Allora continuo a correre, esausta, fino a quando i triangolini luminosi e intermittenti dell'emicrania con aura non mi si piazzano davanti e mi impediscono di vedere oltre la mia retina. Fino a quando la sera nel letto i pensieri escono dalla mia testa e si infilano nel cuscino, nelle coperte, nel buio e io non riesco più a dormire. E mi arrabbio, e a volte piango, e ciao.
Poi mi fermo. Mi fermo e rifletto. Con i piedi ben fissi nell'asfalto, come un tempo. Mi guardo attorno e mi rendo conto che nella mia corsa non sono stata poi totalmente inerme. Ho sposato l'uomo della mia vita, ho preso una seconda laurea, ho comprato una casa. Mi rendo conto che quella che alcuni hanno definito debolezza, e che invece mia mamma ha sempre amorevolmente chiamato "zucca di legno", mi ha portata fino a qui oggi. E non ho finito. Mi sono solo fermata per prendere il fiato. Mi sono solo fermata per raccogliere i miei sogni. Perché "Prof, gli adulti sognano? Lei sogna?". Caspita, sì. E quando questi sogni sono progetti, obiettivi, li tieni ben stretti a te, li infili nella tasca segreta della giacca, e ricominci a correre.♪♬ La tua fretta - Verdena♪♬