Oggi più che mai vivere significa viaggiare; la condizione spirituale dell'uomo come viaggiatore, di cui parla la teologia, è anche una situazione concreta per masse sempre più vaste di persone. Sempre più incerto, nelle vertiginose trasformazioni del vivere, appare il ritorno - materiale e sentimentale - a se stessi; l'Ulisse odierno non assomiglia a quello omerico o joyciano, che alla fine ritorna a casa, bensì piuttosto a quello dantesco che si perde nell'illimitato.
C. Magris, da "Tra i cinesi che sognano Ulisse"
Alla ricerca di una definizione di "viaggio", trovo in questa di Magris la perfezione del concetto. Non siamo probabilmente nuovi a questa visione della vita stessa come viaggio. Un viaggio permanente il vivere, nel quale percorriamo strade, ci amalgamiamo con il nostro simile, cerchiamo sempre nuovi obiettivi. Sono consapevole che non tutti siamo così, e di fatto stento a capire come si possa stare sempre fermi, non desiderare vedere, sperimentare, modificare, credere che gli scenari non smettono mai di essere nuovi, per chi sa vederli con occhi sempre nuovi.
Se pensiamo al viaggio esclusivamente come a un'esperienza da fare nello spazio vuoto delle nostre mansioni consuete, qualcosa di "leggero", senza pensieri e senza impegno, mentre passivi guardiamo e ci lasciamo portare, allora ben poco si comprende del valore di questa esperienza. Il viaggio è una ricerca, una fonte cui attingere a piene mani, una fonte generosa verso cui dovremmo andare ogni volta che è possibile.
Vorrei essere una viaggiatrice più assidua, lo sarei se le mie finanze me lo permettessero. Però ogni qual volta che è stato possibile, mi sono gettata a capofitto nel massimo cui potessi aspirare. Ho viaggiato attraverso gli Stati Uniti per esempio, diversi anni orsono, e ancora oggi torno con la memoria ai momenti unici che un'esperienza del genere sa offrire, cosciente che l'arricchimento che ne è derivato è indiscutibile. Ho visto il sud della Francia, le cose tanto simili alle nostre, ma vissute e rispettate in modo totalmente differente. Ho visto Barcellona, assaggiando un pezzetto di Spagna. E in Italia ho viaggiato in lungo e in largo, spaziando fra le diverse Italie che siamo, imparando ciò che i libri di storia non possono insegnarti, affinando un senso critico che aiuta a rifiutare ogni facile campanilismo per scegliere invece l'osservazione puntuale e sincera sulle cose. Viaggiare è un investimento e un'opportunità di crescita. Ma lo è quando si sceglie di non gettare il proprio danaro in hotel di lusso e spiagge su cui sdraiarsi per ore. Lo è quando consumi le scarpe per il cammino, quando la spalla è stanca per lo zaino pesante, quando sopporti la calura mentre ti metti in fila, quando impieghi tutto il tempo che hai a disposizione e a sera ti getti sfinito su un letto non sempre comodo. La prossima settimana sarò a Milano, perchè voglio fare l'esperienza dell'Expo, che racconterò al ritorno. Non è curiosità quella che mi muove, ma certezza di andare a scoprire odori, colori, sapori per me totalmente nuovi. E volti, usi, oggetti, parole, suoni. Attendono lunghe ore in piedi, chilometri da fare di cammino, l'occhio sull'orologio per battere il tempo e vedere il più possibile. Se questa esposizione risponde alle sue promesse, di mostrare innovazione e prospettive, sono pronta a viverla al massimo. Saprò di aver fatto un viaggio diverso dal solito, ma con la consapevolezza di voler imparare e osservare frontiere sempre diverse e nuove. Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perchè. I loro desideri hanno le forme delle nuvole.
Charles Baudelaire