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Omaggio a Busby Berkeley

Creato il 21 dicembre 2010 da Cinemaleo

Giusto ricordare uno dei «maghi» della Hollywood classica, uno dei maggiori artefici del mito della Mecca del cinema.

Da Wikipedia: Inizia a lavorare come coreografo per il teatro, ma il suo nome è legato alla stagione dei Musical americani degli anni trenta e quaranta. Il suo lavoro è stato influenzato dai temi della Depressione, del riscatto del personaggio, metafora del risollevamento economico. Nei suoi film sono presenti spesso riferimenti al New Deal e al presidente Roosevelt di cui viene sostenuta la causa. La fama gli è dovuta però per l’audacia delle sue coreografie grandiose spesso accusate di essere kitsch per i carattere e la ridondanza degli elementi scenici. Va però notata la maestria con cui Berkeley ha unito questo stile con un utilizzo impeccabile della macchina da presa, della sua mobilità e versatilità, che dona alle coreografie una libertà di movimento impensabile per il teatro”.

Da MyMovies: “La sua prima innovazione (dopo aver preteso di dirigere sia la macchina da presa sia i ballerini) fu di eliminare tre delle quattro macchine da presa solitamente collocate intorno al set e di usare quell’unica camera come elemento che vivacizzasse l’azione filmica. Fu l’intuito a suggerire a Busby Berkeley che lo spazio filmico è del tutto fittizio e che può essere modificato a piacere da una ripresa all’altra, senza che vi sia necessità di una continuità…

Ma oltre ad un’estrema ingegnosità nella creazione dei numeri, nell’uso della macchina da presa, delle angolazioni e dei trucchi, era determinante in Berkeley lo sviluppo dell’idea base da cui sortiva l’effetto sorpresa. È per questo che egli resta tra i più geniali uomini di Hollywood”.

Da Dizionario del cinema Electa: “…intuisce la necessità di offrire allo spettatore un altro punto di vista, quello della macchina da presa pronta a cogliere immagini che evochino emozioni e non obbligata a una pedissequa registrazione di tutte le fasi del balletto… I numeri di grande effetto consentono ai protagonisti di trasferire lo spettatore in una dimensione onirica, quasi un’evasione dai ricordi ancora vividi di una crisi profonda come quella del 1929…

Artista dall’irrepetibile, grande talento, con la sua fantasia ha illuminato un’intera epoca cinematografica…”.

Da Garzantina: “Alcune sue costanti figurative (moltiplicazione all’infinito di una stessa immagine, riproduzione deformata e iperbolica degli oggetti) sembrano anticipare la pop art”.


Filed under: classici, omaggi Tagged: busby berkeley, classici, hollywood, musical, omaggi, video

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