Sessofobia, omofobia, transfobia, effeminofobia sono tutti atteggiamenti di rifiuto più o meno conosciuti, diffusi nella società e dettati dalla diffusione di stereotipi e pregiudizi.
E’ evidente l’effetto negativo che la diffusione di tali atteggiamenti comporta sulla popolazione LGBTQ, meno evidente è quanto tali disposizioni mentali appartengano spesso ai membri di questa comunità: quelli che ad un primo sguardo sembrerebbero essere vittime di tali pregiudizi, spesso sono i primi ad esserne influenzati.
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Abbiamo parlato più volte dell’omofobia interiorizzata basata sull’accettazione da parte di gay e lesbiche di tutti i pregiudizi, le etichette negative e gli atteggiamenti discriminatori verso l’omosessualità, sottolineando come questa interiorizzazione del pregiudizio è per lo più inconsapevole e può portare a vivere con difficoltà il proprio orientamento sessuale, a contrastarlo, a negarlo o addirittura a nutrire sentimenti discriminatori nei confronti degli omosessuali.
Parliamo oggi di una forma di pregiudizio meno conosciuta, l’effeminofobia‘, termine coniato da Sedgwick nel 1991 per indicare la paura dell’effeminatezza, e poi definito da Richardson nel 2009 come l’atteggiamento negativo nutrito (e a volte agito) nei confronti di uomini omosessuali che manifestano comportamenti o attitudini cosiddette effeminate.
Tale disposizione mentale non è tipica soltanto degli uomini etero, ma sembra contraddistinguere anche molti uomini omosessuali che condannano l’effeminatezza: tale osservazione sembra trovare una fondatezza scientifica nello studio di Alexis Annes e Meredith Redlin (2012), che hanno intervistato gay cresciuti in zone rurali del sud-ovest della Francia e degli Stati Uniti medio-occidentali.
La scelta delle autrici di condurre la ricerca in zone rurali non è stata casuale, ma al contrario dettata dall’osservazione che in tali zone prevale un’ immagine classica di famiglia nucleare eterosessuali e precise idee sui ruoli e le interazioni di genere molto stereotipati. In queste aree la possibilità di essere percepiti come effeminati è un’onta da evitare a tutti i costi, con la tendenza costante a seguire forme tradizionali di mascolinità come strategia difensiva.
Quello che stupisce è che tale strategia appartiene anche agli esponenti della comunità omosessuale: i 30 uomini (15 francesi e 15 americani), di età compresa tra i 19 e i 62 anni, coinvolti nello studio, sembrano tutti convinti sostenitori dell’assunto che essere gay è ok, ma essere effeminati no!
Tutti gli intervistati sembrano concordare con la definizione “very straight gay men” (“uomini gay molto etero”), ed esprimono la loro contrarietà nei confronti degli uomini gay effeminati, colpevoli, secondo loro, di confermare il pregiudizio sociale secondo cui il gay è più femmina che maschio.
Lo studio sembrerebbe quindi evidenziare come si possa vivere bene la propria omosessualità, ma allo stesso tempo avere dei problemi con la mascolinità, espressi dallo sforzo costante di rientrare in alcuni schemi di comportamento di genere socialmente atteso, che l’omosessuale effeminato tradisce, alterando la naturale connessione tra sesso biologico e comportamento atteso.