Ogni giorno, per andare a scuola, devo passare almeno un'ora sui mezzi pubblici...Un'ora in cui posso lasciar libera la mia immaginazione. In effetti, a undici anni, immaginarsi sciocchezze è una vera e propria arte. PEPE
In Breve
Pepeto è un ragazzino di 11 anni e, come tanti a quell'età, vuole sentire i petardi far bum e vederne le scintille. Un giorno, senza averci pensato tanto, si fa coraggio: entra in un negozio e li compra.
Una volta a casa scappa in camera: le mamme, si sa, hanno occhi e orecchie dappertutto. Qualcosa però cattura la sua attenzione...il piccolo Gesù nell'anticamera si muove! Affascinato Pepe si avvicina e nel tentativo di afferrarlo finisce oltre il muro.
Oltre il muro Pepe trova non solo un mondo ma tanti mondi, popolati da personaggi misteriosi e fantastici. Il ragazzino, nel tentativo di tornare a casa, attraversa il muro più e più volte, incontrando enigmatici signori con l'impermeabile, ragazze innamorate, uomini crudeli, animali selvaggi.
Nel lungo viaggio verso casa Pepe perde più volte la strada, inciampa ma si rialza sempre perché in un mondo senza logica la prima cosa per imparare a sopravvivere è contare su se stessi, esserci sempre.
Oltre il muro, Pierre Paquet & Tony Sandoval, Tunué, 2012
Oltre il muro, Pierre Paquet & Tony Sandoval, Tunué, 2012
A undici l'immaginazione ha una potenza straordinaria. Non si è più bambini, non si è adulti e non si è ancora ragazzi. Pepe è un ragazzino, che immagina e sogna fantasie che possiedono l'innocenza dell'infanzia, ma che sono anche mischiate alle paure dei grandi.Crescere è un processo complesso, per alcuni possono volerci anni, tante esperienze, tante storie, per altri basta una notte, un attimo, un sogno. Per Pepe è dura all'inizio, perso in un mondo che non conosce, dove tutto è diverso da come appare e gli ricordano che lui in fondo è solo un bambino. Anche a noi qualche volta in passato è successa la stessa cosa: prendere consapevolezza di essere piccoli, piccolissimi. Eppure proprio per questo i bambini sono straordinari, perché a questa presa di coscienza si ribellano e ci provano lo stesso: dopo lo sgomento iniziale viene il coraggio. E questa spinta tipica dell'infanzia porta Pepe a scoprire quel suo mondo fantastico interiore, meraviglioso e terribile allo stesso tempo. Perché Pepe non è più un bambino, è nel mezzo.
Quando si è bambini il mondo degli adulti appare lontano e ingarbugliato, ma quando ti avvicini ne intravedi le storture, la crudeltà, il dolore. E prima che ce ne rendiamo conto, anche noi, come Pepe, perdiamo l'innocenza e diventiamo colpevoli.
Alla fine del sogno Pepe è disperato, con una sola, incrollabile e amara certezza: non possiamo essere salvati. Il tempo non può essere fermato: un attimo prima sei un bambino, quello dopo un adulto. Dobbiamo imparare da soli a convivere con le nostre paure, i nostri ricordi.
La storia è raccontata da Pierre Paquet e illustrata da Tony Sandoval.
Non è sempre semplice seguire il filo della storia. Più volte il lettore, assieme a Pepe, si perde tra i vari mondi oltre-il-muro perché non sa dove effettivamente l'autore ci voglia portare. Il sogno è confuso, abbozzato, così anche la narrazione, e diventa difficile capirne il significato prima delle ultime pagine. Credo che sia un po' troppo visionario e metaforico per un ragazzo, io stessa ho dovuto leggere la storia più volte. Eppure anche se alla comprensione della storia in sé si arriva solo alla fine, ci sono alcuni episodi ugualmente apprezzabili e godibili, come la storia dei due innamorati, in attesa uno dell'altra in due posti diversi.
Un elemento che potrebbe spingere un ragazzino ad avvicinarsi a questo albo è indubbiamente il disegno di Tony Sandoval, che a tratti, come la storia, è chiaro, colorato e morbido, a tratti oscuro, grottesco, astratto. E' proprio il disegno di Sandoval ad avermi spinta a questo albo, collocato in una collana che gli rende certamente giustizia, i Tipitondi di Tunué.