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Oleandro bianco - Janet Fitch

Creato il 11 gennaio 2011 da Martatraverso
Oleandro bianco - Janet FitchTra i miei amori più grandi c'è il confrontare un libro e il film che ne viene tratto (dato che quasi mai avviene il contrario). Di solito vince chi è arrivato prima, il film mi delude perché mancano particolari che avevo trovato nel libro, oppure il libro mi delude perché meno cinematografico nella narrazione.
A volte però c'è un sostanziale pareggio, perché qualità e qualità si fondono insieme e si completano. White oleander è questo. Fatico a usare il titolo italiano, perché ho letto il libro diversi anni dopo aver visto il film (che in Italia ha mantenuto il titolo originale). Ho immaginato Michelle Pfeiffer così eterea nella sua malefica poesia, ho visualizzato Alison Lohman nelle sue mille facce, le valigie che rappresentano il suo museo di vita, Robin Wright in abito rosa shocking e Renée Zellweger che si suicida con un barattolo di pillole. Ho scoperto personaggi nuovi, che il film non ha contenuto, ma che regalano alla storia maggiore intensità.
Neanche di fronte alle prove più dure o al dolore più estremo, Astrid smette di essere mammona. Non smette mai di essere artista. Prova amore per la madre che l'ha abbandonata, il padre che non l'ha cercata, Starr che ha cercato di spararle, Paul che la costringe a una vita di stenti, Ron che l'abbandona, Rena che la tramuta in merce da bancarella. Sfinisce allo stremo i cinque sensi, lacrime e cicatrici. Osserva il mondo fino a ricattarlo. Accetta di non avere una casa per trovare in cambio se stessa. Il suo corpo è merce, così come la sua anima: a nessuno o quasi è permesso di toccarli. L'arte è tutto ciò che la rende viva.

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