All’interno dell’inchiesta che aprì una voragine nel mondo della ristorazione campano e non solo, Fabio Cannavaro veniva più volte ascoltato dagli inquirenti pur non essendo indagato.
L’ex capitano della Nazionale, in quell’occasione, risultava socio al 10% della catena di ristorazione di Iorio. Ma oggi, dai verbali delle dichiarazioni rese dal calciatore lo scorso luglio ai pm Sergio Amato ed Enrica Parascandalo, emerge che il camorrista chiese all’amico calciatore di intestarsi fittiziamente il 25 per cento delle quote di una società; Cannavaro accettò.
Cannavaro ricostruisce gli investimenti in comune con Iorio nel ristorante “I re di Napoli” così: «Attraverso il pagamento di 200.000 euro in assegni circolari il 9.02.2005 ho rilevato il 45% della società SVEVA s.r.l. come da contratto che produco in copia informatica privo di sottoscrizione. Sebbene il mio commercialista abbia fatto riferimento quale partecipazione reale solo al 10%, in realtà la mia quota reale è del 20%. Tanto dovrebbe risultare dalla procura a vendere la quota del 25% che contestualmente fu fatta in favore di Marco Iorio e che tuttavia allo stato non è in copia nella mia disponibilità».
Ed il calciatore continua: «Fu Marco Iorio a chiedermi la cortesia di intestarmi quel 25% in più e mi spiegò che tanto si rendeva necessario in quanto aveva problemi familiari e con altri soci. Non entrò nei particolari nè io feci altre domande. L’intesa era nel senso che di lì a poco avrebbe provveduto ad intestarsi quelle quota, ma poi le cose sono rimaste così e d’altra parte, come ho già dichiarato, non ho mai personalmente seguito questi affari. È stata dunque una cortesia personale fatta ad una persona che non potevo mai immaginare potesse essere quella che appare oggi per effetto delle indagini che state portando avanti. Si consideri che all’epoca avevo contratti per circa dieci milioni di euro all’anno e, quindi, a questa partecipazione ho prestato poca attenzione».
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