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Tutto questo semplicemente per dire che Ondine non è esattamente un film sconosciuto. Semplicemente uscirà in Italia tra qualche tempo. Il suo regista è Neil Jourdan, vincitore dell'Oscar per La moglie del soldato, nonché regista di Intervista col vampiro, Michael Collins, Breakfast on Pluto e Il buio nell'anima. Insomma uno che spazia molto, ma che di tanto in tanto ritorna alla sua amata Irlanda, con i suoi straordinari paesaggi verdi, le sue scogliere, le sue brume, il suo mare.
Ebbene, Ondine è un film profondamente irlandese, che racconta la storia di un solitario pescatore con problemi di alcolismo, Syracuse, da tutti chiamato Circus (Colin Farrell), che un giorno, durante la sua uscita quotidiana per la pesca, trova nella sua rete una donna che gli si presenta con il nome di Ondine (Alicja Bachleda).
La donna si comporta in maniera strana e misteriosa, facendo pensare a Syracuse e a sua figlia Annie (Alison Barry) (costretta su una sedia a rotelle in attesa di un trapianto di reni) che si tratti di una creatura del mare, per l'esattezza una selkie, una creatura mitologica della tradizione irlandese e scozzese molto simile a una sirena, che secondo la leggenda può perdere la sua coda e adattarsi a vivere sulla terra.
Una serie di circostanze misteriose (tra cui due episodi di pesca quasi miracolosa grazie al canto di Ondine) e il verificarsi di coincidenze fortunate convincono progressivamente Annie e Syracuse di aver proprio a che fare con una selkie. E le letture dei libri presi in biblioteca rafforzeranno questa convinzione (!).
La scoperta dell'esistenza della ragazza da parte del piccolo paese di pescatori dove Syracuse vive metterà in moto, però, una serie di eventi che riveleranno il mistero. Nel frattempo, qualcosa è magicamente cambiato nella vita del pescatore e di sua figlia.
Ondine è un film raccontato come una favola e che ci ricorda l'importanza di credere nella magia, schiacciati come siamo dalla banalità e dalla tristezza del quotidiano. Un film che trasmette il valore della speranza e la necessità del coraggio per essere felici. Come dice il prete (Stephen Rea) con cui Syracuse si confida, "L'infelicità è più facile, basta semplicemente abbandonarsi ad essa; la felicità richiede impegno e una proiezione verso il futuro".
Buoni 2/3 del film ci fanno davvero vivere in uno stato di magia e di incredulità e la colonna sonora affidata alla straordinaria sonorità dei Sigur Ros fa il resto.
Peccato che alla fine il regista senta il bisogno di spiegarci tutto, di dare un senso ad ogni minimo dettaglio, di portare la storia ad una non del tutto necessaria conclusione.
Avremmo certamente preferito lasciarci cullare dalla storia delle selkies, abbandonarci al loro mondo magico, lasciarci trasportare dalle onde del mare, farci conquistare dal loro canto. Senza aprire gli occhi. Ovvero con quello sguardo tenero, impaurito e infantile con cui Syracuse guarda il mondo intorno a sé improvvisamente colorarsi di nuove sfumature.
E poi, io e il mare... È un po' il mio elemento naturale.
Insomma, la capisco Ondine.
Voto: 3,5/5
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