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“Omicidi in pausa pranzo” di Viola Veloce

Da Vivianap @vpicchiarelli

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Il giallo italiano ambientato in un ufficio di Milano.
Francesca, la protagonista, è un’impiegata qualsiasi. 
Sarà proprio a lei trovare il primo dei cadaveri: la sua insopportabile compagna di scrivania, strangolata in un bagno dell’azienda.
Il caso sarà affidato alla Procura di Milano, sbeffeggiata dall’introvabile killer degli impiegati, pronto ad ammazzare anche i dirigenti…
Chi mai odia così tanto i colleghi di Francesca per strozzarli con una corda bianca?
A METÀ TRA SATIRA E GIALLO, “OMICIDI IN PAUSA PRANZO” STA DIVENTANDO UNO DEI BEST SELLER AUTOPUBBLICATI DI AMAZON.
Continua a leggere Viola sul suo blog: OMICIDI IN PAUSA PRANZO.
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L’autore
Detesto quelli che ti raccontano tutto: com’erano simpatici i nonni, come sono ancora cattivi la mamma e il papà, e gli orribili o meravigliosi – scegliete voi – ricordi delle vacanze di quando erano bambini. Ma le “due note bio” ci vogliono sempre. Ecco le mie: donna, impiegata, single di ritorno, figlio alle medie. Punto. Quando torno a casa la sera, dopo l’ufficio, metto un po’ a posto, cucino qualcosa, infilo i piatti sporchi in lavapiatti, e poi faccio i compiti con Tommaso. Studiamo l’impero carolingio, le figure retoriche, i settori produttivi della Calabria: quella specie di macedonia confusa che sono i nuovi programmi delle medie. Poi, quando abbiamo finito, mi attacco al PC. Dove vado alle undici di sera, a Milano? E il ragazzino, lo lascio da solo? Certo che no. Basta, non ho altro da dichiarare.

Ecco cosa risponde l’autrice in una recente intervista, spiegando come è nato questo suo romanzo autopubblicato:

Leggerò nel weekend “Omicidi in pausa pranzo”, stesso titolo del tuo blog. Parlami di entrambi, blog e libro.

“Omicidi in pausa pranzo” è nato dal desiderio di CANCELLARE dalla faccia della terra i due colleghi che capitarono – uno dopo l’altro – nella scrivania di fronte alla mia in un anno molto sfortunato. Negli uffici, non puoi scegliere con chi condividere la stanza e se si verifica una congiuntura sfortunata – un collega molto antipatico seduto a venti centimetri da te – le otto ore al giorno che devi passare al lavoro diventano lunghissime. Uno dei due colleghi in questione teneva per davvero – come in “Omicidi in pausa pranzo” – le veneziane abbassate tutte il giorno. Sono stata costretta a vivere – come un topo – un intero anno al buio. È stato allora che ho deciso di fare uccidere il collega in questione da un serial killer – solo nel libro… – ma è stata una piacevole sorpresa quando ho scoperto che il Personale la pensava come me. Il collega in questione adesso non c’è più… Il blog, invece, mi è servito per promuovere i libri ma anche per sfogare in modo politically correct la mia logorrea, convertita, come ho già detto, in una meno fastidiosa grafomania. [continua qui]

Personalmente, del romanzo, ho apprezzato più le critiche non troppo velate a un certo modo di concepire il lavoro e le aziende, che sposo appieno, piuttosto che la narrazione in sé e l’intreccio. Lo definirei un “giallo all’italiana” che pecca, forse, di estrema semplicità e di mancanza di pathos. A suo favore, invece, lo stile “veloce” (del resto, non poteva essere diversamente…) e scevro da sovrastrutture e giri di parole tanto in voga negli scrittori italiani.

Da leggere, perché no, anche in pausa pranzo…


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