Smentito clamorosamente Maurizio Belpietro. I funzionari dell’ambasciata americana non hanno tratto le notizie poi trasmesse nei loro report al Dipartimento di Stato dal Fatto, dall’Unità e dalla Repubblica. Gli autori delle soffiate non sono né Marco Travaglio né Massimo Giannini né Conchitina (come affettuosamente Gnazio La Russa chiama il direttore dell’Unità) De Gregorio, le gole profonde sono Gianni Letta e Giampiero Cantoni, non due fedelissimi di Silvio, di più. “Le analisi cliniche di Berlusconi sono un gran casino” anzi, “un disastro completo” ebbe a dire Giampi Cantoni a David Thorne. E monsignor Gianni Letta, se possibile, fu ancora più crudo. Parlando con l’ex ambasciatore repubblicano Spogli, il nunzio apostolico presso il Pdl disse: “Purtroppo Silvio è debole politicamente e fisicamente. Non regge più le notti insonni passate a copulare. Dorme poco, mangia male, scopa tanto (beato lui, nda)”. E le prove del fatto che dorme poco? “Si appisola”, rispose Cantoni. A quel punto all’ambasciatore Thorne si chiarirono improvvisamente le idee. Capì che cosa era successo quando, appena arrivato ad occupare lo stabile di Via Veneto a nome e per conto di Barak Obama, alzò il telefono e chiamò Berlusconi per un primo, informale saluto. Dall’altra parte della cornetta, mentre mr. Thorne, era intento a presentare sommariamente le sue credenziali, sentiva solo un ronzio, una sorta di rumore di sottofondo che in quel momento aveva scambiato per l’effetto di una probabile intercettazione telefonica. Non era nulla di tutto questo Silvio, semplicemente, dormiva. Ma le rivelazioni di Wikileaks vanno oltre e tirano in ballo anche una conversazione che Umberto Bossi (sembra incredibile che conversi ma tanto è), ebbe con l’ambasciatore americano. Bossi disse che dopo l’affaire Noemi, Silvio non si fidava più dei servizi segreti italiani. Secondo lui era in atto un tentativo da parte dei poteri forti di scalzarlo e demolirlo politicamente. E tanto per non farsi mancare nulla, Silvio pensava anche che dietro ad alcune vicissitudini legate agli scandali sessuali dei quali si riteneva una vittima e non il carnefice, ci fosse nientemeno che la criminalità organizzata. Infatti Bossi disse: “Alcuni personaggi facenti capo alla criminalità organizzata hanno probabilmente messo in piedi una trappola per Berlusconi su alcuni scandali sessuali, ma nessuno nega che Berlusconi ha messo volontariamente la testa nel cappio”. Traducendo: “Siccome a Berlusconi piace tantissimo ciulare, se uno gli presenta una ragazza lui se la fa a prescindere dal sapere o meno chi sia”. Ma pensate per un momento se un “complotto” del genere fosse stato messo in atto nei confronti di Romano Prodi, come avrebbe reagito il professore se non fuggendo a gambe levate? Il problema è che tira, tira veramente tanto, troppo, irresistibilmente. Cosa? Pensateci.
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Smentito clamorosamente Maurizio Belpietro. I funzionari dell’ambasciata americana non hanno tratto le notizie poi trasmesse nei loro report al Dipartimento di Stato dal Fatto, dall’Unità e dalla Repubblica. Gli autori delle soffiate non sono né Marco Travaglio né Massimo Giannini né Conchitina (come affettuosamente Gnazio La Russa chiama il direttore dell’Unità) De Gregorio, le gole profonde sono Gianni Letta e Giampiero Cantoni, non due fedelissimi di Silvio, di più. “Le analisi cliniche di Berlusconi sono un gran casino” anzi, “un disastro completo” ebbe a dire Giampi Cantoni a David Thorne. E monsignor Gianni Letta, se possibile, fu ancora più crudo. Parlando con l’ex ambasciatore repubblicano Spogli, il nunzio apostolico presso il Pdl disse: “Purtroppo Silvio è debole politicamente e fisicamente. Non regge più le notti insonni passate a copulare. Dorme poco, mangia male, scopa tanto (beato lui, nda)”. E le prove del fatto che dorme poco? “Si appisola”, rispose Cantoni. A quel punto all’ambasciatore Thorne si chiarirono improvvisamente le idee. Capì che cosa era successo quando, appena arrivato ad occupare lo stabile di Via Veneto a nome e per conto di Barak Obama, alzò il telefono e chiamò Berlusconi per un primo, informale saluto. Dall’altra parte della cornetta, mentre mr. Thorne, era intento a presentare sommariamente le sue credenziali, sentiva solo un ronzio, una sorta di rumore di sottofondo che in quel momento aveva scambiato per l’effetto di una probabile intercettazione telefonica. Non era nulla di tutto questo Silvio, semplicemente, dormiva. Ma le rivelazioni di Wikileaks vanno oltre e tirano in ballo anche una conversazione che Umberto Bossi (sembra incredibile che conversi ma tanto è), ebbe con l’ambasciatore americano. Bossi disse che dopo l’affaire Noemi, Silvio non si fidava più dei servizi segreti italiani. Secondo lui era in atto un tentativo da parte dei poteri forti di scalzarlo e demolirlo politicamente. E tanto per non farsi mancare nulla, Silvio pensava anche che dietro ad alcune vicissitudini legate agli scandali sessuali dei quali si riteneva una vittima e non il carnefice, ci fosse nientemeno che la criminalità organizzata. Infatti Bossi disse: “Alcuni personaggi facenti capo alla criminalità organizzata hanno probabilmente messo in piedi una trappola per Berlusconi su alcuni scandali sessuali, ma nessuno nega che Berlusconi ha messo volontariamente la testa nel cappio”. Traducendo: “Siccome a Berlusconi piace tantissimo ciulare, se uno gli presenta una ragazza lui se la fa a prescindere dal sapere o meno chi sia”. Ma pensate per un momento se un “complotto” del genere fosse stato messo in atto nei confronti di Romano Prodi, come avrebbe reagito il professore se non fuggendo a gambe levate? Il problema è che tira, tira veramente tanto, troppo, irresistibilmente. Cosa? Pensateci.
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