Dovete provarla, fatemi questo piacere, dovete provare almeno una volta una gara come questa. Non le Stramilano, non le We own the Night, non le garette cittadine ad uso e consumo di uno sponsor colorato o elettrico. Lasciate quelle passeggiate a chi vuole limitarsi a camminare un po’ e ad avere qualche buona scusa per spararsi un selfie con uno sfondo particolare. Le gare serie sono dei capolavori. Dei capolavori di organizzazione innanzitutto (per ora non me la sento di lamentarmi di nulla, ho avuto il mio sacco per il ristoro, c’erano i depositi borse e le auto non mi hanno dato fastidio) e di persone che raramente avreste la possibilità di incontrare.
Lo sapete, io vado matta per l’umanità che corre. Tu sei lì, nei primi 3 km, quando ancora devi stabilizzare il battito e pensi di vedere la morte e invece incroci il vecchietto settantenne che corre ingobbito ma corre. Oppure incroci quel ragazzo che hai visto anche al Trofeo del Sempione, quel ragazzo con una gamba amputata che correva con le stampelle e non puoi fare a meno di avvicinarti a lui e urlargli “vai! Sei un grande!!!!”. Oppure incroci i bambini, dio mio quanti bambini, che applaudono a noi sconosciuti facendoci sentire dei supereroi, allungando quelle manine dai marciapiedi per darci il 5!
E’ la seconda staffetta, ormai dovrei essere abituata. Invece no, perché ogni corsa è una scommessa diversa. Con te stessa, con il pacer, con la squadra, con le gambe. La mia, quest’anno, era di completare la frazione più lunga mantenendo un passo
Ma partiamo dall’inizio. Quest’anno la mia squadra era composta da Alessandra (mia lettrice del blog che ho contagiato al punto che è diventata cityrunner, il mio orgoglio!), Elisa (la pr adidas che l’anno scorso mi ha coinvolto nel progetto a cui voglio un gran bene) e Alessandro (il mio istruttore di TRX e trainer in palestra).
La sacca gara mi è stata consegnata da nientepopodimeno che Haile Geberfsjhdfbshjdfb, più che un nome un codice fiscale, un IBAN, una password di Fastweb. Che si perdoni la mia ignoranza ma come ho detto quando è arrivato “non è che è Julia Roberts eh, posso anche non sapere chi sia” – “No lui E’ Julia Roberts!”. Insomma Haile è un simpatico etiope che ha vinto una manciata di record mondiali, qualche olimpiade, la stramilano e forse anche la Codroipo in Bicicletta. Peserà 20 kg bagnato e grazie al cazzo che va veloce, PROVA A CORRERE CON UN PESO NORMALE CHE SOLO I MIEI CAPELLI PESANO COME UNA TUA GAMBA.
Come si compete a chi sa che deve fare una gara il giorno seguente, a cena non ho mangiato nulla di diverso dal solito (insalata di pollo e scamorza) e stessa cosa dicasi per la colazione (overnight oats). Non esagerate con i carboidrati e non cambiate le vostre routine alimentari proprio il giorno prima della gara. Una porzione in più di carboidrati ci sta tutta (tutto glicogeno che viene bruciato poi) ma senza esagerare. La notte di sabato non ho dormito molto perché l’adrenalina cominciava a farsi sentire. Una ragazza ha chiesto a me e ad un mio collega cityrunner come mai fossimo così nervosi ma non ve lo so spiegare se non facendovi una metafora: ero eccitata come la notte prima del mio compleanno da piccola, come la notte prima di natale, come quando sai che il giorno dopo vedi il tizio che ti piace. Una specie di sabato del villaggio del cervello e del corpo.
Mi sono vestita, ho indossato la fascio del cardiofrequenzimetro e da svegliona quale sono ho deciso di allargarla un po’ perché venerdì in allenamento stringeva troppo. Spoiler --> Decisione sbagliata. Dopo una manciata di selfie ufficiali pre gara in casa sono uscita e con mia immensa dilusione non ho incrociato nessuno per strada con il pettorale come me. La verità è che non c’era proprio nessuno in giro. Poco male, il Celodurismo del Runner, quella cosa che mi fa camminare tronfia quando ho un pettorale puntato addosso non me la leva nessuno lo stesso. Finalmente in metro ho incrociato altri runners e da lì in poi è stata un’escalation di adrenalina. Sono arrivata alla mia stazione di cambio con largo anticipo ma questo mi ha dato il tempo di vedere il passaggio delle “lepri” cioè quel gruppo di kenyoti in testa alla gara, insomma quelli che corrono per vincere e che chiudono la maratona in 2 ore e 8 minuti.
