Magazine Attualità

Oidce: libertà religiosa e di espressione ma solo per i cattolici.

Creato il 24 maggio 2013 da Cagliostro @Cagliostro1743

Oidce: libertà religiosa e di espressione ma solo per i cattolici.Nuovo rapporto di Oidce (Observatory on Intolerance and Discrimination against Christians in Europe), la Ong con sede in Austia, sulle presunte discriminazioni che subirebbero i cristiani in Europa.
Per Oidce il diritto alla libertà religiosa non è solo un diritto individuale, ma si applica anche, come un diritto collettivo, alle comunità religiose che comprende tra l’altro il diritto di regolarsi secondo proprie norme.
Il primo capitolo della Ong è dedicato ai limiti imposti da alcuni Stati all’obiezione di coscienza.
Secondo Oidce la «libertà di coscienza permette ad un credente di vivere secondo le esigenze della sua fede, che dà senso alla sua vita. Limitare o negare un individuo il diritto alla libertà di coscienza, priva questo diritto di significato e viola l’autonomia personale come requisito principale della dignità umana».
L’obiezione di coscienza – secondo Oidce – non dovrebbe essere applicata solo su questioni riguardanti le pratiche abortive e la somministrazione della pillola del giorno dopo ma anche per quanto riguarda i matrimoni omosessuali. Infatti la Ong denuncia – tra le altre – che «in diversi Paesi i proprietari di immobili per cerimonie nuziali non sono autorizzati a rifiutare la loro proprietà per coppie omosessuali» perché «la licenza pubblica di svolgere atti di diritto civile in un edificio privato è spesso legata ad accettare le regole del governo, senza possibilità di obiezione di coscienza». Oidce – ad esempio – denuncia il caso belga dove gli ufficiali dello stato civile «non hanno il diritto di fare riferimento alla loro coscienza per rifiutare la registrazione di un matrimonio gay come un atto civile» mentre «i proprietari di luoghi in cui si svolgono cerimonie nozze non possono rifiutare di ospitare matrimoni gay».
Ovviamente se fosse stabilito che un funzionario dello Stato civile possa rifiutarsi di celebrare un matrimonio per una coppia omosessuale o fosse permesso che un proprietario di un locale in cui si svolgono matrimoni possa rifiutarsi di ospitare una coppia gay, non si capisce per quale motivo lo stesso principio di “obiezione di coscienza” non possa essere applicato anche nel caso della celebrazione di un matrimonio eterosessuale o di una coppia cattolica. Non a caso – è opportuno ribadirlo – la stessa Oidce ha sottolineato che «Limitare o negare un individuo il diritto alla libertà di coscienza, priva questo diritto di significato e viola l’autonomia personale come requisito principale della dignità umana». Si può pensare che per la coscienza personale di un singolo individuo non sia plausibile che una coppia eterosessuale o cattolica si debba unire in matrimonio.

Il secondo capitolo è dedicato alla libertà di manifestare il proprio pensiero ed i limiti imposti dalle legislazioni contro quei discorsi che incitino all’odio ed alla violenza. Per Oidce «la libertà di espressione o di parola è uno dei diritti fondamentali di una società democratica (e, ndr) questo include il diritto di fare pubblicamente dichiarazioni anche se possano essere impopolari e sgradevoli». La Ong ricorda che «dichiarazioni impopolari, maleducate, irrispettose o stupide sono protette sotto la libertà di espressione (mentre, ndr) la Corte europea dei diritti dell’uomo parla anche di un “diritto a scioccare”». Oidce considera fondamentale tale libertà di espressione che deve essere esercitata senza vincoli giuridici soprattutto in dichiarazioni che riguardano l’Islam e l’omosessualità.

