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on the road. forever.

Creato il 25 ottobre 2012 da Pa1978 @peverina

on the road. forever.
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On the road2012 USA, Francia, UK di Walter Salles
Impossibile scollegare l'attesissimo film dai miei ricordi più intimi, legati a quell'Oscar Mondadori di mio padre, edizione 1967, collocato in un posto d'onore in tutte le librerie che ho avuto, mancante di copertina, odoroso e giallastro, e pieno zeppo dei miei appunti a matita.
Se avete amato alla follia il romanzo di Kerouac del 1951, sulla cui famosa storia non mi soffermerò, dovete secondo me, in ogni caso, vedere il film: per onor di cronaca, per riassaporare l'atmosfera, per semplice curiosità.La pellicola è lunga, ma non stufa. La ricostruzione del periodo storico è eccellente, i paesaggi splendidi, un gran lavoro di viaggi su e giù e di stati da attraversare e riprendere. Un percorso azzurro chiaro, verdastro, giallo intenso e poi marrone, vinaccia, blu notte. Gli attori sono appassionati e volenterosi (nel senso che devono interpretare dei miti assoluti per miliardi di lettori di ogni età, lo sanno e ce la mettono tutta). Viggo Mortensen è il più stellare. La criticatissima Stewart è  in realtà adatta al ruolo, aderisce bene alla figura di Marylou e qui la trovo anche inaspettatamente molto bella. Kerouac viene fuori sensibile e delicato ma tanto vitale, Neal Cassady autodistruttivo, irritante e meraviglioso, come è giusto che sia, come ce li ricordiamo noi.
La magia che sprigiona leggere quel libro è impossibile riprodurla.Non proverete di nuovo quelle sensazioni. Non fosse che siete invecchiati, nel frattempo. Ma mi sento di assolvere Salles. 
Non ha tentato di farcire il tutto con effetti speciali, giochi di luci e trucchetti come si usa tanto fare ora: un viraggio di qua, una scena a doppia velocità di là, un colore acido in dissovenza, uno sfondo bruciacchiato ad indicare che l'epoca è quella antica. Si tratta di un film onesto e molto classico, come si addice al dopoguerra, con tanta buona musica e l'odore delle parole scritte nell'aria, tipo buon odore di caffè al mattino: scritte su pezzetti di carta logori, unti, di getto, simulando in maniera epicurea la vita, parole che sono esse stesse vita, e celebrano lo splendore spudorato dell'esser vivi.
Così innocenti, quei ragazzi, rispetto a quelli di oggi.Così folli e lucidi; così teneri, anche.E così spietati, da ferirsi a vicenda in maniera inaudita, abbandonarsi e ritrovarsi per poi lasciarsi di nuovo: ma con la voglia irrefrenabile di fare delle proprie giornate delle opere d'arte.
"Dean e io ondeggiavamo entrambi sospinti dal ritorno e da quella cosa che era la nostra definitiva eccitata gioia di parlare e di vivere nella fine informe ed estatica di tutti quegli innumerevoli disordinati angelici particolari che ci erano rimasti assopiti nell'anima per tutta la nostra vita"
"Neal tirò fuori le altre foto. Mi resi conto che quelle erano le uniche istantanee che i nostri figli avrebbero guardato un giorno con stupore, convinti che i loro genitori avessero vissuto una vita tranquilla, ordinata, come quella delimitata dalle inquadrature delle foto, alzandosi al mattino per camminare fieri sui marciapiedi della vita, senza nemmeno immaginare l'aspra follia e ribellione della nostra esistenza reale, della nostra notte, l'inferno, l'insensata strada d'incubo. E tutto dentro un vuoto senza principio e senza fine."

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