Arriva un momento della tua vita in cui…in cui nella tua vita arriva un momento.
Dirlo in questo modo è tanto angosciante e accomodante che la voglia di raccontarlo svanisce nello stesso momento in cui il momento arriva.
Forse perché proprio il termine “momento” rende forte l’idea del carpe diem, dell’attimo sfuggente, del secondo appena trascorso, di tutte quelle cose che cominciano con la “r” come: ronzante rimorso, rodente rimpianto, rampante rancore, rumoroso rompicapo, rarefatta reclusione e – rasente dal ritegno – una vera e propria rottura!
Preferisco la “r” moscia piuttosto che una “r” incisiva, corposa e minata a far frode il tuo lessico nobile e lascivo dinanzi ai più grossi dilemmi shakespeariani della vita.
Se così fosse allora il Teatro dovrebbe cambiar veste, perché con quella “r” conclusiva quasi convulsa, renderebbe il retrogrado concetto di “momento”.
Allora quale sarebbe la scelta da fare? Cambiare il momento, o cambiare il teatro?
Un momento.
Ci stiamo impelagando in enigmatiche ipotesi fuorvianti, a cui è arbitrario porne il senso.
Eppure, lessico vuole, che dopo della “t” l’unica lettera a reggere sia la “r” o tutt’al più le lettere di genere e numero “a/o/i/e”. In questo modo non potremmo – mai e poi mai – avere un teatro senza la sua “r”.
E allora, che si fa?
Sarebbe necessario un trapianto radicale (anche questo con la sua suddetta “r” che rimanda al dolore).
Ma quella “T” del Teatro, così composta ed equilibrata, che sembra reggere il peso di tutto il resto è una “r” istintiva che richiama parole come: tempo, talento, testardo, tornante, turbolente, tarchiato, tentativo, torrido, terribile, tic, toc, tac, tasche, tetto, tappo, tappeto, timpano e tasti. Una “t” che ricorda tanto quel “momento” iniziale così sbrigativo e generalizzante.
Dunque, se questo momento della vita in cui…nella vita arriva un momento, dovesse arrivare a momenti, lo chiamerei proprio così: momento della vita…eccetera, eccetera. E potrei finalmente dire “è arrivato quel momento della mia vita in cui nella vita arriva un momento”, subendo anche gli occhi sgranati e sbigottiti di chi potrebbe anche non capire, ma dopotutto “ognuno col suo momento”, ed esiste un momento per tutti ve lo assicuro, basta saperlo cogliere.
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