Molto interessante il terzo capitolo dedicato alle presunte violazioni della libertà di riunione e di associazione. Per Oidce «Per quanto riguarda le manifestazioni di ispirazione cristiana, l’Osservatorio ha recentemente notato crescenti restrizioni. I governi o tribunali, nazionali o locali, stanno discutendo o approvando i cosiddetti “banning miles” intorno a strutture dove si pratica l’aborto. Questo significa che la protesta o la preghiera silenziosa, spesso chiamato “picchettaggio” o “consulenza da marciapiede”, di fronte a tali luoghi è sempre vietato». Ad esempio in Austria manifestanti contrari all’aborto sono stati multati per stalking per «aver cercato di raggiungere le donne che entrano nelle cliniche abortive»: forse Oidce dovrebbe considerare che entrare in contatto con donne che entrano all’interno di una clinica non rientra propriamente nella libertà di riunione e di associazione. La stessa Ong “denuncia” che la libertà di associazione sarebbe stata lesa in Francia dove il dottor Xavier Dor è stato condannato «per aver ostacolato aborti legali»: in Italia questo si configura come reato di interruzione di pubblico servizio così come previsto dall’art. 340 del Codice penale.
Inoltre la libertà di associazione dei cattolici sarebbe lesa come in Germania dove «slogan contro la religione ed immagini sono spesso utilizzate in maniere offensive, come la distruzione pubblica di croci, l’immagine di Gesù come un maiale crocifisso, o slogan come “Siamo qui per ferire i tuoi sentimenti” o “Se Maria avesse avuto un aborto, ci saremmo risparmiati persone come te”». Si può essere d’accordo o meno con tali provocazioni ma non era stata la stessa Oidce a ribadire l’importanza del “diritto a scioccare” così come previsto dalla Corte europea dei diritti dell’uomo? Se vi è un diritto a scioccare, tale diritto deve essere per tutti: cattolici e non.

La parte più interessante del rapporto è dedicata ai “casi esemplari di intolleranza o discriminazione contro i cristiani nel 2012″. La maggior parte di questi “casi esemplari” riguardano espressioni artistiche o del pensiero.
Molto “intollerante” sarebbe la Germania dove lo spettacolo teatrale Golgotha Picnic – a detta di alcuni spettatori cristiani – avrebbe avuto contenuti blasfemi e pornografici. Sempre in Germania il magazine Titanic ha raffigurato papa Ratzinger come una persona incontinente raffigurandolo in un fotomontaggio con una grande macchia di urina mentre impartiva una benedizione. Inoltre all’ingresso di un centro culturale di Kassel sarebbe stata apposta un grande manifesto con una caricatura di Gesù Cristo.
Non si salverebbe neanche il Regno Unito dove Trevor Phillips, presidente della commissione per le Pari opportunità ed i diritti umani, ha paragonato i cristiani che non credono che gli omosessuali dovrebbero essere autorizzati ad adottare bambini ad i musulmani che chiedono l’introduzione dei tribunali della Sharia. Sotto accusa anche il cantante Will Young che ha proposto di mettere in carcere quei prelati che prendono posizioni troppo accese contro il matrimonio omosessuale. Accuse di “intolleranza religiosa” sono espresse anche verso l’associazione dei diritti degli omosessuali Stonewall per aver insignito il cardinale arcivescovo di Edinburgo Keith O’Brien del premio “Bigotto dell’anno” per la sua opposizione al matrimonio omosessuale.
La situazione non sarebbe facile per i cattolici anche in Belgio che sarebbero stati offesi dalla serie tv A tort ou à raison in cui venivano proposti stereotipi negativi sui cattolici: addirittura nel primo episodio della serie si narra di un caso di pedofilia avvenuto in una scuola cattolica. Sempre in Belgio finisce nel mirino di Oidce l’associazione Lgtb Arc en Ciel Wallonie che ha realizzato una serie di t-shirt con contenuti ritenuti offensivi verso i cristiani come “Anche Gesù aveva due papà”, “Maria, prima madre surrogata” e “Dio mi ha fatto gay”.
Non va meglio nella vicina Francia dove una mostra d’arte a Nantes avrebbe urtato la sensibilità dei credenti per la presenza di statue irriverenti e beffarde della Vergine Maria.
Anche nella cattolica Italia la situazione non sarebbe facile e questo a causa del “blasfemo” spettacolo teatrale di Romeo Castellucci e della proiezione al Festival del Cinema di Venezia del film Paradise: Faith in cui si può assistere alla scena di una masturbazione usando un crocifisso.
Molto difficile la vita anche per i cattolici spagnoli che hanno dovuto sopportare l’esposizione fotografica di Bruce LaBruce alla Fresh Gallery di Madrid in cui «mostra intolleranza contro i simboli cristiani, ripropone stereotipi negativi e non tiene conto dei sentimenti dei credenti».
Deve essere veramente difficile essere cristiani in Lituania dove addirittura una catena di pizze usa slogan anti-cristiani aggiungendo il numero satanico “666″ ad una delle proprie scelte del menù e dove il marchio d’abbigliamento Robert Kalinkin ha promosso la sfilata della sua nuova collezione primavera/estate 2013 dal titolo “Gesù Maria” «con manifesti irriverenti a Vilnius che oltrepassano i limiti del buon gusto».
Sotto il j’accuse di Oidce anche la mostra Ecce Homo realizzata in Serbia al Centro per la Decontaminazione Culturale dal fotografo svedese Elisabeth Ohlson in cui Gesù Cristo compare impegnato in orge sessuali.
Non si salva neanche la cantante Madonna che per la sua canzone Girl Gone Wild ha usato le prime parole dell’Atto di dolore. Sicuramente il prossimo anno non si salverà neanche David Bowie e la sua The Next Day.
Qualcuno potrà ritenere eccessivi i casi riportati e considerare tali espressioni artistiche come impopolari, sgradevoli, maleducate, irrispettose, stupide o scioccanti ma dobbiamo ricordare che è stata la stessa Oidce – nel caso di dichiarazioni sull’Islam o l’omosessualità – a ribadire che «la libertà di espressione o di parola è uno dei diritti fondamentali di una società democratica (e, ndr) questo include il diritto di fare pubblicamente dichiarazioni anche se impopolari e sgradevoli possano essere» e che «dichiarazioni impopolari, maleducate, irrispettose o stupide sono protette sotto la libertà di espressione (mentre, ndr) la Corte europea dei diritti dell’uomo parla anche di un “diritto a scioccare”». Se le dichiarazioni contro l’Islam e l’omosessualità non devono avere nessun limite o censura per quale motivo dovrebbero averlo espressioni che riguardano il cristianesimo? Perché è consentito scioccare se si parla di omosessualità ed Islam e non è consentito scioccare se l’argomento è il cristianesimo?

