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2012, USA, colore, 93 minuti Regia: Darren Lynn Bousman Sceneggiatura: Darren Lynn Bousman
Darren Lynn Bousman è uno dei motivi per cui il cinema di genere yankee è così malridotto: una media di un film all’anno, realizzazioni che variano dal mediocre al what the fuck, con una sola piacevole impennata nel divertente Repo! The Genetic Opera, che tuttavia è bene o male creazione totale di Terrance Zdunich, e mai un’occasione in cui si avverta della passione, prima ancora di un minimo di qualità, in un curriculum già tanto corposo quanto inutile.
Per il nuovo The Barrens il discorso è sempre lo stesso blablabla applicabile a tutti i film di Bousman, una svogliata lamentela sulla pochezza della trama, sull’assenza dei personaggi, sulla difficoltà addirittura di riuscire a garantire un qualche appeal horror in un prodotto di genere. Troviamo la solita famiglia spatasciata con la giovincella gothic, il solito viaggio all togheter per rafforzare il legame, il solito branco di teen scherzosi come una pigna nel culo, e il solito, insopportabile, intollerabile, inaccettabile mostro-che-però-forse-è-solo-nella-mente-malata-del-protagonista. Non ci sarebbe quindi altro da aggiungere, in questi fiacchissimi, fiacchissimi novanta minuti dove succede tutto quello che ci si aspetta, senza mai alcun tipo di sorpresa, senza mai neanche un goccio di ironia che possa far trapelare un poco di divertimento in un simile pasticcio.
Il disagio mentale di papà Stephen “Bill Compton” Moyer distrugge progressivamente quello che doveva essere un felice week end in campeggio, perché vede il Diavolo del Jersey dappertutto e mena figli e moglie e fidanzati e pure se stesso, e nonostante il suo comportamento sia terrificante e sospettoso sin dai primi momenti la famiglia lo segue ovunque senza mai dire niente, anche quando decide di piantare la tenda vicino al cadavere di un cane morto e alla tenda distrutta di campeggiatori dispersi. Per il resto è divertente notare come, a differenza di qualsiasi altro horror, in The Barrens i cellulari PRENDONO SEMPRE, anche se sono dispersi in mezzo al bosco più fitto, e soprattutto non si scaricano mai, neanche dopo quattro giorni. Difficile però analizzare qualcos’altro, che si tratti di dialoghi incolori o scelte registiche assai prevedibili, quando anche la meta del film, il soporifero twist finale, è talmente mal gestito (interazioni sbagliate tra i personaggi, sguardi che non sembrano essere direzionati su quello che dovrebbero vedere, comportamenti implausibili da parte di TUTTI) da non dare nemmeno un briciolo di suggestione interrogativa nello spettatore.
Ennesimo, pessimo film di un regista chedevemorire.
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