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“Oltre l’esilio” di J. L. Bourne

Creato il 04 settembre 2013 da Sulromanzo
Autore: Jacopo MarianiMer, 04/09/2013 - 11:30 Avevo lasciato in sospeso il mio giudizio sulla storia raccontata in Diario di un sopravvissuto agli zombie, in attesa di leggere i due libri restanti dell’omonima trilogia. Con un po’ di ritardo rispetto all’uscita ufficiale del secondo tomo, mi sono avvicinato alla sua lettura. Come spiegato nell’articolo precedente, l’autore è un militare che ha cominciato la pubblicazione del suo racconto zombie su di un blog intitolato Day by Day armaggedon, in cui ci raccontava di questo soldato senza nome che si ritrovava ad affrontare un’invasione zombie. La più grande paura era che lo stile, molto stilizzato e scarno, utilizzato già nel precedente volume mi avrebbe annoiato a morte (o non-morte in questo caso). Invece la mia perseveranza mi ha premiato, inaspettatamente. È vero che il modo di scrivere di Bourne non cambia molto, anche se si nota un leggero miglioramento nell’esplicare e rendere partecipe il lettore, ma riesce a mantenere un certo livello di tensione che ti fa continuare a leggere con interesse. Nonostante avessimo lasciato il protagonista in uno stato di apparente sicurezza, avendo trovato un luogo sicuro e delle persone fidate al proprio fianco, qualcosa sconvolgerà la fragile tranquillità conquistata con molta fatica. Oltre l’esilio (Multiplayer.it Edizioni, traduzione di Francesca Pongiglione) riprende esattamente da dove avevamo lasciato il nostro soldato, ovvero dopo un attacco alla base militare “Hotel 23”, in cui il gruppo di sopravvissuti si è rifugiato. Respinti gli invasori (uomini vivi, questa volta), i personaggi cominceranno ad avere i primi contatti con l’esercito e con quello che si proclama come unica parvenza di governo e le vicissitudini porteranno di nuovo i simpatici morti ambulanti ad essere un pericolo quotidiano, smuovendo le “acque della storia” che rischiavano di marcire all’interno del “Hotel 23” come invece è successo, a livello di trama, in una delle serie che prima seguivo con molta più attenzione. Sto parlando di The Walking Dead  dove gli ultimi sviluppi della storia sembrano non tenere più conto della minaccia zombie, facendo sparire qualsiasi sorta di tensione narrativa. Faccio questo esempio, anche se le due opere appartengono a mondi diversi, per far capire che essere rinchiusi in un gabbiotto per i telecronisti in uno stadio, armato di fucile, e aspettare giorni per uccidere pochi zombie e fuggire (nel libro) ed entrare in una prigione con un machete e una balestra facendo fuori tutti gli zombie in dieci minuti (nel telefilm), crea due diversi tipi di reazioni nel fruitore. Bourne si avvicina ad una ricerca di senso di realtà che sicuramente limita il raggio di azione, ma dà al lettore la capacità di immedesimarsi nel protagonista. Come al solito, però, nulla è perfetto. [Seguiteci su Facebook, Twitter, Google+, Issuu e Pinterest]  In un modo che non sto a raccontarvi, pena la perdita totale di sorpresa, un arabo che ha abbandonato la fede viene a contatto con la gente del “Hotel 23”. Non voglio essere prevenuto, ma fra le righe si legge la bontà inesauribile del popolo americano che accoglie anche un vecchio “nemico” fra le sue generose braccia, e guarda caso è un musulmano che ha dichiarato di aver abbandonato Allah dopo ciò che ha visto. Come avevo già accennato nell’articolo precedente, c’è un filo di nazionalismo americano, che a volte mi fa storcere il naso. Come è già successo con il primo libro, anche con il secondo, il mio giudizio rimane più che mai in sospeso, in attesa dell’ultimo tomo della trilogia e di uno sviluppo della trama in una certa direzione che viene indicata proprio nelle ultime pagine di Oltre l’esilio. Speriamo bene. Media: Scegli un punteggio12345 Nessun voto finora

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