La stagione appena morta – e intanto quella nuova è già nata – ci ha dato un ciclista di 42 anni come vincitore di un Grande Giro. Se lo statunitense Horner pensava di passare alla storia come vincitore più stagionato è meglio che stia bene attento, perché da alcuni anni a questa parte i ‘vecchietti’ del gruppo si sono moltiplicati decisamente. È notizia fresca che il ciclista 39enne Matteo Mauro Tosatto (foto: http://www.iamspecialized.com/members/matteotosatto/) continuerà la sua opera d’italico gregariato a favore di Alberto Contador per altre due stagioni. Ricordiamo l’anno, era l’autunno del 2008, in cui la notizia di Lance Armstrong (allora 37enne) che voleva tornare a correre suscitò enorme scalpore. Poi arrivò Rebellin, che a 38 compiuti anni tornò comunque in sella dopo la squalifica, Jens Voigt che (classe 1971) fino all’estate scorsa andava a cercare fughe impossibili al Tour. Se atleti come Cadel Evans, Ivan Basso, Alessandro Petacchi, avessero corso 15 anni addietro sarebbero già in pantofole. Nella storia ciclistica ci sono stati ‘vecchi’ ciclisti e anche ‘vecchi’ vincitori. Nel ciclismo delle strade bianche non mancavano atleti che, più che ciclisti, si potevano quasi definire degli avventurieri della bicicletta. Ormai l’età media riguardante il ciclismo si sta alzando anche al più alto livello. Il periodo considerato migliore dal punto di vista fisico per un ciclista era quello che si faceva vivo dai 26 ai 31 anni. Nel frattempo sono talvolta arrivati nel gruppo dei talenti precoci che già vincevano molto giovani (Coppi, Merckx, Saronni, Armstrong, Cunego, Sagan), ma hanno rappresentato e rappresentano pochi casi. Ora invece c’è un allungamento dell’età ‘utile alla causa’ che non è più una sorpresa. Stefano Garzelli ha salutato il Giro d’Italia a 40 anni, Luca Paolini (classe ’77) nelle ultime due stagioni era tra i migliori degli italiani sulle sempre vigliacche strade delle Classiche del Nord. Non male per uno sport considerato tra i più usuranti.
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La stagione appena morta – e intanto quella nuova è già nata – ci ha dato un ciclista di 42 anni come vincitore di un Grande Giro. Se lo statunitense Horner pensava di passare alla storia come vincitore più stagionato è meglio che stia bene attento, perché da alcuni anni a questa parte i ‘vecchietti’ del gruppo si sono moltiplicati decisamente. È notizia fresca che il ciclista 39enne Matteo Mauro Tosatto (foto: http://www.iamspecialized.com/members/matteotosatto/) continuerà la sua opera d’italico gregariato a favore di Alberto Contador per altre due stagioni. Ricordiamo l’anno, era l’autunno del 2008, in cui la notizia di Lance Armstrong (allora 37enne) che voleva tornare a correre suscitò enorme scalpore. Poi arrivò Rebellin, che a 38 compiuti anni tornò comunque in sella dopo la squalifica, Jens Voigt che (classe 1971) fino all’estate scorsa andava a cercare fughe impossibili al Tour. Se atleti come Cadel Evans, Ivan Basso, Alessandro Petacchi, avessero corso 15 anni addietro sarebbero già in pantofole. Nella storia ciclistica ci sono stati ‘vecchi’ ciclisti e anche ‘vecchi’ vincitori. Nel ciclismo delle strade bianche non mancavano atleti che, più che ciclisti, si potevano quasi definire degli avventurieri della bicicletta. Ormai l’età media riguardante il ciclismo si sta alzando anche al più alto livello. Il periodo considerato migliore dal punto di vista fisico per un ciclista era quello che si faceva vivo dai 26 ai 31 anni. Nel frattempo sono talvolta arrivati nel gruppo dei talenti precoci che già vincevano molto giovani (Coppi, Merckx, Saronni, Armstrong, Cunego, Sagan), ma hanno rappresentato e rappresentano pochi casi. Ora invece c’è un allungamento dell’età ‘utile alla causa’ che non è più una sorpresa. Stefano Garzelli ha salutato il Giro d’Italia a 40 anni, Luca Paolini (classe ’77) nelle ultime due stagioni era tra i migliori degli italiani sulle sempre vigliacche strade delle Classiche del Nord. Non male per uno sport considerato tra i più usuranti.
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