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“Omaggio a Massimo Troisi”

Creato il 17 agosto 2014 da Af68 @AntonioFalcone1

AG3Riporto di seguito la trascrizione del mio intervento d’introduzione e commento relativo alla proiezione del docufilm Non ci resta che ridere, avvenuta lo scorso martedì 12 agosto presso l’ex Convento dei Minimi di Roccella Jonica (RC), nell’ambito dell’incontro Omaggio a Massimo Troisi, inserito all’interno dei Caffè artistico-letterari 2014-Sezione Anniversari, organizzati dal Circolo di Lettura dell’ A.R.A.S. e dal Comune della cittadina.
Ad entrambi rivolgo nuovamente da queste pagine i ringraziamenti per la cortese ospitalità, così come un grazie di cuore va anche a Raffaele Vigliarolo, che ha eseguito al pianoforte, con la consueta maestria e professionalità, il tema portante tratto dal film Il postino, ed in particolare al pubblico presente in sala, attento e partecipe.
I prossimi appuntamenti sono previsti nelle date del 25 e 27 agosto, una volta confermati ne darò notizia sulle pagine de La Zattera del pensiero.

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IMG_0002_NEWL’incontro di questa sera vuole essere un’occasione per riflettere su quanto sia evidente al momento attuale, all’interno del mondo dello spettacolo come nella vita di ogni giorno, il vuoto lasciato dalla scomparsa, avvenuta vent’anni fa, di una personalità certo particolare, per non dire unica, come è stata quella di Massimo Troisi, tant’è che oggi vi sono molti suoi imitatori ma nessun vero e proprio erede. Molti hanno tentato di accostarsi alla sua figura, ricavarne una qualche ispirazione, compiaciuta e compiacente, ma nessuno è riuscito a riproporre quel suo modo di porsi in scena così schivo ed elegantemente naturale, il suo umorismo sottile e discreto, intriso di forte umanità. E questo perché nella stessa persona coesistevano tre elementi perfettamente combinati fra loro senza che l’uno prevaricasse sull’altro, formando un ensemble empatico di rara efficacia, ovvero la maschera, l’uomo e il divo. Quest’ultima condizione era una naturale conseguenza, senza alcuna artificiosità preposta al riguardo, della grande notorietà assunta da Troisi man mano che la sua carriera andava avanti, in particolare dopo il debutto cinematografico, regista, attore e sceneggiatore (insieme ad Anna Pavignano), con Ricomincio da tre, 1981.

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Prima vi erano state le esperienze teatrali con Enzo Decaro e Lello Arena (I saraceni, poi divenuti La Smorfia), che dal palcoscenico verranno trasferite, tra la seconda metà e la fine degli anni 70 , in una serie di spettacoli televisivi (Non Stop/Luna Park), per una messa in scena apparentemente elementare, ma idonea a richiamare in egual modo tanto le caratteristiche proprie della tradizione napoletana quanto quelle del cabaret.
Con il suo folgorante esordio cinematografico Troisi si è calato nei panni di un moderno Pulcinella, riallacciandosi alla “napoletanità” come riferimento culturale, ma liberandola da preconcetti o sovrastrutture retoriche e ciò viene opportunamente sintetizzato dai versi di una nota poesia di Benigni dedicata all’amico Massimo: “Con lui ho capito la bellezza di Napoli, la gente, il suo destino e non mi ha mai parlato della pizza e non mi ha mai suonato il mandolino”. Se la mimica facciale e gestuale, pur con una certa compostezza, poteva ricordare il grande Totò, è indubbio, anche se è bene sottolineare come lo stesso Troisi abbia sempre mantenuto le distanze dal confronto, che il suo essere attore, i suoi monologhi sapientemente diluiti, con accorte pause e caratteristici borbottii, rivelassero una certa assonanza con Eduardo De Filippo.

Enzo Decaro, Lello Arena, Massimo Troisi

Enzo Decaro, Lello Arena, Massimo Troisi

Un confronto reso possibile anche da una particolare ironia venata di amarezza e malinconia, idonea a celare le contraddizioni di un uomo del Sud che vorrebbe superare l’atavica rassegnazione e i luoghi comuni che gli pesano sul capo, e con fatica si appresta ad accettare il nuovo che si fa avanti, in particolare lasciandosi alle spalle il fardello del facile folklore. Troisi ha quindi affrontato nelle sue opere una raffinata introspezione dell’animo umano e dei sentimenti, rappresentando tematiche complesse quali in primo luogo l’insicurezza della propria generazione, che, tra timori e dubbi, sembrava soffocata o comunque spaventata dai suoi stessi sogni ed ideali espressi poco prima, ritirandosi confusa nel tranquillo buon nido borghese, avvolti e protetti dalla bambagia delle proprie idiosincrasie.
Nel docufilm che vi proponiamo questa sera, Non ci resta che ridere, diretto da Carlo Reposo, potrete assistere ad una serie d’interventi televisivi dell’artista partenopeo, interviste, semplici comparsate, e lo si è scelto proprio per evidenziare quella coincidenza di cui vi ho parlato prima, fra maschera, uomo e divo.

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Troisi, infatti, avesse o meno un copione alle spalle, poneva il suo modo d’essere di fronte ai vari accadimenti, quali la notorietà improvvisa o il clamore suscitato dalla sua disinvoltura nel fare cinema, sfruttando la capacità di trasformare le incertezze registiche in empatia.
Lo vedremo duettare con Pippo Baudo, offrendo spesso alla diretta televisiva un’atmosfera piacevolmente surreale e poetica, affrontare problematiche di natura politica o prendere in giro, con fare sottile ed insinuante, Gigi Marzullo.
Prima della proiezione, potrete poi ascoltare Raffaele Vigliarolo al pianoforte, che eseguirà il tema portante (Luis Bachalov, Sergio Endrigo, Riccardo Del Turco e Paolo Margheri, Oscar 1996 miglior colonna sonora) dell’ultimo film interpretato da Troisi, Il postino, diretto da Michael Radford, che possiamo tranquillamente considerare come il testamento cinematografico di un uomo che ha saputo porre la sua arte al servizio della vita, e ci ha fatto capire come, a volte, con un semplice sorriso sia possibile stemperare la consapevolezza dei limiti e dei timori propri di ogni essere umano.


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