Amo la radio, amo quella grande, quella piccola, quella che ascolto dal cellulare, quella che scarico come podcast sul mio lettore mp3. Ho intere schede dedicate ai programmi di Radio 3, e per il concorso a cattedra ascolto intere puntate dedicate a scrittori o eventi storici che avevo dimenticato o non conoscevo a sufficienza. Alla radio passa spesso, senza la sciatta ruffianeria, l'urgenza gli ammiccamenti dell'erotismo a ogni costo, il senso più alto e più bello di ciò che vuol dire cultura generale, nella sua accezione più vera, quella "popolare". Nel mio archivio, custodito gelosamente nel caso in cui molti programmi non dovessero essere più disponibili, ci si dona un patrimonio di sapere, forse desultorio, forse non sempre a puntino, ma si tratta di pensiero, di momenti di confronto, di incontri su determinati temi, di palinsesti fatti da altre voci, che forse ci fanno adirare, talvolta ci appassionano, sempre ci fanno crescere e ci restituiscono la pregnanza dell'altro - con il suo vissuto e le sue convinzioni - nella vita e nel nostro presente. Se oggi sono quello che sono, per quel che vale, in buona parte lo devo alla costante capacità dei programmi radiofonici di portarmi lontano dai miei cortocircuiti e di destare in me la meraviglia del creato, delle forme e dell'essenza delle cose.Alle sintonie di Radio 3 in particolare, alle voci di Gabriella Caramore, di Marino Sinibaldi, di Loredana Lipperini, di Tommaso Giartosio, di Giorgio Zanchini, di Enrico Stinchelli, e a tutti, tutti i loro colleghi, dedico questo post in una giornata così importante, nella giornata mondiale della radio. Grazie.





