di Alessandro Cattelan (inaspettatamente bravissimo).

Inutile negare perciò quanto dia fastidio l'amaro in bocca lasciato da un esperimento a cui sarebbe bastato un minimo di attenzione in più per fare in modo di potersi ritenere pienamente riuscito e, di conseguenza, memorabile. Ma di "Ogni Maledetto Natale" invece a rimanere solo dei fulmini, rotture incredibili e scene da antologia, che nella loro disomogeneità tuttavia riescono ad essere senza dubbio più rimarchevoli e dissacranti di moltissime altre commedie similari e magari omogenee.
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