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Nel mondo è scoppiata la terza guerra mondiale, quella atomica per intendersi, ma questo è il passato prossimo. Il presente è un sommergibile americano che approda in Australia, continente nell'emisfero che non è stato direttamente toccato dalle esplosioni e dove un barlume di speranza di vita è ancora presente.
Proprio un barlume, un lumicino, non di più. La radioattività è estesa ben oltre la soglia tollerabile anche lì. Il sommergibile andrà in spedizione con 2 compiti: esplorare il livello di radiazioni in Antartide e raggiungere poi San Diego da dove giunge un segnale morse continuo, cosa strana visto che non risulta vi siano sopravvissuti.
Dico subito che è un vero Capolavoro da Olimpo, mi era sconosciuto e solo grazie all'amico Napoleone Wilson ho potuto venirne a conoscenza. E' un "day after" assolutamente imprevedibile, per la provenienza stessa del film e per il modo in cui la trama è, molto realisticamente sviluppata, ma andiamo con ordine.
Imprevedibile per la provenienza perché, fatto importantissimo, è una produzione americana del 1959! Per avere un'idea di come si vivesse ai tempi, in termini di psicosi collettiva, la minaccia nucleare negli Stati Uniti occorre informarsi, meglio se da fonti alternative, chiamiamole così, oppure guardare questo originalissimo (e pure divertente, che non guasta) film documentario: The Atomic Café. Film coraggioso quindi, se consideriamo anche il non banale investimento produttivo, basti pensare solo al cast.
Imprevedibile per la trama, che è ancora oggi, a mio parere, estremamente atipica sul genere fantascientifico-catastrofico. Per avere un termine di paragone abbastanza estremo pensiamo al pur splendido e recente "The Road". Ebbene, qua di scene apocalittiche, paesaggi devastati e fumanti, morti ad ogni angolo, non se ne vedono. Anche a San Diego troveranno un paesaggio deserto sì ma integro. Evidentemente tutte bombe H direbbe un "tecnico". Eppure, garantisco, la sensazione d'angoscia non è inferiore a nessuno, anzi, è la modalità che è diversa. Soprattutto in Australia, dove i superstiti umani cercano ancora di proseguire una vita "normale", in realtà di respira un'aria pesantissima: le persone vivono sotto una condanna a breve termine ineludibile, lo sanno.
Se pensiamo che tra i vari "miti" del tempo c'era quello di salvarsi da un conflitto atomico tramite bunker e simili non penso ci sia esempio più efficace per dire: ma cosa ti salvi a fare dalle esplosioni, pensi poi di avere scampo una volta uscito da quella trappola per topi?
Film esplicito ed implacabile, con una qualità cinematografica complessiva altissima per altro, cura di particolari, messaggi diretti, scarso uso di musiche e più invece di impercettibili a volte suoni di fondo, è la presenza impalpabile delle radiazioni... da vedere! Faccio qualche altra considerazione sotto i frame.
Un grande nome del Cinema Italiano, Giuseppe Rotunno (mio omonimo, ma non siamo parenti), apprezzatissimo nel nuovo continente. Fondamentale il suo apporto al film.
Il film non parla di un futuro lontanissimo, ecco perché sottolineo questo semplice frame, un calendario di soli 5 anni successivi la produzione. E' un futuro-oggi, da un momento all'altro può scatenarsi la follia. Tra l'altro, come potrete vedere, la guerra scoppiò per dei motivi...
Ava Gardner e Gregory Peck, non richiedono presentazioni. Mi è piaciuto tantissimo il taglio di questa immagine, si nota che la macchina da presa è ruotata in modo anomalo? Allora non sono solo gli orientali ad aver capito che 90-180-270-360 non sono i soli angoli con cui girare l'obiettivo!
Fred Astaire, non era "solo" un ballerino...
Questa è San Francisco, vista dal periscopio, integra nell'architettura.
Un marinaio, a San Francisco, fugge dal sottomarino, e questo me lo sono salvato per ricordarmi della bellezza del dialogo che ci sarà tra lui ed il periscopio dietro il quale c'è il comandante.
Quella bottiglia di coca-cola, bibita non scelta a caso secondo me, era una speranza, che si dissolve.
Il messaggio finale mi pare chiaro no?
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