La questione dell'olio di palma è diventato un tema di grande attualità. In particolare dal dicembre 2014 quando l'Unione Europea ha obbligato i produttori ad indicarlo (prima si parlava genericamente di grassi vegetali) sulle etichette. Si parla della sua pericolosità per l'ambiente e per l'uomo. Non è mia intenzione avventurarmi in una discussione relativa agli effetti degli olii vegetali saturi non idrogenati (tale è l'olio di palma) sulla salute umana oppure sulla distruzione delle foreste del pianeta per far posto alle piantagioni di palma da olio. Mi limiterò invece al alcune, semplici, questioni storiche che coinvolgono l'Africa.In primo luogo bisogna dire che la pianta da cui si ricava la quasi totalità dell'olio di palma è originaria dell'Africa. In particolare la Elaeis guinnensis esisteva ed era poi coltivata in tutto l'arco di costa che dal Senegal arriva fino all'Angola (passando appunto per il golfo di Guinea, da cui il nome botanico). In tutta l'Africa Occidentale l'olio di palma è usato per scopi alimentari da secoli. In alcune zone è chiamato dendè. Si tratta di un olio alimentare (e non solo) facilmente ottenibile per spremitura dei semi (che ne contengono circa il 40-50% del loro peso), economico, saporito e che si presta anche alla cottura. E' un olio di colore rosso che allo stato grezzo e a temperatura ambiente è quasi solido.Proprio dall'Africa Occidentale gli inglesi esportarono l'olio in Europa, ma non per l'uso alimentare, bensì per quello di lubrificante meccanico e successivamente per utilizzarlo nella cosmesi (saponi). La storia dell'olio di palma ha sempre visto un suo uso in ambienti molto differenti tra loro da quello alimentare a quello cosmetico, da quello industriale e quello dei carburanti. Proprio ieri un amico mi raccontava di una nave che aveva scaricato metà del suo contenuto in olio di palma in un porto dell'Adriatico per una nota azienda produttrice di cioccolata e poche ore dopo, in un altro, porto l'altra metà del carico per farlo diventare biodiesel.Fu proprio alla fine del 1800 (esattamente nel 1848) che gli olandesi e successivamente gli inglesi (nel 1910) esportarono la palma da olio africana nell'attuale Indonesia e in Malesia. Oggi Indonesia e Malesia con circa 53 milioni di tonnellate (33 in Indonesia) di olio di palma prodotto (circa l'84% della produzione mondiale) sono i leader esportatori di questo prezioso olio. Dietro di loro Thailandia, Colombia e Nigeria. In Africa in particolare, aumentono le produzioni in Costa d'Avorio, Uganda e Camerun (dove sono iniziati i problemi relativo alla deforestazione).
L'Indonesia dal 2000 al 2013 ha triplicato le aree di coltivazione della palma da olio, distruggendo l'equivalente in foresta.Il motivo di tanta popolarità dell'olio di palma è presto detto. Costa poco. Il basso costo (circa 4 volte meno il costo per ettaro rispetto a qualsiasi altro olio vegetale) e la quasi totale meccanizzazione della lavorazione, lo rendono un prodotto estremamente competitivo. La palma è una pianta che vive circa 50 anni e già dopo 2 anni e mezzo arriva a produrre. La sua massima produzione è tra i 20 e i 30 anni di vita.
Poichè è del tutto evidente che delle foreste del pianeta a pochi importa (purtroppo) si è visto che nella nostra società, sotto alcuni versi malata, funziona maggiormente lo spauracchio dannosità per la salute. L'olio si palma si comporta da un punto di vista alimentare più similmente ai grassi di origine animale (quello delle carni o del latte). Se qualcosa dunque cambierà nell'utilizzo massiccio dell'olio di palma lo si dovrà più alla paura del colesterolo che alla salvaguardia dell'ambiente, delle foreste e dei suoi abitanti!
Il sito salviamo la foresta