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Omografi: li pronunciate correttamente?

Creato il 12 marzo 2013 da Sulromanzo

Omografi: li pronunciate correttamente?Talvolta, nella lingua italiana, sono le regole più banali a essere meno rispettate quando parliamo. Un caso tipico è costituito dagli omografi, ovvero le parole che sono scritte in maniera uguale ma che hanno un significato diverso a seconda della pronuncia.

La distinzione fra e e o aperta o chiusa, nella sua pronuncia, rappresenta un fatto di proprietà d’espressione: purtroppo la fonetica regionale di noi italiani non aiuta. Sono, in particolare, i Toscani che riescono a percepire con più naturalezza la distinzione, anche se di recente il livellamento su 5 vocali invece che su 7 è sempre più diffuso.

 

Oggi qualche esempio con la e chiusa e la e aperta.

 

La téma (paura) o che io téma NON è il tèma.

Il ménto NON è io mènto.

L’ésca NON è che io èsca.

Il numero vénti NON è i vènti (plurale di vento).

La ménte NON è egli mènte.

Lui colléga NON è un collèga.  

L’accétta (la scure) NON è egli accètta.

Che lui corrésse (da correre) NON è egli corrèsse (da correggere).

La pésca (dei pesci) NON è la pèsca (frutto).

Le mésse (plurale di messa) NON è la mèsse (la raccolta dei cereali).

L’affétto (da affettare) NON è l’affètto (sentimento, ammalato).

La légge (norma) NON è egli lègge (da leggere).

Néi (preposizione articolata) NON è i nèi (macchie sulla pelle).

Le vendétte (plurale vendetta) NON è vendètte (da vendere).

L’aréna (sabbia) NON è arèna (teatro).

Io crédo NON è il crèdo (preghiera).

Il (bevanda) NON è (pronome).

Il (sovrano) NON è il (nota musicale).

Il détto (da dire) NON è io dètto (da dettare).

Déi (preposizione articolata) NON è gli dèi (divinità).

Mézzo (fradicio) NON è il mèzzo (metà, strumento).

 

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