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OoS: Firmino, il brasiliano forgiato da Odino

Creato il 25 gennaio 2016 da Retrò Online Magazine @retr_online

Pur consapevoli dell’importanza capitale del weekend di Serie A appena trascorso, che ha consacrato la Juventus come unica possibile antagonista del Napoli nella corsa scudetto, questa settimana “Out of Sight: l’uomo in più” torna a concentrarsi sulla Premier League, in particolare sul pupillo di Jürgen Klopp: Roberto Firmino.

In un weekend di prestigio per la Premier League, tra la rinascita di Diego Costa capace di vincere da solo il derby contro l’Arsenal e la conferma del Leicester che non rinuncia al sogno scudetto, più di tutti ha incantato il match mirabolante tra Norwich e Liverpool. I Reds hanno rimontato in 20′ l’inatteso 3-1 subito dopo il vantaggio iniziale, per poi imporsi definitivamente per 5-4 in pieno recupero a una manciata di secondi dal triplice fischio. Se con Rodgers carattere e compattezza sembravano smarriti, Klopp in sole quindici giornate ha restituito la grinta e la forza tattica necessarie per tentare la rincorsa alla Champions League. La squadra è tornata unita e, fedele al credo del manager, non molla mai. La fragorosa e commovente esultanza sul goal finale ne è la prova.
Buona parte del merito di questo match va riconosciuto a Roberto Firmino, a segno sia nel goal che ha sbloccato il match, sia nel fondamentale 3-3 che ha rimesso in equilibrio la partita.

Congratulations to @Roberto_Firmino on winning our Man of the Match poll for his display against @NorwichCityFC. pic.twitter.com/aT3S74UA29

— Liverpool FC (@LFC) 24 Gennaio 2016

Roberto Firmino Barbosa de Oliveira, classe 1991, è uno dei giovani più promettenti in circolazione. Come tutti i talenti più puri che si sono esibiti nei campionati europei, da Kaká a Dinho a Ronaldo, nel corpo gli scorre sangue brasiliano. Firmino asce infatti a Maceió, una metropoli densa di industrializzazione collocata sulla punta orientale del Brasile. La povertà è una condizione da cui pochi trovano scampo, e la sua famiglia non è tra i fortunati. Da bambino, il piccolo Firmino era solito contribuire al sostentamento della famiglia vendendo cocco sulle spiagge insieme alla madre, cercando di sfruttare la crescita del turismo che ha coinvolto la città solo nell’ultimo decennio. Come ogni storia a lieto fine, il talento con la palla ai piedi gli consentirà di risollevare le sorti della propria vita e della sua stessa famiglia (costretta poi a trasferirsi in Europa per paura di un rapimento estorsivo, vista la popolarità del figlio), ma il cammino verso il calcio che conta, la Premier, sarà più tortuoso di quanto ci si possa aspettare per un giocatore così promettente.

Le prime esperienze da calciatore, Firmino le matura piuttosto tardi, a 13 anni, militando nella squadra locale, il CBR (Club de Regatas Brasil), che lo sperimenta come mediano davanti alla difesa. Fu grazie a Marcelo Portella, dentista di professione ma osservatore per hobby, che ebbero inizio i primi confronti con i club più prestigiosi. Confronti che inizialmente non portarono i risultati sperati: Portella lo faceva viaggiare in lungo e in largo per il paese, convincendo le società di peso a concedergli dei provini, ma nessuna di queste ebbe il coraggio di investire sul ragazzo. L’unica a tentare il minimo approccio fu il San Paolo, ma la cifra dell’ingaggio era così scarsa da non coprire le spese sostenute per tutti i viaggi fatti. Le risorse della famiglia si erano già esaurite da un pezzo, tanto che Portella aveva deciso, col sostegno anche da parte di Guilherme Farias, di finanziargli i provini pagando di tasca propria. Nel 2008 avvenne il miracolo: nel provino per la Figueirense, squadra di Serie B con sede nello stato di Santa Caterina (a 300 km a sud da Maceió), Firmino sfoderò 2 goal in rovesciata e venne finalmente ingaggiato, all’età di 17 anni. In Brasile giocò per soli due anni, ma furono fondamentali per la sua crescita. Dopo una prima stagione ai margini del progetto, in cui dovette assistere anche alla retrocessione del club, la stagione successiva, schierato da trequartista, mise in mostra tutta la potenza del piede destro, che gli valsero 8 goal in 36 presenze e il titolo di “giocatore rivelazione del torneo”. Il tutto arricchito da una velocità fuori dal comune, che rese Firmino noto tra gli osservatori oltreoceano e accese l’interesse dei club europei.

