Barometri australi, si diceva. L'ex Numero 8 di nazionale (campione alla RWC 2003) e Wasps è lo stesso che prima del Mondiale neozelandese aveva provato a calmare gli animi e le aspettative sul gruppo di Martin Johnson, augurandogli di fare una buona prestazione, ma di attendere il 2015 per scommettere su un'Inghilterra vincente. Ora prova a ragionare sulla scelta di Stuart Lancaster, passato dal grado di caretaker a quello di head coach a tutti gli effetti dopo il bilancio del 6 Nations.
"Lo sanno tutti che il vero barometro sarà l'estate", ha dichiarato, quando la truppa scenderà a far visita ai nuovi Springboks. Il Sud Africa è terra dove "giocare è davvero dura" e quando torneranno in patria sia i giocatori inglesi che lo staff avranno chiari i punti sui quali lavorare.Quanto al fatto che di Lancaster venga ricordata la scarsa esperienza internazionale, risponde che non è solo questione di una persona negli altri livelli del rugby, ma di una serie di fattori e lascia intendere che sarà fondamentale il rapporto tra lui e i suoi collaboratori per proseguire sulla buona strada.
"Merita di continuare nel ruolo che ricopre", ha aggiunto, "senza dubbio".
Tornando a Green, ha lasciato detto: "Nel Sei Nazioni abbiamo sbagliato, ho sbagliato, ma qualcosa iniziava a vedersi. C’era una crescita, un progetto, si iniziava a vedere un gioco. Tutto questo in pochi mesi di lavoro e mi chiedo cosa sarebbe potuta diventare quella squadra, quel gruppo di ragazzi avendo la possibilità di lavorarci per una stagione intera". E in merito al lavoro di Brunel, esprime una considerazione personale: "Io credo che il ct voglia uno staff che sia veramente suo e credo che voglia con lui qualcuno che alleni tutti i giorni, non in maniera spot come invece ti costringe a fare il solo lavoro con la Nazionale".
Sarà per questo che in federazione hanno così tanta voglia di sbolognare staff tecnici in Pro12?