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[OM] Ombre sulla nostra pelle di Jennifer Johnston. Il silenzio violato

Creato il 06 settembre 2011 da Spaceoddity
[OM] Ombre sulla nostra pelle di Jennifer Johnston. Il silenzio violato[OM] Mentre il mondo, fuori, va a rotoli nella guerriglia tra cattolici e protestanti, mentre una famiglia irlandese si scarnifica, si coagula nei suoi ideali e nelle sue connivenze di comodo, un bambino di nome Joe, Joseph Logan, ama scrivere poesie, in rima perché "sono le rime che fanno la differenza, che le rendono diverse dalle frasi normali". Sulla strada per tornare a casa da scuola, dove è conosciuto come studente svogliato, soprattutto in geometria, Joe incontra una giovane insegnante, Kathleen Doherty, che lo attira e forse lo fa innamorare di un delicatissimo, ingenuo amore. Ma il giovane, estroso protagonista che recita a tutti una poesiola in gaelico e abita volentieri il suo mondo, i suoi legami privati e a loro modo ribelli, deve fare i conti con Brendan, il fratello, che torna a Londonderry, nonostante , in Inghilterra, avesse un lavoro ben remunerato: torna per ribellarsi agli inglesi, alla vita cruda che i familiari e gli amici cattolici sono costretti a sopportare, senza l'artificio creativo della poesia. Torna per la libertà della sua gente, della sua città, del suo Paese, ma spezza gli equilibri interiori ed esteriori del piccolo.
È dunque una situazione, per lo più un conflitto di tensioni, di speranze, di desideri, che dà corpo a Ombre sulla nostra pelle, opera della scrittrice irlandese Jennifer Johnston pubblicata dall'editore Fazi di Roma, a venticinque anni dall'uscita in lingua originale. Nonostante manchi un'aspettativa precisa, nonostante sia assente dal romanzo qualsiasi appiglio narrativo di massima, una trama, per trascinare il lettore fino all'ultima pagina, la prosa di Jennifer Johnston, che vive di sottotrame, sa creare un'attesa continua e inebriante, ammalia con le sue pagine splendide, rapisce col suo ritmo sempre puntato sull'animo del piccolo protagonista. Joe, per di più, prende spesso la parola, la strappa alle tristi vicende che ancora non è capace di affrontare: il suo monologare semplice e suggestivo vorrebbe riempire tutte le pagine del romanzo con i versi che gli sgorgano buffi e irridenti. Difficilmente un fanciullo può esser descritto con tanta personalità con tanta ricchezza di dettagli e insieme ricamato con quel fascino assoluto che hanno solo i bambini quando pensano e vivono i propri sogni (per dare un'idea, noi pensiamo ai ragazzini invasati di fantasia di Elsa Morante).
[OM] Ombre sulla nostra pelle di Jennifer Johnston. Il silenzio violatoMa i sogni di Joe sono destinati a essere interrotti, non dai dialoghi, densi e numerosissimi, perché i dialoghi sono sempre magistrali nella misura e nella grazia, né da qualche esplicitezza di troppo che sporca il silenzio alato del bimbo: è il mondo esterno che vuol sfondare un universo intero, il suo sinistro bussare, con i rimbombi degli spari e degli attentati militari, con la sua musica. Ombre sulla nostra pelle annega nei suoni, nella musica, alcune pagine sembrano essere poco più di un controcanto a una melodia o a un rumore, a una filastrocca o a un inno, al ricordo di una marcia, e lo stesso titolo prende spunto da una canzone, incisa dagli Horslips nel 1973, Time to kill!, da cui traspare un'irrequietezza disperata, la stessa di ogni singola anima del romanzo. E sono così ben disegnate, queste anime, così ben caratterizzate in tutte le loro manifestazioni nella realtà concreta, palpabile eppure sempre sospesa, mai monocroma in cui sono nate, che si sarebbe tentati di vedervi un film o un copione teatrale (del resto l'autrice è figlia di uno dei maggiori drammaturghi irlandesi del '900, Denis Johnston, e di un'attrice, Shelagh Richards). È davvero difficile credere si tratti di vite di carta, basta un soffio per farle respirare, lo sfogliare stesso delle pagine - impudico gesto d'amore e di pietà - perché queste creature fragili e reali volino subito via abbarbicate alla magia del loro silenzio.
Jennifer Johnston
Ombre sulla nostra pelle
Fazi, Roma, 2002
Trad. di Lucia Olivieri
185 pp.

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