La cessione all’Hoffenheim, squadra di provincia della Bundesliga, datata settembre 2010, rappresenta uno dei casi più curiosi della politica di mercato degli ultimi anni. A marzo dello stesso anno la Tombense di Eduardo Uram (oggi procuratore di Allan) si era impossessato del cartellino, per poi cederlo nuovamente in prestito alla Figueirense e cederlo a titolo definitivo ai tedeschi otto mesi dopo. Come risultato, il club intascò i 4 milioni dalla trattativa, mentre ai bianconeri, meritevoli di averlo fatto crescere, spettò solo il 5%, pari al contribuito di solidarietà imposto dalla FIFA: una beffa.

Le ambizioni di Firmino in quegli anni iniziarono a prendere forma, e la mentalità vincente sembrava già allora suggerirne un futuro da campione, più di quanto si evincesse dalle doti tecniche. Su specifica domanda, ad una delle sue prime interviste si paragonò a Ronaldinho, per la rapidità e l’intelligenza tattica che lui stesso si riconosceva. Per quanto potesse sembrare presuntuoso da parte di un ragazzino di nemmeno 20 anni, i match di queste settimane gli hanno dato ragione. In Germania vive una crescita esponenziale, pur dopo una prima mezza stagione vissuta in panchina, con l’esordio a ben 2 mesi dall’arrivo in squadra e soli 3 goal.

Gli allenamenti lo irrobustiscono fisicamente, consentendogli di affinare una tecnica di difesa della palla molto efficace. Ma più di tutti incanta per la visione di gioco: gioca sempre a testa alta e riesce a monitorare perfettamente la posizione dei compagni. La velocità devastante e la finezza di tocco, oltretutto, rendono Firmino una mina vagante per le difese avversarie, costrette anche a triplicare la marcatura a uomo per contenerlo, pur essendo lui capace di dribblare solo col piede destro.

Il 2014 è l’anno della consacrazione: la doppia cifra raggiunta sia in termini di goal sia in quelli di assist gli valgono la convocazione del CT Dunga e l’esordio nazionale, prima in amichevole a novembre, poi nel primo torneo ufficiale, in Copa America nel 2015, dove conquisterà il 2-1 valido per l’accesso ai quarti di finale. Pur controvoglia, i tedeschi, dopo averlo trattenuto ancora per una stagione, cedono alle lusinghe del Liverpool, che acquista il cartellino alla cifra esorbitante di 41 milioni di euro. È il salto di qualità definitivo.

#LFC are delighted to announce they have signed Roberto Firmino from Hoffenheim, subject to a medical #FirminoLFC pic.twitter.com/rWRHhTmHuB

— Liverpool FC (@LFC) 24 Giugno 2015

Oggi Firmino, che a inizio stagione temeva di essere messo ai margini da Rodgers, con Klopp ha trovato la propria dimensione ideale. Jürgen ha importato dall’esperienza al Borussia lo stesso metodo di lavoro tipicamente tedesco, con la mentalità da panzer che lo ha sempre contraddistinto, e il venticinquenne brasiliano è un punto fermo del suo progetto. Ad oggi, ha messo a segno 5 goal e 5 assist in 20 presenze: un buon inizio per Firmino, ma per tornare a lottare per la coppa dalle grandi orecchie serve molto di più. Il match di ieri contro il Norwich potrebbe essere solo l’inizio: la volata è cominciata.

Tags:brasile,Firmino,Firmino Liverpool,liverpool,Premier League,Roberto Firmino Next post

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