Only lovers left alive e’ un film sui vampiri. Sospendete l’incredulita’ (sul fatto che ancora possano esistere opere degne sui succhiasangue) per un istante prima di chiudere questo articolo e passare ad altro: giustamente il 99% degli umani con del gusto superstite a questo punto smette di leggere, ferit0 dall’aurea di puttanate inconmmensurabilmente disgustose tipo Twilight o Blade. Datemi una chance, qui paraliamo di un reboot del concetto di vampiro e vampirismo, di una rinascita meravigliosa tipo quella concessa da Nolan a Batman dopo il massacro operato da Schumacher. Senza citare Intervista col Vampiro (l’ho appena citato), e’ il solo film meritevole su questi esseri degli ultimi 20 anni. E’ piu’ che meritevole, ed e’ molto piu’ che un film sui vampiri. Ed e’ un film di Jim Jarmush.
Il film e’ la storia della non così tormentata storia d’amore tra Adam (Tom Hiddleston) ed Eva (Tilda Swinton). Adamo ed Eva, evitabile, ma vi giuro che e’ l’unica cosa evitabile del film perche’ il resto e’ magnificamente al suo posto, ed il suo posto e’ meravigliosamente dove deve essere. Lui vive nella post-apocalittica Detroit (non perche’ e’ successa una catastrofe apocalittica a Detroit in un eventuale futuro apocalittico, ma perche’ Detroit e’ apocalittica oggi, anche adesso mentre leggi, e’ devastata ed e’ la capitale mondiale del ruin-porn, ed e’ sublime); lei vive a Tangeri. Relazione a distanza, del resto stanno insieme da qualche centianaio di anni, un po’ di respiro e’ vitale per un amore tanto duraturo… Ora, Detroit e Tangeri: due ex-città dal imperiali, centri di produzione e creazione più vivaci al mondo, industria e musica mano nella mano, diversità culturale e sociale come se grandinasse. E poi: un crollo economico, un sommovimento sociale, un battito di ciglia lungo un decennio o giù di lì, e Detroit e Tangeri diventano due avamposti in rovina, due città fantasma, vuote e disabitate, piene solo della condanna di testimoniare cio’ che erano e che non saranno mai piu’.
Tilda Swinton è Eve, vampiro ottimista e vitale, che ama la letteratura in tutte le lingue (in millenni di vita le avra’ pure imparate tutte, prima di Google) e ballare classici dimenticati del rock’n’roll anni ‘60. Veste di bianco e ha più energia quando si sveglia la notte di quanta io ne abbia ogni mattina quando (provo ad essere) sveglio. Risponde alle tendenze depressive di Adam con una simpatica dose di “get over it”, e sbaraglia le discussioni su come si fanno i personaggi femminili interessanti nel cinema (che sono sempre interpretati da Cate Blanchett, Emma Thompson, o Tilda Swinton). Eve usa un iPhone ovviamente bianco. Tom Hiddleston è Adam, un vampiro depresso e malinconico che compone rock di culto, dopo un passato da ghost writer per vari pezzi grossi della storia della musica (dico Schubert, non Led Zeppelin). Veste di nero, e colleziona chitarre e strumenti a corde antichi (e tutti gli strumenti vintage che si vedono nel film sono modelli originali, preparatevi ad agonizzare davanti a un paio di Gretsch e Rickenbacker, ed a piangere la fine di una sei corde classica del primo novecento). Jim Jarmusch ha descritto il personaggio come “Hamlet as played by Syd Barrett”.
