Sabato scorso ho partecipato a “Raccontare lo sport, oggi” alla Triennale di Milano, di cui ho già ampiamente parlato i giorni scorsi. Quello di cui non ho ancora ampiamente parlato è come è andata. Ho avuto modo di ascoltare diverse, stimate voci che rappresentano i molteplici modi di vivere lo sport nei nuovi media e nei media tradizionali, e sono state voci tutte interessanti da ascoltare. Questa è la prima parte, la seconda la trovate qui :)
É difficile tracciare il futuro del rapporto tra sport e media in un paio di ore di discussione. Il tentativo dei 5 protagonisti è stato più che altro quello di constatare la attuale situazione italiana in questo senso, mettendo l’accento su ciò che effettivamente non va bene e ciò che si dovrebbe cambiare per non rendere la comunicazione sportiva un inespressivo fantasma di sé stessa.
Il primo a mostrarsi preoccupato è stato Marco Pastonesi. Per spiegare come i nuovi media non siano ancora maturi a gestire e dare risalto ad alcuni prodotti giornalistici ha raccontato una storia di ciclismo che ha fatto emozionare l’intera sala gremita.
La voce del basket di Sky, Federico Buffa, ha poi fatto il ragionamento che più si avvicina al mio pensiero: le nuove tecnologie hanno portato il giornalismo a un bivio tra vecchi e nuovi media. Dove andare? Il bivio, però, porta anche a una circolarità tra carta e web, per cui il tutto è – più o meno – in mano al consumatore, ossia l’utente finale.
Come quando giunse la radio prima e la tv poi, aggiungo io.
Un altro telecronista di successo, Luca Tramontin, ha delineato il profilo del commentatore televisivo contemporaneo, spiegando come internet ha portato a un impoverimento generale della qualità delle telecronache. Dall’altra parte, Tramontin ha azzardato una teoria: il pay per view e le soluzioni affini a queste per gli eventi di sport porteranno di nuovo a una specializzazione del commento sportivo.
Il responsabile del sito web di Sport Mediaset, Andrea Saronni, si è ricollegato a questo discorso spiegando le difficoltà che incontra tutti i giorni un portale come quello che coordina di fronte alla tremenda concorrenza dei social media e della loro natura super-istantanea, passatemi il termine.
Il regista Massimiliano Mazza si è poi inserito nel discorso di Saronni mettendo l’accento su un problema tipico dei nuovi media, una specie di febbre: quello che si vuole dire è meno importante di come lo si dice. In estrema sintesi, il mezzo è il messaggio. In questo modo, il giornalismo “dal basso” non è più una risorsa, ma un malus. A seguire, viene scontato un appello accorato alla cura dei contenuti.
Questo è il report “pulito” dei punti più salienti che ho potuto ascoltare sabato in Triennale. La mia idea su quanto è stato detto la trovate qui :)
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Last Saturday I attended “Telling the sport today” event at Milan Triennale Expo, which I have already fully spoken the past few days. What I have not yet fully discussed is how it went. I have heard different voices representing the multiple ways to experience the sport in new media and traditional media, and all entries have been very interesting to listen to. This is the first part, you will find the latter here :)
It is difficult to trace the future of the relationship between sport and media in a couple of hours of debate. The attempt of the five of the best italian sport journalists was mostly to notice the current Italian situation in this sense, focusing on what actually is bad and what they should change in order to not turn communication sporting into a deadpan ghost of itself .
Marco Pastonesi was the first who showed his concern. He told a story about cycling that did touch the whole full room in order to explain how new media are not yet ready to manage and give prominence to some journalistic products.
The voice of basketball at Sky, Federico Buffa, followed an argument that actually comes close to my thinking: the new technologies have brought journalism at a crossroads between old and new media. Where to go? The fork, however, also leads to a circularity between news media and web, so everything is – pretty much – in the hands of consumers, i.e. the final user.
Just like when first the radio came on and then the television technology did the same, I might add.
Luca Tramontin, another successful commentator, outlined the profile of the contemporary television commentator, explaining how the internet has led to a general impoverishment of the commentary quality. On the other hand, Tramontin ventured a theory: the pay-per-view and solutions related to sports events will bring back to a higher level of commentary specialization.
The manager of Sport Mediaset website, Andrea Saronni, referred to this speech explaining the difficulties that a sport website encounters every day due to the challenging competition of social media and its super-instant nature, let me pass the term.
The director Massimiliano Mazza then plugged in Saronni’s speech focusing on a typical problem of new media which is a kind of fever: what you want to say is less important than how you say it. In a nutshell, the media is the message. In this way, the “grassroots” journalism is no longer a resource, but a malus. Then, a concerned appeal to care of the contents came as a foregone conclusion.
This is the objective and “clear” report about the most outstanding points that I could hear last Saturday at the Triennale. You will find my personal idea about what has been said here :)
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