Omicidio di Prati, interrogato e fermato. Vive alla Magliana

Creato il 11 aprile 2011 da Yourpluscommunication


Un altro colpo di scena. Si aggiunge un fermato nell’inchiesta sull’omicidio di venerdì sera dell’imprenditore Roberto Ceccarelli, 45 anni, nel cuore di Prati. È un trentenne, interrogato dalla polizia. Vive alla Magliana. Avrebbe aiutato il presunto killer a portare a termine il piano omicida. Addirittura, potrebbe essere lui l’assassino. È più di un sospetto per i poliziotti. Subito dopo l’interrogatorio di Pascarella, avevano ipotizzato da il settantenne avesse inventato tutto, si fosse accollato la responsabilità del delitto perché ha 70 anni, ex commerciante di un negozio di animali alla Magliana, se la passa male, ha qualche precedente per truffa e gioco d’azzardo, vive con una pensione sociale, possiede solo una vecchia auto e dorme ora da un amico ora da un altro. Il complice fermato ieri è un’altra tessera del mosaico ma il quadro complessivo non è ancora chiaro. Gli interrogatori sono proseguiti per cercare di capire i legami tra la vittima e il killer, il movente e la dinamica dei fatti accaduti. E non tutto torna.

La Mobile vuole accertare se qualcuno ha portato in auto e aspettato Pascarella in fuga dopo aver esploso i due colpi di pistola alla schiena di Ceccarelli intorno alle 20,30 in via Col di Lana, davanti al Teatro delle Vittorie. E vuole anche sapere come fa uno che ha le tasche vuote a procurarsi una pistola calibro 22 che poi – come ha detto lui – ha gettato nel fiume Tevere. Pascarella ha ripetuto: «Ceccarelli non mi pagava, non mi dava una lira. Anzi, mi maltrattava dicendo che dovevo essere io a pagarlo. Me lo diceva a brutto muso. Ecco perché venerdì sera ho deciso di portarmi dietro la pistola. Lui ha continuato a ripetermi che non mi avrebbe dato un soldo e ho perso la testa». Diversi anni fa i due si sarebbero conosciuti alla Magliana. Poi non si sa per quanto tempo i loro destini abbiano viaggiato in parallelo, distanti, se si siano incrociati più volte. Di certo, nella storia personale di Pascarella c’è stata la data recente e importante del contatto con l’imprenditore che gli fa la proposta allettante ma ambigua. L’ex commerciante deve prestare il suo nome e la sua firma diventando l’amministratore di alcune società mosse comunque dalla mano di Ceccarelli. Facile. Il settantenne accetta. Pensa che la sua vita possa cambiare in meglio, godere di qualche agio e uscire dalle ristrettezze economiche. La figura di Pascarella coincide perfettamente con l’identikit della testa di legno che non corre rischi. È l’anziano messo al vertice di un’impresa, tenuto a firmare carte e non necessariamente a sapere quello che succede nel suo nome, perché tanto nei casi peggiori – dalla truffa al crac – sarà difficile che la giustizia possa metterlo dietro le sbarre: ha la sua età.

Comunque, l’ex commerciante non pensa ai grattacapi possibili ma ai soldi che potrebbero entrargli nelle tasche. L’amministratore Attilio Pascarella viene spedito alla sede centrale delle Banca nazionale del lavoro per ritirare qualche libretto di assegni intestati alle «sue società». Comincia a lavorare per Ceccarelli & Co. Sulla carta firma, decide, paga, incassa, sposta somme di denaro da un conto all’altro. Lui aspetta il suo mensile: di solito i prestanome hanno il loro stipendio, diversi anziani hanno accettato incarichi del genere proprio per arrotondare la pensione. Lo chiede. Ma Ceccarelli pare sia lento a sborsare. Pascarella comincia a innervosirsi. Fino a uccidere. O a veder uccidere e poi accusarsi per coprire qualcuno. I poliziotti vogliono ricostruire le trame di questo rapporto di «lavoro», risalire alle operazioni effettuate dalle società intestate all’indagato per capire in che ambito si sono mosse, facendo quali operazioni.

Sia Pascarella che Ceccarelli hanno avuto gli stessi precedenti per truffa. La vittima, però, era decisamente di un calibro superiore. Nei faldoni d’inchiesta aperti soprattutto dalla Guardia di finanza il suo nome è saltato fuori per il riciclaggio di dieci milioni di euro di Aziende sanitarie locali, dispersi negli investimenti di alcune società di import-export di auto sulla tratta Germania-Italia. L’inchiesta sul delitto dell’imprenditore potrebbe riservare altre sorprese.
Fabio Di Chio
Fonte: Il Tempo

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