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Olga Kern e gli Stuttgarter Philharmoniker

Creato il 28 gennaio 2015 da Gianguido Mussomeli @mozart200657

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Le proposte concertistiche insolite sono una bella cosa, ma ogni tanto è piacevole assistere a una serata di repertorio popolare. Con questo spirito sono andato ad ascoltare il secondo appuntamento del ciclo “Terzett” degli Stuttgarter Philharmoniker, diretto da Daniel Raiskin e dedicato interamente a musiche di Tschaikowsky. Una serata che aveva il principale motivo di interesse nella presenza come solista di Olga Kern, trentanovenne pianista moscovita formatasi in patria e poi perfezionatasi in Italia con Boris Petrushansky all’ Accademia di Imola, impostasi all’ attenzione internazionale nel 2001 con la vittoria  nella undicesima edizione della prestigiosa Van Cliburn International Piano Competition. Da allora Olga Kern ha svolto una carriera di primo piano, che l’ ha portata a suonare in tutte le sale concertistiche più importanti e con molte tra le migliori orchestre del mondo. Avevo ascoltato la pianista russa per la prima volta qui a Stuttgart nel novembre 2006, quando eseguì il Terzo Concerto di Beethoven con la Tschechische Philharmonie. Mi era sembrata una strumentista indubbiamente di altissimo livello ma forse non ancora in possesso di una personalità pienamente maturata. Ero quindi piuttosto curioso di risentirla alle prese con un brano di virtuosismo spettacolare come il Primo Concerto op. 23 di Tschaikowsky, una partitura che richiede mezzi tecnici di prim’ ordine e soprattutto la capacità di non scadere nell’ esibizionismo e di evitare la retorica.

Dopo più di otto anni, il giudizio sulla tecnica può essere tranquillamente confermato. Olga Kern possiede un controllo strumentale davvero di alto livello, sorretto da una tecnica solida e sicura. Il suono è timbrato, potente senza traccia di forzature e la capacità di controllare la dinamica è assolutamente impeccabile. La virtuosa russa è senz’ altro molto maturata dal punto di vista interpretativo e il suo fraseggio dimostra una personalità spiccata, senza esagerazioni o gigionate gratuite. Dal punto di vista interpretativo, la Kern ha dimostrato di possedere un gusto sorvegliato e una grande capacità comunicativa. In poche parole, il tipico pianismo di scuola russa nell’ accezione migliore del termine, possente e aggressivo nel virtuosismo ma anche ricco di sfumature e colori raffinati. Ne è risultata un’ esecuzione con il giusto grado di carica spettacolare, soprattutto nei difficili passi di ottave del primo movimento, intensa e trascinante anche grazie al sostegno strumentale di Daniel Raiskin che ha assecondato la solista in maniera eccellente. Olga Kern, a giudicare da questa prova, è sicuramente una virtuosa che ha molto da dire in questo tipo di repertorio; sarebbe molto interessante ascoltarla in Scriabin, Prokofiev oppure in Rachmaninov, del quale la pianista russa ha eseguito splendidamente come bis un Momento Musicale che ha messo il sigillo definitivo a una prestazione salutata con applausi intensissimi dal pubblico di una Liederhalle gremita fino agli ultimi posti.

Nella seconda parte Daniel Raiskin, che aveva aperto la serata con una bella ed elegante lettura della Polonaise dal terzo atto di Eugene Onegin, ha presentato la Sinfonia N° 1 in sol minore op. 13, intitolata da Tschaikowsky Zimnie grjozy (Sogni d’ inverno) composta tra il 1866 e il 1868 e revisionata sei anni più tardi. È una partitura che mostra in più occasioni una certa immaturità di concezione complessiva ma che possiede una carica melodica molto accattivante in parecchi punti, soprattutto nel secondo movimento e nel Finale in cui il motivo dell’ introduzione è combinato con una serie di citazioni da canzoni popolari, con un effetto molto piacevole all’ ascolto. Daniel Raiskin, direttore di ottima preparazione tecnica che già avevo ascoltato con gli Stuttgarter Philharmoniker in una serata di musiche russe, ne ha dato un’ interpretazione stilisticamente assai appropriata, con un bel senso del cantabile e una notevole spontaneità espositiva. L’ orchestra ha suonato molto bene, con un suono compatto e ben equilibrato che ha realizzato in modo impeccabile tutte le indicazioni della bacchetta. Una bella esecuzione, molto applaudita dagli spettatori.



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