Adam chiama Eve su Skype, e lei va a Detroit perche’ lui e’ depressissimo e si e’ fatto fabbricare un proiettile in legno per suicidarsi. Ma appena lei arriva e si toglie i guanti, il dolore passa, fanno ovviamente sesso e poi guidano una Jaguar XJS (ovviamente vintage e bianca) in giro per Detroit di notte, e Jarmusch rivela la bellezza dei teatri abbandonati diventati parcheggi, dei mattoni e del ferro nelle fondamenta esposte, degli edifici precari ed in punto di morte. Tranquilli, per fotuna non c’e’ traccia di sentimentalismo confessato con patetici discorsi sull’amore eterno ne’ di pallosissimi baci o di stupido sesso da film censurato da lenzuola. I piu’ semplici di mente vi diranno che questo e’ un film sull’amore eterno, ma i semplici sbagliano sempre: piu’ che amanti arsi dal fuoco della passione Adam ed Eve sembrano due fratelli incestuosi. Non l’amore li rende superiori agli umani, ma lo spleen di Adam e’ cio’ che da valore all’opera, la sua malinconia e depressione causata da quelli che chiama zombie: gli umani. Recuperando il potere metaforico del vampirismo – quasi scomparso di questi tristi tempi – Jarmusch intercetta temi che hanno ruotato attorno a questa figura mitica, dalla tossicodipendenza alla diversità, dall’ossessione bestiale all’emersione del sommerso, rendendo i due protagonisti sia prede che cacciatori, ma soprattutto collezionisti, curatori. Nel tempo in cui l’uomo è ridotto a zombie sta a loro preservare e dare il giusto peso al patrimonio culturale prodotto nei secoli e millenni da un’umanità ridotta oggi allo stato di morto vivente. Siamo noi i morti, gia’ ce lo avevo detto Romero, morti nel momento in cui facciamo decadere ciò che siamo stati capaci di creare, e soprattutto cio’ che non siamo stati capaci di creare (nel film si cita Tesla a tal proposito) e costantemente tendenti all’autodistruzione (nel film si lascia intendere il futuro conflitto per l’acqua che attende il nostro pianeta).
Succede anche altro nel film, ma lo vedrete vedendolo, perche’ dovete vederlo. Anche se non c’e’ (ancora) in italiano, perche’ gli italiani sono stati troppo impegnati a tradurre La Grande Bellezza. Inoltre la sceneggiatura, scritta dallo stesso regista, è pervasa da una costante vena ironica (le battute su Los Angeles “centrale degli zombie” e sui vari dottori cinematografici sono da cult istantaneo) che impreziosisce una narrazione fluida e dal gran ritmo in cui i concetti della decadenza dei nostri tempi, la non-esistenza e il non-rapporto con gli altri sono da inserirsi nell’anti-paradiso terrestre di cui fanno parte Adam e Eve. Il pallore di queste anime dannate e la rassegnazione a una condizione di dipendenza sono il film, che sorprende a sprazzi con momenti di humor, sommesso, caustico e freddo, e con una serie di piccoli ammiccamenti allo spettatore nascosti tra location, decorazioni e nomenclature. E che regala un momento di vita e di speranza proprio nel finale, grazie alla splendida ‘Hal’ di Yasmine Hamdan - e alla sospensione dell’ultima scena. Only lovers left alive celebra la superiorità vs gli zombie, superiorita’ snobisticamente cool che conferma che i vampiri della questione, gli unici veri amanti rimasti in vita, sono loro e non certo quelli di Los Angeles, in un film autoindulgente ed autoesaltante, che in ogni momento afferma: “Nessuna paura: siamo meglio noi di loro”. Il tutto, giustamente. Ascoltando la gia’ detta Yasmine Hamdan in chiusura di film, Adam la trova eccezionale e lo dice ad Eve, che le augura fama e successo: Adam risponde “speriamo di no, merita ben altro”. Adam ha giocato a scacchi con Byron e bevuto vinaccio con Poe ed e’ qui a raccontarlo. Cominci a farti un’idea che il passare del tempo pesi parecchio, a come si debbano sentire i luoghi e le cose inutili che rimangono lì dopo lo scorrere delle faccende umane, e immagini che il senso di superiorità che ti potrebbe dare l’aver vissuto per secoli è una forma di ennui decadente difficile da superare.
Ho detto anche troppo: per sapere altro vedetevi il film più originale e poetico nella storia dei non-morti succhiasangue.
E sappiate infine che la colonna sonora del film è in buona parte opera del gruppo di Jim Jarmusch, gli SQÜRL insieme a Jozef Van Wissem, con incursioni di Black Rebel Motorcycle Club e qualche altro, ed unita alla sontuosa macchina da presa di Jarmush crea un unione estetica-musicale perfetta. La colonna sonora del film e’ stupenda. Se avete pazienza, qui c’e’ tutta >>>
Music from (and inspired by) Only Lovers Left Alive from flix.gr on 8tracks Radio.
; ma non potrete mandare avanti ne indietro: per un vampiro non conta, ha l’eternita’ per ascoltare.