Appena due giorni fa l’operazione Megaride aveva fatto scattare le manette ai polsi di quindici persone, posto i sigilli su numerosi locali partenopei e scandalizzato l’opinione pubblica per il coinvolgimento nell’inchiesta del dirigente della squadra mobile Vittorio Pisani, e Fabio Cannavaro.
Quest’ultimo, mentre gli inquirenti cercavano il denaro di Iorio tra i conti svizzeri, pare si trovasse in Florida proprio col presunto capo dell’associazione a delinquere.
Le tracce di Marco Iorio, principale indagato dell’inchiesta su estorsioni e usura sono state intercettate tra gli elenchi dei passeggeri in viaggio per mezzo mondo in un volo proveniente da Parigi (il penultimo di quattro scali – Miami/Parigi/Roma/Napoli – che lo stavano riportando in Italia) e arrestato ieri sera all’aeroporto di Fiumicino dagli agenti della Dia.
Sbrigate alcune pratiche negli uffici doganali aeroportuali, Iorio è stato scortato a Napoli su un auto della Direzione Investigativa Antimafia fino al carcere di Poggioreale dove, ha messo fine alla sua vacanza.
All’appello per i primi interrogatori delle persone raggiunte dagli avvisi di garanzia (Bruno Potenza, di 49 anni, Salvatore Potenza, di 46 anni, Assunta Potenza, di 51 anni, Antonella Di Pesa, di 42 anni, Antonio Carpentieri, di 41 anni, Maddalena Plancqueel, di 49 anni, Domenico Sarpa, di 53 anni, Salvatore Martelli, di 50 anni, Salvatore Scamardella, di 50 anni, Giovanni De Michele, di 34 anni, Marco Iorio, di 42 anni, Massimiliano Iorio, di 40 anni, Carmine Iorio, di 35 anni e Sandra De Caro, di 42 anni.) e a cui si è aggiunta una sedicesima persona, Mario Potenza, di 79 anni, non manca più nemmeno l’altra campana dei fratelli Iorio.
Gli stessi, verranno ascoltati nelle prossime ore e prima di lunedì mattina, giornata riservata a Vittorio Pisani.
Al capo della polizia di Napoli Vittorio Pisani, al quale il gip ha imposto il divieto di dimora nella provincia di Napoli, viene contestata l’accusa di essersi lasciato sfuggire particolari dell’indagine proprio al probabile capo clan Marco che, secondo gli inquirenti, riciclava i soldi del clan camorristico Lo Russo e quelli ottenuti con l’usura da Mario Potenza nella sua catena di ristorazione, di cui, lo ricordiamo, era socio al 10% anche il calciatore Fabio Cannavaro.
Possibile prestanome dell’imprenditore?
Forse. Ma il capitano della nazionale, questa volta in veste di “portiere”, para il colpo e, dicendosi estraneo ai fatti, risulta, al momento, non indagato.
Secondo i magistrati, sarebbero state proprio le informazioni passate da Pisani che avrebbero permesso a Iorio di trasferire circa un milione di euro su conti svizzeri, evitandone così, il sequestro.
E mentre la moglie dell’imprenditore, Valeria Santopaolo – tra le persone arrestate- era già residente in Svizzera, Vittorio Pisani, stando sempre alle ipotesi nate da esposti anonimi, pare si fosse preoccupato, almeno un paio di volte, di far scortare Marco Iorio in Svizzera per trasferire denaro, da alcuni agenti della polizia.
Se su queste ultime accuse gli inquirenti non hanno ancora trovato riscontri, “gole profonde” hanno però aiutato a fare maggiore chiarezza sul ritrovamento della refurtiva e sull’individuazione dei due responsabili di un furto subito dal cognato dell’imprenditore.
Sebbene la Questura è stata costretta ad ammettere, con forte imbarazzo, che di quegli atti non c’è traccia, pare che gli stessi siano stati effettuati da Pisani senza informarne la procura.
Sempre voci anonime hanno messo un’altra pulce nell’orecchio della magistratura che indaga sulle modalità adoperate dal capo della polizia per l’acquisto di una casa nel quartiere del Vomero.«Marco Iorio avrebbe dato al dirigente della squadra mobile una parte dei soldi utilizzati per l’acquisto della casa al Vomero, soldi che il proprietario dei ristoranti del quartiere Chiaia avrebbe guadagnato in nero “Parcheggiandoli” in un immobile sicuro al riparo da indagini e intrusione dell’autorità giudiziaria», questa l’ipotesi che si legge sull’ordinanza scritta dal gip Maria Vittoria Foschini.
Pisani, però, in una nota datata 2009 anticipava alcune precisazioni e, in merito a quell’acquisto, scriveva di aver acquistato la casa dopo averne venduta un’altra che possedeva a San Sebastiano al Vesuvio contraendo, poi, un mutuo per la ristrutturazione.
Eppure, per i pm Sergio Amato ed Enrica Parascandolo, che da mesi avevano avviato un’inchiesta sul caso, queste spiegazioni non sono sufficienti a chiarire il valore di un immobile di provincia (molto inferiore a quello di una casa nella zona di San Martino, punto panoramico del quartiere Vomero).
Per questo, sono in corso accertamenti bancari e finanziari.
Ottimista l’avvocato Rino Nugnes che, insieme all’avvocato Vanni Cerino assiste Vittorio Pisani, si dice «certo che tutto sarà chiarito e il dottor Pisani riuscirà a dimostrare la sua estraneità ai fatti».
Marina Angelo