Blake Edwards gira il suo primo ed unico thriller nel 1962, ovvero un anno dopo il grande successo di Colazione da Tiffany e un anno prima di La pantera rosa, primo capitolo di una serie cinematografica destinata a fare epoca. Stiamo parlando di “Operazione terrore”, una delle rare e preziose incursioni di Edwards al di fuori della commedia, genere in cui è da considerarsi tuttora come uno dei maestri assoluti e imprescindibili. Il film, in un magnifico bianco e nero curato dal direttore della fotografia Philip Lathrop, ha un incipit teso e folgorante, uno di quegli inizi che t’inchiodano immediatamente alla poltrona. La cinepresa segue l’auto di una donna di rientro a casa dopo una giornata di lavoro. Ad accoglierla nel suo garage il respiro sinistro e affannato di uno sconosciuto nascosto nel buio che l’aggredisce alle spalle per illustrarle il suo folle piano: deve sottrarre del denaro dalla banca presso cui è impiegata e consegnarlo all’uomo se vuole avere salva la vita e quella della sorella più piccola che abita con lei. In suo soccorso arriverà un agente dell’FBI che s’impegnerà in un’indagine serrata e meticolosa per catturare il pericoloso maniaco.
A vedere il film pare che Edwards si sia fatto le ossa sul cinema di Sir Alfred, assimilando alla perfezione la lezione hitchcockiana. L’atmosfera di Operazione terrore è molto suggestiva anche per merito di alcuni elementi scenografici che risultano molto sinistri ed inquietanti, come ad esempio nella memorabile scena dei manichini. Sempre costante la suspense, in un continuo crescendo a cui contribuisce in maniera essenziale la raffinata colonna sonora composta dal grande Henry Mancini, abituale e fidato compositore delle musiche per i film di Edwards. Tra l’altro il motivo principale è stato omaggiato e rivisitato dai Fantomas di Mike Patton, ex frontman dei Faith no More, nel loro album intitolato “The director’s cut”. Nei ruoli principali troviamo Glenn Ford, perfetto nei panni dell’agente impegnato nella caccia all’uomo e la splendida Lee Remick nelle vesti di Kelly Sherwood, l’impiegata costantemente minacciata dal maniaco interpretato da un efficace e a tratti animalesco Ross Martin. Ford, da attore di razza, imprime profondità umana al suo personaggio, agente che non ha mai ucciso un uomo, come dice lui stesso a un bambino desideroso di ammirare la sua pistola, e che sui titoli di coda ritroviamo invece col peso sulla coscienza di due vite umane mentre la macchina da presa inquadra dall’alto un campo da baseball via via sempre più piccolo.
Edwards realizza con grande classe ed incredibile maestria un thriller solido e teso che all’epoca non ebbe un grandissimo successo di pubblico oltre ad essere snobbato da buona parte della critica. Un film che merita d’essere recuperato anche se i rarissimi passaggi televisivi non facilitano la cosa, esattamente come non aiuta il fatto che qui da noi sia tuttora inedito in home video.
Visto l’esito finale è davvero un peccato che il cineasta statunitense non si sia cimentato in altre occasioni nel thriller, forse a causa dell’insuccesso del film o per la sua naturale propensione verso la commedia.
Boris Schumacher
Scritto da Boris Schumacher il ott 14 2012. Registrato sotto TAXI DRIVERS CONSIGLIA. Puoi seguire la discussione attraverso RSS 2.0. Puoi lasciare un commento o seguire la discussione