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Olof Palme (1927 – 1986)

Creato il 28 febbraio 2012 da Marvigar4

Olof Palme

Olof Palme Memorial plaque

Olof Palme (1927 – 1986)

 

   Alle 23.30 del 28 febbraio 1986, nella centrale via Sveavägen a Stoccolma, Sven Olof Joachim Palme fu raggiunto da un colpo di rivoltella. Olof Palme non era un cittadino qualunque, era il primo ministro svedese e presidente del Sveriges Socialdemokratiska Arbetareparti (Partito Socialdemocratico Svedese), ma viaggiava senza scorta, senza auto blu e viveva la vita di tutti i suoi concittadini. Quella sera fatale Palme stava rientrando a casa dopo esser stato al cinema con la moglie Lisbeth, un uomo con giacca a vento, occhiali scuri e berretto con paraorecchie gli si avvicinò ed esplose due colpi alla sua schiena, uno dei quali raggiunse la moglie… La morte del primo ministro svedese venne annunciata alle 00.06 del 1° marzo…

   Sono passati ventisei anni dalla morte di Palme e ancora non sappiamo chi sia stato a commettere l’omicidio, nemmeno l’arma del delitto è stata mai ritrovata. Un mistero che si è infittito nel corso degli anni con varie ipotesi, alcune davvero inquietanti. All’inizio fu accusato un pregiudicato svedese, dedito all’alcol, Christer Petterson, ma la sentenza che lo aveva condannato all’ergastolo fu ribaltata nel 1989 per mancanza di prove. Si seguì la pista neonazista, senza alcun riscontro. Nell’aprile del 1990 il quotidiano svedese “Dagens Nyheter” pubblicò un articolo in cui sosteneva che tre giorni prima dell’assassinio di Palme il Gran Maestro della loggia P2 Licio Gelli aveva spedito questo telegramma a Philip Guarino, un agente della CIA: “dite al vostro amico che l’albero svedese sarà abbattuto”. L’inchiesta del giornalista RAI Ennio Remondino arrivò a coinvolgere un ex agente americano, Dick Brenneke, il quale in un’intervista confermò il telegramma e dichiarò che la CIA finanziava la P2 per contrabbandare armi e droga e per destabilizzare il paese. La RAI fu denunciata da Licio Gelli, l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga protestò mandando una lettera al presidente del Consiglio Giulio Andreotti, il direttore del TG1 Nuccio Fava fu licenziato e Remondino vide la sua carriera compromessa. Lo scandalo non portò a nulla, in seguito spuntarono nuove tesi per l’omicidio Palme, tra cui la pista curda (favorita dal Kgb) e poi, nel 1996, la pista sudafricana: in una seduta della “Commissione per la verità e la giustizia” Eugene de Kock, un ex funzionario della polizia sudafricana, sostenne che Craig Williamson, agente dello spionaggio del suo paese, aveva ucciso Palme all’interno dell’ Operation Longreach per punire il primo ministro svedese per la sua pubblica battaglia antiapartheid. Anche questa tesi non è stata suffragata.

   La morte di Olof Palme fu l’inizio della crisi dello stato sociale svedese, ma anche la perdita di una voce indipendente che all’epoca si batteva contro i soprusi di Stati Uniti e Unione Sovietica. Già primo ministro dal 1969 al 1976, Palme fu l’unico nell’Europa occidentale ad opporsi alla guerra in Vietnam, a denunciare aspramente la politica dell’apartheid in Sud Africa e le complicità dei paesi “democratici”, a chiedere la fine della proliferazione delle armi nucleari. La sua morte è ancora senza un mandante e un colpevole, ma resta forte la sensazione che l’eliminazione di un personaggio assai scomodo sia stata per alcuni un sollievo (amministrazione Reagan in primis).

© Marco Vignolo Gargini



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