Sappiamo bene che la Nigeria è uno dei Paesi più popolati e anche uno dei più ricchi dell’Africa a causa dei proventi che derivano dai giacimenti di gas e di petrolio della zona del Delta del Niger. Ma esso è, come sempre in questi casi, pure ricco di vistose contraddizioni ( ricchezza nelle mani di pochi loschi e prepotenti trafficanti e/o comunque, e peggio ancora, in quelle delle lobbie politiche dispotiche e in auge al momento).
E poi, negli ultimi anni, teatro di morte continuata ad opera di Boko Haram, la setta islamica fondamentalista, che uccide e produce violenza gratuita nel Nord povero e inerme.
L’altra faccia della Nigeria appunto, quella solitamente poco nota ai più e da cui si emigra alla ricerca di un possibile avvenire più dignitoso.
E, soprattutto, quella ( mi riferisco alla setta di Boko Haram ) che ormai, con eclatanti attentati, mette cristiani e musulmani, che un tempo coabitavano pacificamente, gli uni contro gli altri .E ne rende impossibile la convivenza nei medesimi luoghi.
Quanto è accaduto lo scorso 26 settembre si è verificato, invece, a Ogwashi-Ukwu, che è una cittadina di trentamila abitanti della Nigeria meridionale.
La Nigeria del Delta. Scenario differente per possibilità di vita ma non troppo.
Dove povertà e altre miserie umane non mancano di allignare e produrre i loro frutti amari.
E il contrasto tra le eleganti case di pochi e le abitazioni-baracche di molti all’occhio del visitatore , anche il più distratto, è macroscopico.
Afra Martinelli, una missionaria laica italiana di 78 anni, di provata esperienza e di grande spirito caritativo, originaria della provincia di Brescia, è stata uccisa lì, a colpi di machete alla nuca, per una rapina che era stata commissionata ai danni della struttura, in cui la donna prestava servizio da lunghissimo tempo per conto di un’associazione umanitaria lombarda.
Una struttura d’accoglienza funzionante,quella che la Martinelli dirigeva, con tanto di scuola d’informatica e di collegio, in appoggio alle locali missioni cattoliche.
E nata, per altro, per favorire ragazzi e ragazze nigeriani, impossibilitati, per le distanze esistenti dai loro villaggi alla città, a frequentare la scuola giornalmente.
I ladri probabilmente saranno stati disturbati, una volta scoperti, dalla reazione affatto tenera della donna.
Afra Martinelli, infatti, era una di quelle che non si la lasciava intimidire con facilità.
E non era neanche la prima volta, a detta di chi la conosceva e l’affiancava nel lavoro, che veniva a trovarsi in situazioni incresciose.
Ha vissuto, purtroppo per Lei, umanamente parlando, negli ultimi giorni di vita, una lunga e sofferente agonia per le terribili ferite riportate, confortata, se così si può dire, dal rammarico e dall'affetto sinceri di quanti le erano accanto e l’hanno amata.
Afra Martinelli di certo avrebbe potuto ancora dare tanto alla “sua” Africa e ai suoi ragazzi ma il Signore ha deciso differentemente per lei.
E così, ai piccoli uomini e alle piccole donne, quali noi siamo, non resta che accettare e pregare.
Pregare che i suoi progetti proseguano anche se per mezzo di altre intelligenze, altri cuori di persone ugualmente capaci di guardare lontano.
I martiri cristiani, ieri come oggi, nel mistero imperscrutabile della volontà del Padre, sono talora seme di future “chiamate” , quelle che comunemente chiamiamo vocazioni per il Regno.
Solo che noi lo dimentichiamo.
Come dimentichiamo,spesso, che per il Padre nessuna “vita” è inutile o sprecata.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)