Perché in fondo questo mare, non sarà il top del top, d'accordo, ma io ci ritrovo dentro tanto di me, ricordi, tempo passato, bisogno di solitudine, dimensione interiore, parentesi di sospensione e distensione, decompressione, io me ne vado al mare, ciottoli sotto al culo e la schiena, letture vagheggiate facendo scorrere lo sguardo sulla sua superficie, fin dove arriva, mondi sommersi nell'immaginario, autobus persi e viaggi in bicicletta dalla città, che poi mi lasciavano con la gomma a terra ritornando e si metteva pure a piovere, un'ora a piedi sotto il diluvio trascinandomi dietro l'appendice di un inutile veicolo impantanandomi nel fango a bordo strada. E le macchine che mi sfrecciavano accanto dandoci dentro di abbaglianti, e sollevando pinne d'inguacchero con le ruote su di me. Che poi arrivavo a casa e spuntava il sole. Ovvio.
E quindi, dato che oggi io e Pupa si parte, ecco qua.
Non dimenticarmi finché son via.
O tu, dove la pupa ha mosso i primi passi da quadrupede.
Dove rimanevamo a sedere quando faceva freddo e non c'era nessuno, sulla riva, perché era bello.
E le carovane di famiglie e passeggini sul lungomare di domenica, la gente che si incontra e chiacchera ad alta voce, dicendo sempre del più e del meno, come se fosse una novità.
E a volte i colori si stagliano nitidi sotto un cielo cristallino, se arrivano quelle che la gente di qua chiama "le libecciate".
E i ciottoli scricchiano rotolando sbatacchiati dalle onde grosse che si infrangono sulla riva, e rimarresti per sempre a sentire quel rumore gentile e rotondo.
E al sole piace tramontarci dietro tutte le sere, che uno si commuove sempre un poco, di fronte a questo evento, pure se ne ha visti tanti in vita sua tramonti, perché non si sa mai che domani non si scordi di tornare.
E rimaniamo sempre gli ultimi ad andare via.
E ci veniamo pure quando lui è infuriato, e se la prende coi frangiflutti.
Che la gente si ferma a fotografarlo quando è così, perché dalla costa si sente al sicuro dalla sua furia.
E qualche volta sembra che ci arriva la Grazia dal cielo, a colorare tutto di luci elettriche.
Quando i raggi del sole si aprono uno spiraglio nella corteccia di nubi grosse e cupe, che tutto sotto di loro pare immobilizzarsi.
Il vento cade.
E poi a un tratto riprende.
E la mia bambina punta il dito entusiasta verso le bandiere che alte svettano sul mare sventolando allegre a ogni nuova libecciata.
Sembra tutto così armonioso e semplice, visto da qui...