Magazine Pari Opportunità

Omsa?No grazie!

Da Femminileplurale

Solidarietà e consumo critico

Valentina Vandilli ci ha inviato oggi questa email, pregandoci di farla girare il più possibile.

«Le lavoratrici OMSA invitano tutte le donne ad essere solidali con loro. Boicottiamo i seguenti marchi:

Omsa?No grazie!

Omsa
Serenella
Golden Lady
Philippe Matignon
Sisi
Hue Donna
Hue Uomo
Saltallegro
Saltallegro Bebé
Mandarina Duck

È con grande tristezza che inoltro questa mail… La stessa cosa è successa alle lavoratrici della Perla, che ora ha trasferito la produzione in Cina, a quelle della Mandarina Duck, ecc.

Anche se il nostro caro Presidente del Consiglio parla di segni positivi ho la netta impressione che quest’anno e i prossimi a venire saranno davvero disastrosi per l’Italia.

Amiche e amici,

vi porto via un po’ di tempo per raccontarvi quello che sta succedendo in questi giorni a Faenza, più o meno nell’indifferenza generale.

Lo stabilimento OMSA di Faenza (RA) sta per essere chiuso, non per mancanza di lavoro, ma per mettere in pratica una politica di delocalizzazione all’estero della produzione per maggiori guadagni. Il proprietario dell’OMSA, il signor Nerino Grassi, ha infatti deciso di spostare questo ramo di produzione in Serbia, dove ovviamente la manodopera, l’energia e il carico fiscale sono notevolmente più bassi.

Questa decisione porterà oltre 300 dipendenti, in maggior parte donne e non più giovanissime, a rimanere senza lavoro.
Le prospettive di impiego nel faentino sono scarse e le autorità hanno fatto poco e niente per incentivare Grassi a rimanere in Italia o per trovare soluzioni occupazionali alternative per i dipendenti, salvo poi spendere fiumi di parole di solidarietà adesso che non c’è più niente da fare.

Da giorni le lavoratrici stanno presidiando i cancelli dell’azienda, al freddo, notte e giorno, in un tentativo disperato di impedire il trasferimento dei macchinari, (tentativo documentato anche da “Striscia la notizia” sabato scorso, ma ad onor del vero il servizio è stato brevissimo e piuttosto superficiale).

Trovo sempre più allucinante che in Italia non esistano leggi che possano proteggere i lavoratori dall’essere trattati come mere fonti di reddito da lasciare in mezzo a una strada non appena si profili all’orizzonte l’eventualità di un guadagno più facile. Le lavoratrici vi sarebbero grate se voleste dare il vostro contributo alla campagna,anche solo girando questa mail a quante più persone potete se non altro per non alimentare l’indifferenza.

Le lavoratrici OMSA ringraziano quindi per l’aiuto e il supporto che vorrete dare loro quali ennesime vittime di una legislazione che protegge sempre più gli interessi unicamente lucrativi degli imprenditori che non la vita e la condizione lavorativa dei dipendenti».

Quindi se domani dovete comprare un paio di calze, pensate bene a quale sceglierete. Optare per una calza Omsa significa appoggiare la politica di sfruttamento adottata dall’azienda, politica che fa ancora una volta della donna un oggetto. Questa volta nel senso dello sfruttamento del lavoro. Donne oggetti (come ci sono anche tanti uomini) che hanno dedicato la loro vita a far diventare grande il loro posto di lavoro, con sacrifici, passione e dedizione. Si tratta di lavoratrici che hanno reso la Omsa quella che è. E che si ritrovano di punto in bianco con un pugno di mosche in mano. Adesso non servono più. Non possiamo che appoggiare l’iniziativa di boicottaggio promossa dalle lavoratrici Omsa perchè non possiamo accettare di essere ridotte e ridotti ad oggetti del profitto altrui, a semplici pedine nello spazio dell’economia globale.

Omsa? No grazie!


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