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Oh bella ciao

Creato il 01 luglio 2013 da Pythia

Fin da piccola la canzone del titolo mi ha sempre fatto venire un magone che metà bastava. Certo, il testo non è dei più allegri, trattando di oppressione, guerra e morte. Ma a quattro-cinque anni il Partigiano è assimilabile al Parmigiano, quello da grattugiare sulla pasta, e il resto delle parole rimane, appunto, solo parole.
Anche la melodia vuole la sua parte, avvicinandosi a ritmi da marcia funebre più che a un inno per la libertà.
Lasciatemi anche mettere in dubbio la sanità mentale delle mie amichette più grandi prima, e delle maestre elementari poi, che pretendevano di insegnare a noi più piccini un canto così lugubre. D'accordo, è Storia e pure recente, ma c'è modo e modo.
Eppure non è tutto qui, non mi spiegavo la mia malinconia dilaniante solo per testo o musica, doveva esserci dell'altro. Avevo ragione, ma l'ho scoperto a vent'anni.
Un bel giorno ero a casa della nonna, che teneva mio cugino di pochi mesi per la zia; voleva farlo addormentare e lo ninnava avanti e indietro per la sala canticchiando con voce sommessa e un po' cupa proprio "Oh bella ciao". Subito ho fatto due più due e ho chiesto conferma alla nonna, "la cantavi anche con me?", "Certo!" è stata la risposta.
Allora ho capito il perché del mio struggimento! Io neonata volevo la mamma e invece mi trovavo con la nonna - che mi intratteneva pure con un canto funereo.
Per fortuna sono arrivati i Modena City Ramblers a riabilitare la canzone nella mia memoria traumatizzata, e se pure adesso la ascolto volentieri, certamente non la farò subire ad Apelle.
A lui canto (e conto) gli elefanti: effetto narcolettico assicurato! (Anche per la mamma, ahimè)

Un elefante si dondolava
Sopra il filo di una ragnatela
E ritenendo la cosa interessante
Andò a chiamare un altro elefante...


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