< < < 42 KM IN DUE ORE E OTTO MINUTI FANNO 3 MINUTI AL KM > > >
La playlist “Songs to sing in the shower” di Spotify mia fidata compagna di corsa mi ha tenuto compagnia per 11 km che, contrariamente al 2014, mi sono sembrati meno lunghi di quanto ricordassi. Il percorso della II frazione è stato abbastanza simile a quello dell’anno scorso, comprese le due maledette salite e maledette discese vicino al Portello e alla montagnetta di San Siro che hanno messo a dura prova la mia fede e le mie gambe. C’è chi direbbe che correre nel panorama di Milano fa schifo. Ma sai, sono capaci tutti a correre in riva al mare, in un parco o in riva al lago. Io amo Milano. Amo il suo asfalto tanto quanto amo gli spazi verdi. Amo il Parco Sempione e il suo percorso che mi è sempre più famigliare, ma trovo che ci sia un fascino inaspettato anche nel correre in mezzo all’asfalto. Ci sono stati mille momenti in cui avrei voluto estrarre il cellulare per scattare una foto per potervi mostrare l’immenso panorama che ho visto in cima ad una salita nel mezzo della Tangenziale. Eravamo tantissimi, un serpentone colorato in movimento che si mangiava la strada. E’ difficile da spiegare ma si prova qualcosa di strano nel correre in mezzo ad una tangenziale. Ci si sente onnipotenti. Per una volta, a piedi, ci si sente i padroni della città.
Un’altra cosa da non sottovalutare nella scelta della frazione è anche l’orario in cui si corre: ho avuto la fortuna di non avere il sole forte in faccia ma nonostante questo ad ogni punto di ristoro mi sono presa l’acqua per versarmela sulla schiena per non schiattare dal caldo. E a questo proposito posso dire di aver imparato qualcosa di nuovo anche quest’anno e di aver capito a cosa servono gli spugnaggi: NON A BERE CIUCCIANDO LA SPUGNA COME MI CREDEVO IO, ma a rinfrescarsi la faccia, le braccia e la schiena!
Dopo i primi km nei quali ho mantenuto un passo da maratoneta (sui 5.15-20) mi sono attestata sui 5.30 per un bel po’ per poi chiudere con un passo medio di 5.38 che mi è sembrato grandioso, considerando che lunedì scorso ho corso con un passo medio di 10 secondi maggiore! Mi sono allenata in quest’ultimo mese e mezzo su una distanza di 12 km sapendo che la mia frazione sarebbe stata di 11.6 km quindi quando ho oltrepassato gli 11 mi aspettavo di correre ancora un po’, ma lo stand adidas era il primo della fila ed era già ora di consegnare il testimone. I tempi ufficiali della gara dicono che ho concluso in 1 ora spaccata (molto, come l’anno scorso, dipende da dove hanno posizionato i tappeti di rilevazione) ma il mio Garmin dice che ho concluso in 1 h 3’.
Ho i piedi pieni di vesciche, di fatto galleggio sulle bolle. Credo di avere il polpaccio destro un po’ stirato (distinguo chiaramente qualcosa di teso di come una corda di violino) ma per il resto non ho dolori di sorta. Sono in piena botta di endorfine e non vedo l’ora di farne un’altra. Non vedo l’ora di tornare a correre, non vedo l’ora di allenarmi più seriamente, non vedo l’ora di buttare giù quei 6 kg di tristezza che ho messo su e non vedo l’ora di provare di nuovo questa sensazione da supereroe che si prova al termine di una gara.
Se ce l’ho fatta io, per due anni di fila, può davvero farcela chiunque.
(Ha il pettorale della maratona eh, mica la staffetta)
PS: In tante mi hanno fatto notare che ho dei capelli della madonna all'arrivo. Non c'è un segreto particolare se non forse che ho la fortuna di non sudare molto in testa e di avere capelli che tengono bene la piega! Se può essere da indicazione: quando corro, o in palestra, faccio sempre una coda alta che poi attorciglio e fermo con un elastico con i gancetti per fare in modo che resti fissa come uno chignon.