Adam e Eve (va il caso) sono due vampiri che vivono da secoli, sposati ma sempre lontani. Adam vive in una decaduta e abbandonata Detroit, all’interno della sua enorme e fatiscente casa dove scrive musica per ogni strumento e crea strani macchinari e congegni ispirati dal lavoro di Tesla, meditando talvota sul suicidio. Eve dimora in una Tangeri fuori da ogni tempo, dove passa le nottate in compagna dell’amico vampiro Christopher Marlowe o Kit (poeta londinese del XVI secolo), che negli anni ha assunto vari pseudonimi tra cui quello di William Shackespeare, e si perde nelle mille parole dei libri che ha in casa. I due vivono lontani, eppure non riescono a fare a meno l’uno dell’altra.
Nei lati negativi, invece, c’è l’eccessivo citazionismo presente in un buon 80% del film. Sarà che sono un rompi palle, sarà che a fingersi acculturati quando si citano delle ovvietà non ci vuole niente, la cosa mi è dato abbastanza fastidio. Ogni quattro secondi viene sparato il nome di uno scienziato, di un musicista o di un autore letterario che i due hanno conosciuto nel loro peregrinare. Citazioni letterarie o filmiche piovono come pioggia. Il tutto condito con questa personalità molto emo assunta da Adam, i cui capelli lunghi corvini davanti agli occhi e le sue manie suicide, mi ricordano molto gli anni ’90, periodo storico nel quale è successo veramente poco d’interessante.
Se avete 123 minuti da dedicare a questo film e se non vi danno fastidio i film lenti fino allo sfinimento, allora potete approcciarvi alla visione, se invece avevate in mente qualcosa di un po’ più movimentato allora vi consiglio di starne alla larga. Only Lovers Left Alive è un film sull’amore e sulla solitudine, innanzitutto, e non un classico film sui vampiri.
Dice: ma alla ti è piaciuto o no? Diciamo di sì, ma non credo lo rivedrei una seconda volta.