Inquinamento permanente. Questa è la conclusione della magistratura lucana in merito alle responsabilità della Total Mineraria per lo
scarico illecito dei fanghi tossici derivanti dall’attività estrattiva nella concessione Gorgoglione, tra Corleto Perticara e Gorgoglione.
Una conclusione attesa ben 20 anni dopo i fatti di cronaca e ben 4 anni dopo l’apertura di una tardiva inchiesta del 2008 dalla Procura
di Potenza, per dare, alla fine, una diretta responsabilità dello smaltimento illecito dei fanghi alla Total e non alle altre due
società minerarie entrate nella gestione dell’area a vario titolo. La Ola, Organizzazione lucana, ha più volte denunciato in questi anni sia
il ritardo di indagini penali, sia i silenzi della regione Basilicata e sia la condizione di inquinamento dei due siti interessati dallo
sversamento illecito dei fanghi tossici petroliferi.
L’ultima denuncia della Ola risale a pochi mesi fa quando ha
documentato anche fotograficamente che le due aree inquinate hanno
tranquillamente potuto inquinare tutto il sottostante crinale. Il
quale ampio e vasto crinale, in forte pendenza rispetto alla sommità
dei siti inquinati, in questi anni è stato coltivato a grano con
successivo pascolo post trebbiatura. Un delitto perpetuato per 20
anni. Venti anni senza che tutta l’area – e non solo i due siti dello
sversamento illecito – venisse sequestrata, venti anni in cui è morto
di tumore il proprietario di uno dei fondi inquinati, alcuni
proprietari dei fondi vicini o venti anni in cui si sono gravemente
ammalati alcuni abitanti dell’area, come la padrona di casa di una
famiglia che abita più a valle del secondo campo inquinato.
La magistratura non ha potuto accertare il nesso tra le malattie di
tumore e l’inquinamento permanente determinato dallo sversamento dei
fanghi, e questo, al di là delle ragioni e delle motivazioni, per la
Ola, solleva una vecchia e incresciosa questione che rende la Regione
Basilicata responsabile di qualsiasi nefandezza legata a patologie
riconducibili alle condizioni ambientali. Perché la Regione Basilicata
non ha ancora un registro dei tumori né predispone indagini
epidemiologiche e perché è dal 1997 che vanta di aver strappato
all’Eni un “Osservatorio ambientale” che finora non ha osservato
nemmeno se stesso.
La Ola, inoltre, denuncia che su questa incresciosa e grave questione,
oltre alla latitanza operativa di anni della Regione Basilicata, la
stessa Regione non ha né commentato le conclusioni della magistratura
lucana né fatto nulla per evitare che l’inquinamento dei due siti si
propagasse all’area circostante, mettendo a rischio la salute di molte
persone e animali di Corleto e Gorgoglione.
La Ola chiede adesso che la Regione:
1 – renda nota le procedure di chi e di come verrà fatta la bonifica
di tutta l’area;
2 – predisponga gli accertamenti di fin dove in questi anni, con le
piogge succedutesi, si è potuto spingere l’inquinamento dell’area;
3 – chieda i risarcimenti alla Total;
4 – annulli alla multinazionale francese la concessione Gorgoglione,
il progetto Tempa Rossa e Tempa la Petrosa per manifesto inquinamento
permanente di una zona della Basilicata e per essere implicata anche
in un grave caso di corruzione sempre per la concessione Gorgoglione e
il Progetto Tempa Rossa.