Ogni tanto ripenso a Berlusconi. Per vie indirette, magari, eppure ci ripenso. Ma più di lui – del quale per fortuna ormai non abbiamo quasi più notizie, giusto un trafiletto di sfuggita, anche se comunque quel che veniamo a sapere è sempre troppo rispetto a quello che varrebbe la pena sapere -, più di lui, dicevo, m’interessano quelli che lo votavano, che lo blandivano, che lo acclamavano; quelli che incontravi sempre in qualche forum o blog, subito pronti a dare battaglia e a difendere l’indifendibile, scalando specchi alti come grattacieli, esibendo la loro incapacità di provare vergogna come la conquista di una nuova razza immorale. Dove sono finiti, tutti costoro? Un tempo così gagliardi e rumorosi, adesso flebili, pallidi, poco appariscenti (fatta salva qualche inevitabile e laida eccezione). Il punto è che non sono morti. Non sono veramente spariti dalla circolazione. A parte quelli che sono stati spediti in Parlamento a votare le leggi del Padrone, ne esistono intere falangi infrattate nei Consigli regionali, provinciali, comunali, di quartiere. Nessuno saprebbe dire che cosa facciano, privati del loro unico e solo punto di riferimento, orbati della stella polare che un tempo li guidava spediti allo sfascio del Paese. Adesso stanno lì, occupano senza la minima dignità posizioni di un potere reso inutile dalla loro stessa inettitudine. Forse meditano. Ma cosa meditano? Mai stati capaci di esprimere un pensiero che fosse “proprio”, l’unica cosa che possono fare è attendere. Attendere la comparsa di qualcosa/qualcuno che si avvicini anche solo vagamente all’obbrobrio al quale sono e ci hanno abituati. E una volta individuatolo, lo sosterranno, lo sospingeranno, lo eleggeranno. Maledetti.