Oidce accusa di “intolleranza religiosa” anche il Green Party britannico in cui è stata proposta l’espulsione per il consigliere Christina Summers che si è espressa contro la posizione del proprio partito a sostegno del matrimonio per le coppie dello stesso sesso. Anche in questo caso la contraddizione di Oidce è evidente: se la libertà religiosa consiste anche – per i gruppi ed associazioni – nel diritto di organizzarsi secondo proprio norme per quale motivo un partito non potrebbe espellere un proprio affiliato che – in base a norme interne – evidentemente è incompatibile con la linea espressa dal gruppo politico a cui appartiene? Per quale motivo un’associazione religiosa avrebbe il diritto di regolarsi con proprie norme mentre lo stesso diritto dovrebbe essere negato ad un’associazione politica?

La situazione per i cattolici sarebbe difficile anche nella cattolicissima Polonia dove «il Consiglio radiotelevisivo nazionale polacco (​​NBC) non ha incluso un importante canale televisivo cattolico nella distribuzione di importanti licenze per il digitale terrestre ma ha accettato reti commerciali piuttosto sconosciute». Difficile sapere se la mancata licenza – in un Paese fortemente cattolico come la Polonia – sia dovuta ad una “discriminazione religiosa” o se ci siano altre motivazioni: per Oidce significa solo ed esclusivamente discriminazione. Ed ovviamente sono degli “intolleranti” anche quei dieci parlamentari del partito PalikotMovement che addirittura «cercano di ottenere la rimozione del crocifisso dal Parlamento Polacco attraverso una causa legale al tribunale amministrativo». Evidentemente l’azione politica e la libertà di esprimere le proprie idee secondo Oidce deve fermarsi se in ballo c’è un crocifisso nonostante la rimozione venga richiesta attraverso una legittima causa legale.

Ovviamente Oidce non poteva non scandalizzarsi per l’esibizione del gruppo punk russo Pussy Riot all’interno della Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca per la loro azione considerata «una blasfemia, un sacrilegio, un insulto ai sentimenti religiosi»: forse un po’ troppo poco per essere condannati a due anni di detenzione da scontare all’interno di un campo di lavoro.

Oidce: libertà religiosa e di espressione ma solo per i cattolici.


Archiviato in:Diritto e diritti, Laicità, News

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :