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Onorevoli indifferenze verso il sardo. E onorevoli interessamenti

Creato il 27 luglio 2012 da Zfrantziscu

Non è dato sapere che fine abbia fatto l'emendamento che il deputato sardo Federico Palomba ha con successo proposto ai suoicolleghi senatori perché si eviti la strampalata discriminazione della lingua sarda. Nel decreto sulla Revisione della spesa, un burocrate ministeriale (pare funzionario specializzato in bilanci) ha distinto le lingue di minoranza fra quelle tutelate perché "di madre lingua straniera" e quelle non tutelate perché dialetti. Tutto, in merito, tace. Sorte diversa sembra esser stata riservata alla lingua friulana: la Commissione cultura del Senato, su proposte del Leghista Mario Pittoni ha approvato alla unanimità il parere poi consegnato al Governo.

I commissari (nessun sardo, visto che i senatori della Sardegna di tutto si occupano tranne che di cultura) ricordano che la legge statale 482 di tutela delle lingue di minoranza non fa distinzione fra di esse, come invece ha stabilito prima il burocrate e poi il ministro che ha presentato quella norma psichedelica. C'è da sperare che il richiamo al buon senso e alla lettera della L 482 prevalga sulla tentazione di far passare, attraverso una incolta e antiscientifica affermazione, il tentativo di ridurre la democrazia linguistica a questione di rapporti fra stati. Altrimenti, è ovvio che toccherà alla Corte costituzione decidere se burocrati e tecnici al governo hanno la facoltà di mettersi sotto i piedi una legge dello Stato e la Costituzione.

In tutta questa vicenda, a fare la figura degli indifferenti se non peggio sono i deputati e i senatori sardi, con la lodevole eccezione di Palomba che pur non essendo senatore, non ci ha pensato due volte a chiedere al suo collega siciliano, senatore Giambrone, di farsi difensore del sardo. Del resto, non migliore sorte era stata riservata dai parlamentari che ci rappresentano in Italia al sollecito fatto loro dall'assessore regionale della Cultura affinché vigilassero per evitare lo scempio che della Carta europea delle lingue vogliono fare il Governo e, in particolare, il ministro degli Esteri. (Vedi il testo della lettera di Milia, riportato nel blog di Paolo Maninchedda).

La seconda e l'ottava commissioni del Consiglio regionale (si occupano fra l'altro delle politiche comunitarie e di diritto allo studio) hanno approvato alla unanimità la richiesta al Governo sardo e ai parlamentari " a proporre in sede di conversione del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95 "Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini" gli opportuni correttivi all'articolo 14, comma 16, affinchè vada necessariamente eliminato il riferimento alla "minoranza di lingua madre straniera" ripristinando l'interpretazione originaria di tale disposizione che consentiva, anche alla Regione Sardegna, l'applicazione della deroga prevista dal comma 5 anche alle altre minoranze linguistiche storiche tutelate dalla legge n. 482/99, tra le quali sono ricomprese il catalano e il sardo ".

E sempre all'unanimità hanno dato una sveglia sia al presidente della Regione sia ai parlamentari sardi a Roma con l'invito " a vigilare e a porre in essere tutte le opportune iniziative, in sede di approvazione in Parlamento del disegno di legge n. 5118/XVI, affinché la lingua sarda possa vedere garantiti i massimi livelli di salvaguardia e promozione in ogni settore della vita economica e sociale, con particolare riguardo all'ambito dell'istruzione e dell'informazione, in modo tale da consentire una sua piena ed effettiva tutela in considerazione del valore storico, identitario e culturale della stessa ".

In un momento in cui la lingua sarda, e insieme ad essa la stessa identità nazionale, sono prese di mira credo valga la pena segnalare quanto scrive il sardista Paolo Maninchedda nel suo sito: "[...] una cosa mi è chiara: oggi abbiamo importanti intellettuali impegnati nella studio, nella tutela, nella promozione e nella diffusione della lingua sarda, ma abbiamo un basso tasso di resa politica della "questione lingua" ai fini dell'indipendenza. Il difetto è evidentemente di chi fa politica e quindi anche mio."


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