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[OM] L'ardua vita di Flann O'Brien.

Creato il 08 settembre 2011 da Spaceoddity
[OM] Pochi mesi dopo il debutto, ecco che la casa editrice Giano di Varese pubblica altri quattro romanzi, tra i quali un inedito di Flann O'Brien (1911-1966), brillante scrittore irlandese seguito sempre da una schiera di fedelissimi. L'ardua vita si presenta ai suoi lettori (già numerosissimi) nella traduzione di Daniele Benati e accompagnato da una breve nota di Gianni Celati. Edito in originale nel 1961, L'ardua vita offre innanzi tutto un delizioso pomeriggio di svago, è una lettura deliziosa che sfuma facilmente da un'ironia all'altra e si configura fino all'ultima parola intelligente bilancio e bilancia della leggerezza.
[OM] L'ardua vita di Flann O'Brien.La storia prende le mosse in una famiglia irlandese la cui unità viene sconvolta da un lutto per cui i piccoli figli sono costretti a trasferirsi a casa di parenti che non si sa bene quanto e se siano davvero parenti, anche tra di loro. Mr. Collopy, il capofamiglia, è un cristiano fedelissimo alla sua religione, vive con la seconda moglie, l'evanescente Mrs. Crotty, e la figlia di primo letto, silenziosa ragazzona di provincia. Ma la casa è frequentata anche dal fumettistico padre Fahrt, ombra paciosa di certo Dickens che contende con Collopy le ragioni della fede sotto gli occhi dei due pargoli, che d'altronde presto non sono più tanto piccoli...
Manus, per esempio, il maggiore, è un giovane furbissimo che converte gli insegnamenti non troppo benaccetti di una scuola religiosa in una stregonesca abilità di far soldi a spese dei creduloni. Irrequieto demiurgo di corsi patafisici e improponibili alter-ego, è il vero motore del romanzo, rimanendo a ogni modo una figura semplice, lineare, misteriosa quanto basta per ammaliare, con misura: qualità che regna sovrana sul romanzo, nello stile piano, fresco, discorsivo e accattivante, capace di condensarsi in virtuose dinamiche oratorie.
Finbarr, il minore, è la voce narrante animata da un incantevole candore, che interviene discreta negli affari del fratello e a volte in quelli della famiglia. La sua figura giunge sempre inattesa, dopo le storie che racconta, dopo i dialoghi che riporta, svela fulminea che si tratta tutto di un gioco, così che dialogo, luoghi, persone, tutto - insomma - si ripresenta in un attimo come narrazione dell'intelligenza. Il ragazzo somiglia un po' al pur diversissimo Holden, per l'onnipresente stupore, per il suo lessico più ricco, colto e sorvegliato, ma altrettanto immediato. Per di più, come Holden, Finbarr vaga invano nel romanzo, spettatore delle vite e delle idee altrui, alla ricerca di una sua possibile storia, e nello stesso tempo, finisce col risultare l'indimenticabile, vero protagonista, pur nella scelta definitiva del rifiuto di una vita che l'apparenti a quella descritta per gli altri.
Stupisce che un simile gioiello venga considerato tout-court opera minore: non ha le pretese, né la grandiosità, né la sintesi assoluta dei "capolavori", ma certo è un valido biglietto da visita di un autore davvero grande, un narratore vero, divertente e valido, capace con questo romanzo di regalare a tutti, vecchi seguaci o nuovi adepti, almeno un pomeriggio di sano svago di altissima qualità letteraria.
Flann O'Brien
L'ardua vita
Traduzione di Daniele Benati
Con una nota di Gianni Celati
Giano, Varese 2002
196 pp.

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